Chiude ad Hong Kong con un ultimo ruggito l’anno della Tigre. Brindano con entusiasmo all’anno nuovo i titoli di Tencent e di NetEase, i due colossi dei videogiochi. E i mercati scommettono sulla ripresa economica in Cina. Da Pechino, infatti, è arrivata proprio ieri la notizia che quest’anno le autorità daranno il via libera alla distribuzione di nuovi videogame: almeno 800-900 nuovi titoli, contro i 512 autorizzati l’anno passato, comunque in ripresa dall’anno nero: tra l’agosto del 2021 ed il marzo scorso nessun nuovo gioco elettronico aveva ricevuto il permesso. Così come voluto dal presidente Xi: basta distrazioni “pericolose”, così come basta con le scuole private, soprattutto quelle destinate a selezionare i quadri in partenza per le università americane. La repubblica del Drago sceglieva così la strada della coesione sociale e della stabilità in alternativa ai modelli di sviluppo occidentali.
La Cina volta pagina nell’anno del Coniglio
Ora la Cina volta pagina. La stretta contro i videogiochi, popolarissimi, così come l’accanimento contro l’economia digitale (vedi lo stop alla quotazione di Ant Group, già controllata da Jack Ma) ha avuto un costo salato, almeno 700 miliardi di dollari bruciati sui mercati finanziari assieme allo stop dei progetti più aggressivi, come Didi, il car sharing punito per aver osato puntare su Wall Street senza il permesso delle autorità. Ma forse ora si cambierà tutto di nuovo. Almeno così sperano i mercati che attendono una ripresa economica del colosso cinese: dopo due anni di apnea, condizionati dalla disastrosa gestione della lotta alla pandemia, la seconda economia del pianeta punta a ripartire alla grande. E così ben venga il segnale della riapertura dell’industria dei videogiochi, un piccolo/grande segnale di apertura verso la generazione dei ragazzi tra i 15 ed i 24 anni che si trovano a fronteggiare, per la prima volta, il problema dell’occupazione.
Inizia lunedì sotto questi lieti auspici l’anno del coniglio. Sette giorni dopo riapriranno i battenti i mercati azionari, sotto la lente degli operatori che sperano che il Coniglio, animale che simboleggia longevità, pace e prosperità nella cultura cinese, dia la spinta decisiva alla ripresa delle economie afflitte dalla de-globalizzazione.
L’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzen: dalla frenata al rimbalzo
La Tigre non ha portato bene alle borse, visto che l‘indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen ha perso nel 2022 oltre un quinto della capitalizzazione complessiva. Il 2023 è iniziato bene anche perché sul tema della pandemia la Cina è passata dalla tolleranza zero alla convivenza con il virus. Il Celeste Impero ha necessità di tornare a crescere dopo la brusca frenata dell’ultimo anno: ci vorrà tempo per rimettere in moto la macchina che nel 2022, ha registrato l’aumento più basso dal 1976, l’anno della morte di Mao e della fine della Rivoluzione Culturale. E gli ostacoli non mancano: il debito pubblico oltre i livelli di guardia, la disoccupazione giovanile, il livello basso dei consumi. Su tutto l’incubo del Covid -19, nella speranza che l’esodo di massa per il Capodanno non si traduca in un disastro collettivo.
Cina: la ripresa economica arriverà nel secondo trimestre 2023
Date queste premesse, “la ripresa prenderà consistenza solo a partire dal secondo trimestre” è la previsione degli esperti americani del China Beige Book. “La Cina dovrebbe così esser capace di crescere del 5,5% nell’arco dell’intero 2023”. Meno che in passato (8,1% nell’ultimo anno prima del contagio), dunque. E la Banca Mondiale abbassa la stima al 4,3%. Ma anche così il contributo dell’economia di Pechino, forte di un Pil di 121.020 miliardi di yuan, avrà un peso rilevante nella ripresa globale. Basti pensare che da sola l’area del Guangdong, la principale concentrazione industriale del Paese, vanta un Pil pari a quella del Canada.
Di qui l’importanza del Coniglio che arriva dalla Grande Muraglia per gli equilibri del pianeta. Ovvero per le mosse di Xi, messo in allarme dalle proteste per il lockdown che ha esasperato la popolazione. Dopo aver subito la crisi dell’immobiliare, Il governo ha finalmente messo in cantiere una serie di misure a sostegno del real estate, pur rimanendo dell’idea di non voler favorire gli eccessi e la speculazione.
Non meno importante l’evoluzione dei rapporti con gli Usa, che hanno imposto l’embargo alla produzione dei chips più avanzati. Pochi giorni fa la segretaria al Tesoro americana, Janet Yellen ha incontrato per due ore e mezza il vicepremier cinese Liu He. Washington ha definito il colloquio in una nota franco, sostanzioso e costruttivo. Dal palcoscenico di Davos, Liu aveva già lanciato un invito ad “abbandonare la mentalità da Guerra Fredda” e a espandere la cooperazione internazionale su questioni come i cambiamenti climatici.
Le premesse inducono ad un cauto ottimismo gli operatori
L’anno del Coniglio, secondo Pictet Asset Management sarà di prosperità in borsa. Nel suo ultimo bollettino mensile, la casa svizzera porta a sovrappeso le azioni della Cina. È probabile che l’abbandono inaspettatamente rapido della politica “zero COVID”, porti, verso la fine di quest’anno, a una forte accelerazione della crescita. Ma già fin d’ora si moltiplicano i segnali positivi: venerdì la Cina ha approvato l’acquisto da parte di JP Morgan e di Standard Chartered della totalità delle quote di due fondi di investimento, un’operazione congelata due anni fa. È il segnale che, tutto sommato, non è il caso di liquidare le sorti della globalizzazione. Il Coniglio potrebbe andare d’accordo con il Toro.