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Cina, la nuova capitale mondiale del mercato dell’arte

L’arte guarda a Oriente. I grandi affari non si realizzeranno più nelle storiche piazze di New York e Londra, bensì a Pechino e Hong Kong. Nel complesso è stato un 2011 caravaggesco per il mercato dell’arte, dove la crisi ha colpito gli Stati Uniti e il Regno Uniti con una notevole diminuzione della liquidità. Sono i risultati dell’undicesimo Art Market Report, elaborato dall’area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena, che analizza le performance delle maggiori aste degli ultimi sei anni.

Secondo Mps, sono tre le determinanti fondamentali dell’exploit asiatico: la forte domanda di collezionisti cinesi che sostengono il mercato locale; quattro artisti cinesi compresi nei primi dieci top lot del 2011 per il segmento contemporaneo; infine l’incremento della quota di fatturato battuto in Oriente, cresciuto dal 2,6% del 2006 all’11,8% del 2011. E’ dell’artista Qi Baishi il dipinto più caro venduto lo scorso anno, “Eagle standing on the pine tree“, aggiudicato da China Guardian Auctions Co. per 65,532 miliardi di dollari. La crescita del mercato dell’arte asiatico è stata anche favorita dalle condizioni di esenzione fiscale sull’import e sull’export delle opere, dallo stato di porto franco e da un maggior livello di liberalizzazione presente in molte delle maggiori piazze commerciali dell’Oriente.

Lo sanno bene gli Stati Uniti che hanno visto ridurre la loro percentuale sul fatturato totale nel settore della pittura: 45,1% nel 2011 contro il 55,2% dell’anno precedente. Al secondo posto si piazza il Regno Unito, che rappresenta il 34,4% del totale. Mentre la piazza di Hong kong ha più che raddoppiato il suo peso sul fatturato mondiale nel 2011, superando il 15% del totale. L’Mps Global Painting Art Index, che misura l’andamento complessivo delle opere di pittura, ha registrato nel 2011 una flessione complessiva del -28,5% sull’anno precedente.

L’Mps Art Post War Index, che rappresenta le opere d’arte post-moderne e contemporanee, è il comparto maggiormente colpito negli ultimi 6 anni: nel primo semestre 2009 l’indice era già sceso sotto i livelli del 2006 e nel 2011 ha registrato una contrazione del 35,5% sull’anno precedente. Costante invece la crescita della Cina. In Oriente la quota del fatturato battuto sul segmento del contemporaneo è aumentata dal 2,6% del 2006 all’11,8% del 2011.

Tra le arti minori, la migliore performance è da attribuire ai vini pregiati, l’Indice Mps Wine ha registrato un aumento del 180,6% tra il 2006 e il 2011. Il segmento più importante rimane però quello rappresentato da gioielli e orologi, le cui aste spiccano per gli elevati fatturati medi e che complessivamente pesa per il 15,9% sul fatturato totale. L’Mps Jewels Index supera per la prima volta il picco pre-crisi del 2007 con un +31,4% rispetto al 2010 attestandosi ai livelli più alti di sempre.

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