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Cina e Brasile partner anche nello Spazio: in arrivo il primo satellite congiunto

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Proprio nei giorni della prima tournée europea del presidente cinese Xi Jinping dopo cinque anni, all’insegna del tentativo delle istituzioni europee di riallacciare rapporti commerciali e soprattutto di trovare sponda per convincere la Russia di Vladimir Putin a valutare una soluzione pacifica per l’Ucraina, Pechino intensifica il suo soft power dall’altra parte del mondo, cioè in Sudamerica. In attesa di capire se veramente Xi potrà avere un ruolo di moral suasion con Mosca, al momento la certezza è che la sponda la Cina l’ha offerta alla Russia per compensare le conseguenze delle sanzioni Ue: nel 2023 il commercio tra i due Paesi ha raggiunto il valore record di 240 miliardi di dollari, in crescita del 26,3% sul 2022 e con le esportazioni dal Paese asiatico aumentate del 47%. E lo stesso Pechino sta facendo in Sudamerica, in particolare in Brasile con cui festeggia mezzo secolo di partnership e che da un paio di anni è di gran lunga il primo interlocutore del business cinese.

Il legame Cina-Brasile

Lo schema è chiaro e consolidato: il Brasile, che è il primo produttore mondiale di 10 materie prime agroalimentari, molte delle quali fanno gola al partner asiatico (in particolare soia e carne bovina), le esporta verso la Cina, da cui riceve in cambio prodotti industriali e investimenti. Il tutto, nel 2023, ha raggiunto il valore record di 480 miliardi di dollari. E tra gli investimenti che Pechino fa in territorio brasiliano ce ne sono anche di tecnologici e strategici, di quelli che determinano non solo ritorni economici ma soprattutto servono a “piantare una bandiera”, a far entrare nella propria sfera di influenza un Paese, come il Brasile, che è tra le prime dieci economie mondiali per valore nominale del Pil.

Una partnership spaziale

L’ultima notizia arriva da un organo la cui esistenza già testimonia il livello dei rapporti tra i due Paesi: il Cosban (Comissão Sino-Brasileira de Alto Nível de Concertação e Cooperação) ha annunciato che entro poche settimane sarà ufficializzata la realizzazione di un satellite congiunto per la meteorologia, ma anche per il monitoraggio dell’agricoltura (la cosiddetta “agricoltura spaziale”) e per la difesa dell’ambiente, in particolare dell’Amazzonia.

Già così la partnership sarebbe particolarmente intensa e strategica, ma un’infrastruttura ad alta tecnologia come un satellite implica anche la possibilità di scambiare informazioni strategiche e dati sensibili, che è un po’ la modalità con cui Pechino sta allungando i suoi tentacoli sul mondo, Europa compresa. Inoltre questa per il Brasile non è una novità da poco, visto che ad oggi la prima economia del Sudamerica non ha un satellite proprio: “Usiamo i dati forniti da satelliti europei, statunitensi o giapponesi, che comunque continueremo ad usare – ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Brasiliana, Marco Antonio Chamon -. Questo ci consentirà di avere previsioni meteo più precise”.

L’importanza va ovviamente oltre la previsione da consegnare al cittadino comune per programmare un fine settimana: si tratta di attrezzarsi contro i cambiamenti climatici, tentando di anticipare eventi estremi e catastrofici come ad esempio le terribili alluvioni che proprio in questi giorni stanno devastando il Rio Grande do Sul, nel Sud del Brasile, provocando centinaia di vittime e milioni tra sfollati, dispersi, e famiglie rimaste senza luce e acqua.

L’accordo tra Xi e Lula

Il satellite rientra nell’ambito dell’accordo firmato un anno fa tra Xi Jinping e Lula per una più intensa collaborazione nell’ambito spaziale, si chiamerà Cbers-6 e sarà funzionante entro il 2028. “I cinesi – ha aggiunto Chamon – vorrebbero coinvolgerci anche nel programma per la base lunare permanente ILRS, ma il precedente governo Bolsonaro aveva firmato con il concorrente programma statunitense Artemis”. In questa frase c’è tutto il senso della mossa di Lula, che non a caso anche sulla Russia ha posizioni più morbide rispetto alla comunità occidentale: il futuro del Brasile e del Sudamerica è sempre più orientato al cosiddetto “nuovo ordine mondiale”, cioè all’area ex Brics più vicina all’asse Russia-Cina-India che non a quello euro-atlantico. Ad incominciare dallo Spazio.

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