Il progresso non si ferma davanti a nulla. Nemmeno una montagna. La corsa della Repubblica popolare allo sviluppo infinito sembra dover passare per la ricerca spasmodica di sempre più spazio per nuovi stabilimenti e attività. Le città cinesi sono pronte a tutto, anche ad abbattere le colline. Ma i costi sono alti, i sindaci si indebitano e un rallentamento della crescita potrebbe far crollare i sogni di gloria e mettere in crisi il Dragone. Al fenomeno dedica un ampio articolo il quotidiano americano Wall Street Journal.
Siamo a Shiyan, popolosa città della Cina centrale. Oltre 3 milioni di abitanti e grande potenziali di sviluppo per l’economia locale. Ma l’industria ha bisogno di spazio. E lo spazio comincia a scarseggiare, in un’area circondata da imponenti colline.
Le autorità locali hanno deciso che l’ostacolo non andava aggirato, ma semmai eliminato. E così hanno deciso di abbattere le colline. Così è partita una campagna per livellare centinaia di alti e bassi piani. L’obiettivo è aumentare l’area cittadina del 70% per dare vita a numerosi progetti industriali.
L’esempio di Shiyan mostra fino a che punto le città cinesi si affidino sempre di più alla terra per sostenere la crescita. Questa strategia dovrebbe aumentare le speranze per maggiori investimenti e posti di lavoro, attraverso i nuovi stabilimenti che sorgeranno nei terreni che verranno liberati.
Questo sistema, però, crea più debito ed espone le municipalità a diversi problemi qualora non continuasse il boom delle esportazioni. Per non parlare dei costi ambientali e sociali della pratica.
“I sindaci cinesi usano la terra come se fosse la loro banca – commenta al Wall Street Journal Karen Seto, professore di ambiente urbano all’Università di Yale – Guardano le montagne e pensano a come trasformarle in palazzi”.
Nella corsa alle costruzioni, come ad esempio i lotti industriali, i governi locali devono indebitarsi, a volte in maniera pesante. Per ripagare i prestiti, puntano tutto sui leasing decennali dei terreni per gli edifici commerciali e residenziali.
Il modello fino ad ora ha funzionato. La domanda per i lotti industriali e quelli residenziali è ancora forte. Ma la crescita economica cinese sta rallentando e le città potrebbero cominciare ad avere qualche problema e diventare vulnerabili.
“Se il mercato dei terreni si raffredda, i prezzi e il volume delle vendite crolleranno. In questo modo, non solo il finanziamento di alcuni progetti sarà messo a rischio, ma ci sarà anche il rischio di innescare una crisi finanziaria”, ha puntualizzato Ba Shusong, ricercatore al Centro per la ricerca sullo sviluppo, un think tank statale della Repubblica popolare, in un’analisi pubblicata sui quotidiani locali.
E’ difficile dire quanto i governi locali cinesi si siano indebitati, mancano i dati aggiornati. Il National Audit Office, nel 2010, aveva calcolato la cifra impressionante di 1760 miliardi di dollari. Da allora, il debito è salito tra i 2460 e i 4920 miliardi. Detto in altri termini, tra il 30 e il 60% del Pil cinese. Le stime sono quelle del governo di Pechino, citate da Wall Street Journal. Negli Stati Uniti, il debito statale e locale è circa il 18% del Pil.