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Cinema: A Beautiful Day, Joaquin Phoenix sicario (a fin di bene)

FIRSTonline

Giudizio dell’autore: 

Ecco A Beautiful Day, tinte forti per scopi nobiliIl tema della vendetta, della giustizia privata, del risarcimento diretto, personale ed immediato ad una grave offesa o violenza, è ricorrente nel cinema. Tanto per rinfrescare la memoria possiamo partire da lontano con tutta la saga dei western, passando per Kill Bill di Quentin tarantino, e di mezzo ci mettiamo Star Wars di George Lucas, per poi arrivare alla trilogia del coreano Park Chan Wook con Oldboy e sequel. Si tratta di un argomento che da millenni la storia dell’uomo riporta come centrale nelle vicende umane, siano esse private o pubbliche, e nella letteratura sono raccontate storie esemplari, da Omero a Shakespeare, da Dante ad Alexandre Dumas.

È uscito nei giorni scorsi nelle sale A Beautiful Day della regista scozzese Lynne Ramsay, già premiato a Cannes lo scorso anno per la migliore sceneggiatura e per l’interpretazione maschile. La storia è dura e violenta ed è rappresentata come raramente capita di vedere sul grande schermo. Il racconto e le immagini sono per spettatori dallo stomaco forte, abituati a scariche di adrenalina distillata.

Il protagonista, un maiuscolo Joaquin Phoenix, ex veterano di guerra con alle spalle ogni genere di nefandezze umane, di professione fa il sicario a fin di bene (il che è tutto dire). Gli viene assegnato l’incarico di trovare e liberare una bambina preda di una banda di pedofili composta da potenti politici. Proprio in questo giro perverso e malvagio si ritrova invischiato in un vortice di pura atrocità dove lui stesso sarà vittima e carnefice. Il film finisce come è giusto che sia in un limbo di giudizio morale tutto da verificare. I cattivi periranno nell’inferno e i buoni vivranno in pace ma, forse, il senso della giustizia viene – almeno momentaneamente – accantonato.

Il film scorre in maniera pressoché perfetta. La regia è solida, attenta alla scansione dei tempi, alle immagini curate ma non leziose. Sequenze e primi piani dei personaggi e delle situazioni sono montati con i tempi giusti e non sono rare le piccole ma preziose invenzioni di ripresa. Tutta la pellicola gioca sulla presenza scenica del protagonista che, non a caso, ha meritato il giusto riconoscimento con un premio prestigioso. Le scene di violenza sono di forte impatto emotivo e non appaiono più forti di tanti altri film del genere. Tornano alla memoria Taxi Driver di Martin Scorsese, come pure David Cronenbergh con A History of Violence del 2005. Non è lecito il paragone: questo A Beautiful day merita attenzione per l’originalità e la modernità della regia (da notare che il film è prodotto da Amazon Studios e da quelle parti hanno bene in mente i nuovi linguaggi narrativi necessari a confezionare un prodotto universale) e lascia ben sperare per il futuro.

Note a margine: risparmiate i soldi del biglietto per Arrivano i prof di Ivan Silvestrini. Un raro esempio di come non si fa cinema, di come si danneggia quel poco di buono delle produzioni nazionali. Tutto sgrammaticato, dai dialoghi ai personaggi, dalle luci alle riprese. Mentre resiste al botteghino Escobar – il fascino del male, un film mediocre ma che rende l’idea di quanto, ancora, le tre S del cinema e della televisione rendono bene: sesso, sangue e soldi.

Mettete in calendario due proposte. La prima è il ritorno nelle sale, per soli due giorni dal 12 al 14 maggio, del film documentario Maria by Callas. Per chi ama il bel canto è un appuntamento imperdibile. La seconda data che vi proponiamo è con la visione della versione rimasterizzata e restaurata di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci del 1972, presentato al recente Bifest – Bari International Film Festival – con scene e dialoghi originali. Le proiezioni sono previste per i giorni 7,8,9 e 23,24 maggio ma è necessario verificare nelle proprie città dove ci potrebbero essere variazioni.

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Categories: Cultura