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Cina: il nuovo Catalogo per gli investimenti esteri

Gli investimenti diretti esteri sono considerati di grande rilievo in Cina: nonostante l’impatto della crisi e le sue conseguenze a livello globale, durante il 2009 e il 2010 la potenza asiatica ha preservato il secondo posto come meta preferenziale per gli investimenti esteri, aggiudicandosi, alla fine del 2011, un valore annuo di IDE attorno ai 110-120 miliardi di dollari. Il Catalogo per gli investimenti esteri in Cina (Foreign Investment Industrial Guidance Catalogue) rappresenta pertanto un documento di importanza fondamentale come linea guida per le imprese internazionali che decidono di investire nel paese, interessando tanto gli investimenti greenfield, quanto quelli indiretti sotto forma di F&A.

Pubblicato per la prima volta nel 1995, la normativa ha subito una serie di modifiche (nel 1997, 2002, 2004, 2007), l’ultima delle quali si è conclusa con la pubblicazione del nuovo Catalogo 2012 (disponibile tuttavia ancora solo in lingua originale) il 29 dicembre 2011, le cui disposizioni sono entrate in vigore a fine gennaio. Il Catalogo suddivide al suo interno gli investimenti esteri in tre categorie: “favoriti”, “limitati” e “proibiti”; a questi si aggiunge poi una quarta categoria di investimenti, i “consentiti”, che comprende tutti i settori cui non viene fatto riferimento esplicito all’interno delle tre categorie sopracitate, non soggetti ad incentivi, ma neppure a restrizioni. In particolare, gli investimenti “favoriti” sono caratterizzati da possibilità di sgravi, o addirittura esenzioni, da tasse locali, imposte sul reddito, dazi e IVA all’importazione; gli investimenti che invece rientrano nella categoria “limitati” sono spesso subordinati a restrizioni sulla proprietà estera: obbligo di associazione con partner locali (generalmente in forma di joint venture) e tetti massimi sulle percentuali di partecipazione estera che è possibile detenere.

Allo scopo di promuovere lo sviluppo interno, una maggiore apertura dell’economia e la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti esteri, il nuovo Catalogo riduce le voci delle ultime due categorie, ampliando al contempo i campi d’investimento appartenenti alla categoria “favoriti”. La nuova versione apporta alcune modifiche sostanziali alla precedente del 2007, che riflettono gli obiettivi economici che il governo cinese ha esposto nel 12º piano quinquennale per la crescita (12th Five Year Plan, 2011-2015) e che il Consiglio di Stato ha espresso nelle Opinioni sull’utilizzo del capitale straniero (Several Opinions on Further Utilizing Foreign Capital). L’attenzione viene focalizzata sull’ottimizzazione e sull’innovazione della struttura industriale cinese, facendo leva specialmente sullo sviluppo di industrie emergenti strategiche, ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto, e su un maggior impiego di energie alternative.

Tra i settori chiave aggiunti alla categoria “favoriti”, vi sono innanzitutto quelli inerenti lo sviluppo di tecnologie energetiche efficienti, industrie green e impegnate nel controllo dell’inquinamento. Grande attenzione viene rivolta inoltre alle industrie che fanno uso di tecnologie avanzate per produzioni di alta qualità, specialmente di materiale tessile, prodotti chimici, macchinari e attrezzature, riflettendo la volontà del governo cinese di promuovere lo sviluppo e la trasformazione dell’industria manifatturiera tradizionale. Incentivi vengono diretti anche al capitale umano: rientrano infatti nella lista degli investimenti “favoriti” le istituzioni che si occupano di istruzione e formazione professionale. Anche gli investimenti in moderne industrie di servizi viene incentivato, specialmente se indirizzati a migliorare il welfare del paese. Sono stati elevati infine dalla categoria “limitati” a quella “favoriti”, i settori di investimento inerenti imprese di capitali di ventura ed enti di servizio sulla proprietà intellettuale, come società di consulenza e agenti su marchi e brevetti.

Per quanto concerne i cambiamenti negli ambiti d’investimento che il nuovo Catalogo non contempla, e che pertanto rientrano nella categoria implicita di investimenti “consentiti”, le novità non mancano: sono stati infatti rimossi dalla voce “limitati” molti ambiti d’investimento, primo tra tutti quello pertinente istituzioni sanitarie e la produzione di alcuni dispositivi medici (come iniettori monouso, strumenti di trasfusione del sangue, sacche per il sangue, etc.). In ambito finanziario e commerciale, per quanto gli investimenti in istituzioni finanziarie e settore bancario, incluse società assicurative, rimangano contemplati all’interno della categoria di investimenti soggetti a restrizioni, sono stati autorizzati senza limitazioni gli investimenti in società di leasing finanziario, società commerciali impegnate in franchising, business management e servizi di consulenza. Anche nell’ambito delle comunicazioni e dell’informazione si è osservata una certa distensione delle normative sugli investimenti stranieri: alle società estere che si occupano di distribuzione di prodotti audio e video non è più imposto il controllo da controparti cinesi (anche se restano soggette alla forma societaria di joint-venture); nell’ambito della fornitura di alcuni servizi di base nel settore delle telecomunicazioni è stato innalzato, da 35% a 49%, il tetto massimo concesso alla partecipazione estera; è stata inoltre permessa l’importazione e la distribuzione di libri, giornali e riviste e l’importazione e produzione di prodotti audio/video e di pubblicazioni elettroniche (sebbene la pubblicazione di per sé resti ancora proibita). Infine, tra gli altri ambiti d’investimento che sono stati rimossi dalla categoria “limitati”, vi è la produzione di bibite gassate (per quanto la produzione di vino e liquori rimanga invece subordinata a restrizioni).

Per quanto la maggior parte delle modifiche alla versione precedente del Catalogo abbiano un’impronta positiva, in termini di opportunità d’investimento e distensione delle normative attinenti ad ambiti precedentemente vincolati a restrizioni, alcune modifiche hanno portato tuttavia all’aggiunta di alcune voci anche all’interno delle liste di investimenti “limitati” e “proibiti”. Tra le aggiunte di maggior nota alla prima di queste categorie, sono da citare: l’esplorazione e l’estrazione di alcuni preziosi non-metalli e fosfati; la lavorazione e trasformazione del petrolio e il trattamento del combustibile nucleare; la produzione di materie prime chimiche; e infine la creazione e gestione di mercati all’ingrosso di larga scala per i prodotti agricoli. I nuovi ambiti di investimento che rientrano nella lista dei “proibiti” riguardano invece le industrie di servizi postali interni; la costruzione di ville (coerentemente con gli sforzi del governo cinese di raffreddare il mercato immobiliare e contrastare compravendite illegali di terreni agricoli per usi commerciali e residenziali); e la ricerca e sviluppo di alcuni alimenti geneticamente modificati.

In sostanza la versione del Catalogo del 2012 apre il mercato cinese a nuove opportunità di investimento per le imprese straniere, riflettendo uno spostamento dell’attenzione delle politiche del governo dalle industrie tradizionali ad ambiti che privilegiano l’utilizzo di tecnologie avanzate, il risparmio energetico e il ricorso ad energie alternative, nonché la promozione di una moderna struttura industriale nell’ambito dei servizi: l’imperativo per la Cina è quindi non più quantità, ma qualità.

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