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Cinema, dopo Gomorra ecco La paranza dei bambini

Imagoeconomica

Giudizio dell’autore: 

Nulla succede per caso, tutto avviene in sequenze di fatti e circostanze che si svolgono nel tempo e nello spazio. Quando si dibatte sui grandi fenomeni sociali e, in particolare, delle derive criminali più o meno organizzate e strutturate come la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta come pure i grandi cartelli dello spaccio internazionale di droga, si corre il rischio, talvolta, di pensare che la genesi, la loro nascita, sia casuale salvo poi dover constatare che invece hanno un fortissimo e radicatissimo retroterra di società, di cultura, di linguaggi e comportamenti antichi.

Il film che proponiamo questa settimana si riferisce esattamente a tutto questo: come si forma a Napoli il comportamento malavitoso, come crescono le nuove leve delle consorterie criminali. Si tratta di La paranza dei bambini, con la regia di Claudio Giovannesi e un eccellente cast di giovani attori, che ieri ha vinto al Festival Internazionale del Film a Berlino il premio per la miglior sceneggiatura. 

Il racconto è liberamente ispirato dal terzo romanzo di Roberto Saviano e ricostruisce la nascita e l’affermazione di un gruppo di giovani adolescenti che vive nel rione Sanità di Napoli, lo stesso che ha dato i natali a Totò. La scena iniziale è realmente accaduta: il grande albero di Natale che solitamente viene posto nella Galleria Umberto viene abbattuto e trascinato via da una banda di ragazzi (ci sono in rete le immagini riprese da telecamere di sicurezza). Apparentemente sembra più un gioco scapestrato, non tanto innocente, ma nemmeno tanto criminale. Però, appunto, tutto ha un suo momento di inizio, una data di nascita. Da quel momento il gruppo si struttura con tutto un suo codice di atteggiamenti, di soprannomi, di ruoli e figure per molti aspetti già visti nel mondo dei “grandi”. Si avverte, infatti, tutta la Gomorra della letteratura e delle immagini che tanto successo ha avuto in Italia e nel mondo con milioni di copie vendute di libri e DVD. Si rivedono esattamente tutte quelle parti sceniche e narrative che hanno messo un timbro granitico sul racconto, sul senso comune, che si assegna a quella criminalità raccontata e descritta così dettagliatamente. 

Rileggendo il testo, riavvolgendo le immagini dei racconti precedenti, si avverte esattamente la carenza di un tassello fondamentale: come nasce, come cresce, come si diventa assassini, spacciatori, estorsori, delinquenti occasionali o in servizio permanente effettivo al soldo del boss locale? Al termine della proiezione si avvertono gli spettatori che le vicende descritte sono di pura invenzione, ma sembra più una nota legale che una necessità di chiarimento. La cronaca da tempo ci ha abituato, purtroppo, a leggere o vedere fatti di sangue senza soluzione di continuità, guerre tra bande armate fino ai denti senza esclusione di colpi con il solo obiettivo di controllare il territorio e garantire lo svolgimento di traffici illeciti. 

Il film riesce benissimo nel descrivere proprio i dettagli, quelle espressioni del viso e il senso delle parole che rendono perfettamente l’idea di come, in che modo un ragazzo possa essere attratto più dal maneggiare una pistola che essere sfiorato dall’idea di seguire un corso scolastico e cercare un lavoro (due mondi completamente assenti in tutto il film). Il regista si è fatto le ossa con alcuni episodi di Gomorra e padroneggia in modo eccellente la cinepresa spesso a spalla e l’audio in presa diretta: primi piani e dettagli che descrivono bene il clima, gli ambienti e il contesto sociale dove nasce e si sviluppa la propensione a delinquere. In questo caso, il limite sottilissimo che divide il romanzo dalla realtà spesso viene superato a tal punto da risultare difficile comprendere quando sia da una parte o dall’altra. 

La paranza dei bambini, che ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival Internazionale del Film di Berlino, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI.

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