Ancora paura per le Borse asiatiche: dopo i timori di stamattina, rilevati anche dal Financial Times, su una crisi di liquidità del sistema bancario cinese, lo spettro del credit crunch, pesante ma allo stesso tempo normale conseguenza del rallentamento della seconda economia mondiale, protrarrà il suo effetto anche nei prossimi giorni, a partire da domani.
Oggi infatti la borsa di Shanghai è letteralmente crollata (oltre il -5%), provocando il peggiore capitombolo in quattro anni e generando tensioni che si sono riverberate prima sulle piazze finanziarie della regione e poi sui principali indici occidentali. Al termine di una seduta ad alta tensione, l’indice composito di Shanghai ha infatto ceduto per la precisione il 5,3% a quota 1.963 punti e ha chiuso sotto la soglia psicologica dei 2000 punti per la prima volta dallo scorso dicembre.
In termini percentuali invece la flessione è stata lapeggiore da quella del 6,7% registrata nell’agosto del 2009. A scatenare la corsa alle prese di beneficio è stata dunque l’improvvisa stretta registrata sul mercato del debito interbancario a breve, che giovedì ha visto i tassi balzare a livello record con il repo a 7 giorni salito in sole 24 ore di 3,8 punti percentuali a oltre il 12%.
Da giovedì scorso i tassi di prestito bancario a Pechino e dintorni sono scesi sensibilmente ma rimangono sopra il 6%, un livello che mette in seria difficoltà soprattutto gli istituti bancari medi e piccoli che dipendono in larga parte dal debito interbancario e non a caso oggi molte banche quotate hanno registrato pesanti ribassi.
Secondo gli esperti, il balzo dei tassi a breve è frutto di una precisa strategia varata dal governo di Pechino per mettere un freno al mercato del credito – soprattutto di quello al settore immobiliare – ma i cui rischi potrebbero essere stati sottovalutati. La banca centrale ha prontamente fatto sapere oggi, tramite l’agenzia ufficiale Xinhua, di voler continuare ad attuare una prudente politica monetaria intervenendo quando sarà necessario e ha promesso di aumentare la liquidità e mantenere una stabile e moderata crescita dell’offerta di credito.
Secondo l’agenzia cinese, la Banca centrale mira a mantenere la stabilità e la continuità delle politiche macro-economiche, ottimizzando l’allocazione delle risorse finanziarie per sostenere la ristrutturazione economica e la protezione contro i rischi finanziari. Le principali banche straniere restano tuttavia caute circa le prospettive di medio termine della Cina: proprio oggi anche Goldman Sachs si è aggiunta alla lista degli istituti che hanno tagliato di recente le loro stime sul pil cinese alla luce del peggioramento del quadro finanziario interno al paese. La banca americana vede ora una crescita del 7,4% nel 2013 (da 7,7%) e del 7,8% nel 2014, in ribasso di 0,6 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Di che far tremare le Borse di tutto il mondo.