Gli occhi del mondo su Roma. Una Capitale blindata accoglie il presidente cinese Xi Jinping e la first lady Peng Liuyan, arrivati giovedì sera in Italia, prima tappa del loro tour europeo.
La visita italiana viene guardata con preoccupazione da tutti, da Bruxelles a Washington. Non certo per il tour dei musei previsto per la first lady, quanto per l’ormai celebre memorandum of understanding con il quale l’Italia entrerà ufficialmente nella Via della Seta. La firma sarà sabato mattina, prima della partenza di Xi Jimping per Palermo, dove si vocifera che il leader di Pechino voglia dare un’occhiata al porto del capoluogo siciliano per vedere di persona carenze e prospettive.
“È un accordo prettamente economico, non politico” ripetono incessantemente da Palazzo Chigi allo scopo di tranquillizzare gli animi, interni ed esterni. Già perché tra coloro che storcono il naso in vista della firma ci sono anche alcuni esponenti della Lega, preoccupati che l’intesa possa mettere a repentaglio alcune questioni di “interesse nazionale”.
“Le relazioni economiche e commerciali hanno un ruolo fondamentale nel quadro delle relazioni bilaterali tra Italia e Cina”, afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una intervista a cinque media cinesi.
“Il consistente, e crescente, interscambio, le relazioni tra le nostre imprese, gli investimenti reciproci sono conferma della fiducia sulla quale poggiano i nostri rapporti. L’Italia vede, da tempo, nella Cina non solo un proprio partner economico di primissimo piano, ma anche un motore dell’economia e del commercio mondiale”. E si augura che e con la visita del presidente Xi Jinping “possano scaturire intese, idee, progetti, nei quali il partenariato italo-cinese possa ulteriormente svilupparsi, anche a più generale beneficio della collaborazione tra Europa ed Asia”, conclude il capo dello Stato che venerdì incontrerà Xi Jimping di persona, a due anni dalla sua visita a Pechino.
VIA DELLA SETA: CHE COS’È
La cosiddetta Via della Seta si chiama in realtà Belt and Road (che tradotto letteralmente significa cintura e strada) ed è un piano di investimenti infrastrutturali a tutto campo riguardanti, porti, ferrovie, energia, strade, telecomunicazioni ecc. lanciato dalla Cina quasi 6 anni fa. Dal 2013 sono 67 i Pesi che hanno aderito al progetto attraverso la formula del Memorandum d’intesa, un documento che indica che le due parti hanno una linea d’azione comune, ma che non ha il potere di obbligare al rispetto di un vincolo contrattuale, come un vero e proprio accordo.
La via della Seta si estende su due “linee” da Est a Ovest. La prima è terrestre e attraversa l’Asia centrale. La seconda è marittima e passa per l’Oceano Indiano, fino all’Africa, puntando verso il Nord.
Facile capire come l’Italia rappresenti dunque una prosecuzione ideale per questa “linea immaginaria”, attraverso investimenti che in base alle indiscrezioni potrebbero coinvolgere i porti le le infrasttrutture chiave per il nostro Paese.
COSA PREVEDE IL MEMORANDUM
Un documento che prevede accordi commerciali che coinvolgeranno settori come infrastrutture, telecomunicazioni, finanza, macchinari, business, cooperazione inter-governativa in Affari esteri, del Commercio, della cultura e della tutela del patrimonio culturale.
Nei tre giorni in cui il presidente sarà a roma si svolgeranno anche tre forum cooperazione tra le comunità d’affari, culturali e commerciali dei due Paesi: il sesto Comitato Italia-Cina dei business leaders, il forum sulla cooperazione in mercati terzi, e il secondo incontro del Forum Culturale.
Saranno tante le aziende italiane – una cinquantina secondo le indiscrezioni circolate – direttamente o indirettamente coinvolte per le quali saranno previste delle intese ad hoc. Tra queste spiccano colossi come Enel, Terna, Cdp, Sace, Fincantieri, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Eni, Italgas, Fs, Snam.
Delicato il tema delle telecomunicazioni e del 5G. Non a caso, lo scorso 15 marzo, il Premier, giuseppe Conte ha provato a rassicurare: “Rafforzeremo la golden power per tutelare gli interessi nazionali. Quella del 5G è una partita che stiamo seguendo e stiamo valutando tutte le contromisure. Vale per i cinesi e per tutti gli operatori che gestiscono il traffico dei dati. Sono questioni molto sensibili per gli interessi nazionali e imporremo tutte le cautele per tutti gli operatori. Sono asset strategici”.
Non a caso, secondo le indiscrezioni, il 5G dovrebbe essere escluso dal Memorandum, proprio allo scopo di non creare malumori in Italia e soprattutto all’estero.
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I PANDA BOND
Importante anche la questione “panda bond”, una definizione che farà sorridere i più, ma che in realtà è tutt’altro che comica. II nostro Peese potrebbe emettere obbligazioni sul mercato cinese allo scopo di trovare risorse da veicolare verso le aziende italiane che operano a Pechino. L’operazione coinvolgerà anche Cassa Depositi e Prestiti. Se così sarà l’Italia sarà il primo membro del G7 a emettere titoli di questo tipo, denominati in Renmimbi.