Che a furia di stimoli la Cina ce l’abbia fatta a spingere l’acceleratore sull’economia? Il sorprendente rialzo dell’attività manifatturiera cinese lo farebbe pensare, il che innesca anche le speranze in Occidente per un ritorno degli attori cinesi. Ma altri eventi sono alle porte: domani dovrebbero entrare in vigore i dazi del 10% sulle merci cinesi in ingresso negli Stati Uniti, ma il governo è pronto a lancia controffensive. Mercoledì poi il Presidente Xi Jinping aprirà la più importante riunione politica dell’anno da cui si attendono nuove indicazioni di stimolo.
Rialzo a sorpresa dell’indice manifatturiero con nuovi ordini al via
In questo weekend sono emersi due nuovi dati riguardo l’attività manifatturiera cinese ed entrambi hanno mostrato un‘accelerazione maggiore del previsto. Questa notte l’indice dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero cinese pubblicati da Caixin e S&P Global (quindi un indice privato, non espressione del governo cinese) ha mostrato una salita a febbraio a 50,8 punti dai 50,1 di gennaio. Si è trattato del quinto mese consecutivo in cui l’indice è rimasto al di sopra di 50, la soglia che separa l’espansione dalla contrazione e risulta il dato più forte degli ultimi tre mesi.
Particolarmente interessante è il fatto che, all’interno dell’indice, risulta che sia la produzione, ma soprattutto i nuovi ordini siano aumentati a febbraio, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi tre mesi, ponendo fine a una serie di cali durata due mesi. “Nel complesso, il mercato ha mostrato chiari segni di ripresa, con i produttori che hanno lanciato nuovi prodotti“, ha dichiarato Wang Zhe, economista di Caixin Insight Group. Sabato anche il PMI manifatturiero ufficiale della Cina, ha battuto le aspettative, tornando in territorio di espansione a 50,2 a febbraio, rispetto al 49,1 di gennaio, secondo quanto riportato sabato dall’Ufficio nazionale di statistica.
L’aumento degli ordini di esportazione è il segnale di una più forte domanda esterna di beni cinesi , probabilmente sostenuta dagli importatori statunitensi che hanno anticipato i dazi in previsione di prelievi ancora più elevati, dice Zichun Huang, economista di Capital Economics.
Domani i dazi Usa sui prodotti cinesi, ma sono attese contromisure
Ma sul tavolo ci sono altre elementi da considerare: domani dovrebbero entrare in vigore i dazi del 10% sulle merci cinesi in ingresso negli Stati Uniti a cui la Cina potrebbe rispondere con contromosse, mentre mercoledì il Presidente Xi Jinping aprirà la più importante riunione politica dell’anno da cui ci si aspetta nuovi pacchetti di stimolo.
Secondo gli annunci di Trump sul suo social Truth, le importazioni dalla Cina verranno appesantite da un ulteriore 10%, da aggiungere ai dazi del 10% già in vigore dal 4 febbraio. “Le droghe e in particolare il fentanyl, stanno ancora arrivando negli Stati Uniti a livelli molto alti e inaccettabili”, ha detto il presidente. “Non possiamo permettere – ha scritto sui social – che questo flagello continui a danneggiare gli Usa e quindi, finché non si fermerà o non sarà seriamente limitato, i dazi proposti, la cui entrata in vigore è prevista per il 4 marzo, entreranno effettivamente in vigore, come previsto. Alla Cina verrà addebitata una tariffa aggiuntiva del 10% in quella data”.
Ma la Cina sta studiando e formulando “contromisure pertinenti”. Il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo, scrive che le risposte “includeranno probabilmente sia tariffe sia una serie di misure non tariffarie, e i beni agricoli e alimentari Usa saranno molto probabilmente elencati”, in base a una “fonte affidabile”, secondo cui “se gli Usa insistono nell’imporre dazi unilaterali e annunciano formalmente misure rilevanti, la Cina adotterà sicuramente contromisure forti e potenti”.
La minaccia di Washington ha provocato la reazione di diversi ministeri cinesi, tra cui quello del Commercio secondo cui la Repubblica popolare è uno dei Paesi “più severi al mondo in materia di lotta alla droga, sia in termini di politica sia di attuazione” e che la Cina conduce una cooperazione internazionale con altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti, sul narcotraffico. “Scaricare la colpa su altri Paesi non aiuterà a risolvere il problema degli Stati Uniti, ma piuttosto aumenterà probabilmente il peso su aziende e consumatori americani e danneggerà la stabilità della catena industriale globale“, ha affermato venerdì un portavoce. “La Cina spera che gli Stati Uniti non ripeteranno i propri errori e che potranno tornare prontamente sulla strada giusta per risolvere le divergenze attraverso un dialogo equo. Se gli Stati Uniti insistono nel procedere per conto proprio, la Cina adotterà tutte le contromisure necessarie a tutela dei propri diritti e interessi legittimi”, ha concluso il portavoce.
Commentando la vicenda, il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, da parte sua, ha “espresso condanna” nel corso del briefing quotidiano di venerdì e ha assicurato l’adozione di misure “a tutela risoluta degli interessi legittimi cinesi. Se gli Stati Uniti continuano a usare la questione del fentanyl per fare pressione, ricattare, costringere e minacciare la Cina, sarà solo controproducente e darà un colpo al dialogo e alla cooperazione tra Cina e Stati Uniti nel campo del controllo della droga”.
Mercoledì il mega meeting cinese: attesi nuovi stimoli per l’economia
Mercoledì sarà una giornata clou per l’economia cinese e le strategie commerciali. Si terrà il Congresso nazionale del popolo (Cnp) e la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Ccppc) con le cosiddette “Due Sessioni”. A Pechino sono in arrivo migliaia di delegati, tra cui capi di ministero e leader provinciali, per i lavori del Congresso annuale Nazionale del Popolo. Il premier Li Qiang illustrerà il piano economico per l’anno in corso e, nelle attese degli analisti, fornirà indicazioni sulla portata degli stimoli necessari per arrivare ad un tasso di crescita del 5%, la situazione dell’inflazione e del deficit di bilancio.
Una delle priorità per i policy-maker cinesi, che compongono il massimo organo legislativo e il massimo organo consultivo, sarà quello di definire le politiche per stimolare il consumo interno, partendo dagli sforzi per arginare il calo dei prezzi delle abitazioni e per affrontare la crisi di liquidità dei governi locali, oberati da un pesante indebitamento in chiaro e in occulto. Durante l’Assemblea potrebbero essere annunciate nuove misure di stimolo che gli analisti indicano in un range di 2-3 trilioni di yuan, pari a 274-412 miliardi di dollari.
Pechino ha mostrato ultimamente anche una forte propensione a spingere sul fronte della tecnologia e della possibile rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Dopo il lancio di DeepSeek, che promette Intelligenza artificiale a basso costo, il presidente Xi Jinping ha dato segnali di sostegno alle aziende tech, dopo anni in cui ha fatto pesare su queste entità una forte pressione regolatoria.
Le attese per i listini cinesi
Le borse cinesi, partite oggi in rialzo hanno rivisto le quotazioni, ma gli anlalisti restano positivi per il futuro. L’indice CSI 300 ha chiuso stamane a -0,2%, mentre nelle ore precedenti era in rialzo dell’1%, il Hang Seng a -0,1% (da +2%), il Taiex di Taipei a -1,2%.
Grazie al sostegno dei titoli tecnologici, l’indice principale della borsa di Hong Kong, il Hang Seng, si è allontanato decisamente dai minimi degli ultimi quindici anni toccati nel 2023/2024. Nelle ultime sedute ha messo sotto pressione la prima soglia discriminante, dicono gli analisti di Websim, posizionata intorno a 23.800/24mila punti, dove transita la media mobile di lungo periodo. Oltre quel livello l’indice potrebbe ambire ad estendere il rialzo fino a 28mila punti (upside +17%). “Restiamo ottimisti nel lungo termine. Si suggerisce di accompagnare il rally con acquisti scalettati, approfittando eventualmente dei pull back verso area 21mila punti. Pronti a incrementare la posizione alla prima chiusura sopra 24mila punti. Target finale verso 28mila” dice Websim.