L’inflazione in Cina, che ha probabilmente raggiunto il suo picco (6.5%) a luglio, è stata spinta dai prezzi degli alimentari, e in particolare della carne di maiale, che fa parte della dieta di base dei cinesi. Ci sono circa 610 milioni di suini in Cina, e il Paese è il primo produttore mondiale e il primo consumatore della carne di maiale.Dato che la politica monetaria restrittiva è volta a contenere l’inflazione, e dato che il timore di un forte rallentamento dell’economia cinese è fra le principali preoccupazioni che frenano l’economia mondiale, ogni misura volta a contenere l’”inflazione suina”, e allentare quindi la restrizione monetaria, è bene accolta.
Alla base di questa inflazione, oltre a epidemie che hanno colpito l’offerta, c’è anche una questione di domanda, dato che una popolazione più ricca consuma più proteine. In ambedue i casi, ogni politica volta ad aumentare l’offerta è la risposta giusta al problema, e qualcosa sta cambiando nella struttura produttiva dell’allevamento suino. Le piccole aziende spariscono e le grandi si allargano, ma c’è una ‘terza via’: le grandi aziende stringono accordi con i piccoli affidando loro una parte del ciclo produttivo. E lo Stato aiuta questo processo con sussidi mirati.
Fonte: Chinadaily