Il peso economico della Cina nell’economia mondiale è aumentato significativamente negli ultimi 15 anni, tanto che nel 2015 la quota di PIL cinese nel mondo (valutato come parità di potere d’acquisto) ha raggiunto il 17,1% ed è attualmente il più grande del globo. Tale quota è destinata ad aumentare ulteriormente in futuro, considerando il tasso di crescita del PIL della Cina. Tuttavia, come indicato da Intesa Sanpaolo, a livello internazionale questa sorprendente performance economica non sembra essere stata accompagnata da una corrispondente espansione del ruolo geopolitico del Paese. Nonostante il renminbi sia stato incluso dal FMI nel paniere di valute DSP, la Cina è in realtà stata tenuta fuori sia dai negoziati del Trans-Pacific Partnership (TPP) che dal Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP) e non ha ancora ottenuto lo status di economia di mercato da parte dell’UE. Contemporaneamente, a livello nazionale sono emersi squilibri crescenti, generati dall’eccesso di capacità in alcuni settori, in particolare nell’industria pesante e imprese statali (che hanno visto massicci investimenti in infrastrutture interne), a livelli senza precedenti della domanda di commodities energetiche, così come l’inquinamento ambientale.
Da questo punto di vista, l’Iniziativa OBOR può effettivamente essere considerata come un progetto a lungo termine in grado di ripianare sia il deficit geopolitico che gli squilibri economici interni. Il piano d’azione, rilasciato dalle autorità cinesi in Marzo 2015, è stato annunciato in un contesto multipolare, dove la Russia sta cercando di ridefinire la propria sfera di influenza in Europa e in Asia, gli Stati del Golfo e l’Iran sono in competizione per estendere la loro influenza la Regione MENA e l’Unione Europea sta lottando contro forze di rottura interne. La Nuova Via della Seta rappresenta allora un’iniziativa strategica della Cina per il miglioramento dei collegamenti e della cooperazione tra mercati nell’Eurasia. Comprende le direttrici terrestri della “zona economica della via della seta” e la “via della seta marittima del XXI secolo”, conosciuta anche come “iniziativa della zona e della via” o “una zona, una via” col corrispondente acronimo inglese OBOR (one belt, one road). Partendo dallo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e logistica, la strategia mira a favorire i flussi di investimenti internazionali e gli sbocchi commerciali per le produzioni cinesi. Contestualmente è stata lanciata la proposta di costituire la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB), dotata di un capitale di 100 miliardi di dollari, di cui la Cina stessa sarebbe il principale socio, con un impegno pari a 29,7 mld e con altri Paesi asiatici (tra cui India e Russia) e dell’Oceania per altri 45 mld. L’Italia si è impegnata a sottoscrivere una quota di 2,5 mld.
In quest’ottica, l’iniziativa OBOR può anche contribuire ad affrontare gli sforzi intrapresi nel corso dei due ultimi piani quinquennali per riequilibrare il modello di crescita cinese incanalando sovraccapacità nazionali nei settori di acciaio e cemento in investimenti stranieri e sostenendo il settore manifatturiero, mentre ridurre la sua dipendenza dalle tecnologie straniere. L’architettura del piano d’azione è in questo contesto progettato per garantire alla Cina le migliori condizioni per l’esportazione di materie prime e l’estensione globale delle grandi imprese.
All’interno di Cina, il piano d’azione prevede diverse province:
- nel nord-ovest e Regioni nord-orientali: Xingjiang, Shanxi, Gansu, Ningxia Hui e Qinghai, Mongolia interna, Heilongjiang, Jilin e Liaoning;
- nella regione sud-occidentale: Guanxi, Beibu Gulf Economic Zone, Pearl River – zona economica di Xinjiang, Yunnan e Tibet;
- nelle regioni costiere: Hong Kong, Macao e Taiwan;
- nelle regioni dell’entroterra: il territorio adiacente al fiume Yangtze, nei dintorni di Chengdu e Chongqing, nella provincia di Henan centrale, Hohhot, Baotou, Erdos e Yulin e nei dintorni di Harbin e Changchun.
Nelle relazioni con l’Asia ed Europa, il piano d’azione dell’iniziativa identifica sei principali corrioi economici lungo rotte marittime e terrestri:
- corridoio euroasiatico;
- Russia – Cina – Mongolia;
- Cina – Asia Centrale – Asia Occidentale;
- Cina – Indocina;
- Cina – Pakistan;
- Bangladesh – Cina – India – Myanmar.
In questo scenario, la quantità totale di investimento potenzialmente destinato alla regione dei Balcani occidentali, principalmente nell’offerta di energia e infrastrutture di trasporto, attualmente può essere stimato a circa 11 miliardi di dollari. Questo valore da solo potrebbe far aumentare la quantità di IDE totale nei Balcani occidentali da 52 mld registrato alla fine del 2014 a 63 mld, con un impatto stimato sul totale della crescita di produttività e PIL di quasi l’1%.
Due fattori, tuttavia, possono rendere la finalizzazione dell’agenda OBOR di medio termine meno lineare rispetto alle previsioni, vale a dire l’effettivo livello di coinvolgimento delle imprese locali nella realizzazione dei progetti di investimento e gli strumenti di finanziamenti specificamente considerati. Il modello operativo di tutti i progetti cinesi realizzati finora è abbastanza simile: i progetti sono generalmente forniti da imprese statali cinesi come contraente principale e finanziato da prestiti a condizioni favorevoli dalle banche cinesi. Gli accordi, tuttavia, hanno previsto anche la possibilità per le imprese locali a essere subappaltati fino al 50% del valore di un progetto, un’opportunità che ne farebbe aumentare la possibilità di successo. Nel caso della costruzione del ponte sul Danubio, il valore delle opere di costruzione è stato diviso a circa 50:50 tra la controparte cinese, responsabile della costruzione del ponte, e le imprese locali, che hanno realizzato la costruzione delle strade di accesso e la pavimentazione. Ecco allora che l’ammontare di progetti di investimento coinvolti nell’iniziativa OBOR nei Balcani rappresenta una straordinaria opportunità per le imprese attive in loco, soprattutto per le PMI che rappresentano oltre il 99% del totale nella regione e conto circa il 60% dell’occupazione totale.