La sommossa era iniziata per protestare contro l’incredibile aumento delle tariffe della metropolitana nella capitale Santiago, quasi quadruplicate dal 2007, ma poi si è allargato fino a testimoniare un profondissimo disagio sociale, legato all’aumento del costo della vita e all’atteggiamento repressivo del governo guidato dal liberista Sebastian Pinera. Dopo 46 giorni di violentissimi scontri di piazza, con un bilancio che parla di 23 morti e oltre 2.000 feriti, e un’atmosfera pesantissima, con l’esercito nelle strade come ai tempi della dittatura di Pinochet, il Cile prova a ristabilire la pace sociale.
Per farlo, il governo di centrodestra ha detto addio all’austerità, approvando un piano di crescita da 5,5 miliardi di dollari, che prevede un bonus di sostegno per 1,3 milioni di famiglie e un aumento da record per le pensioni. Già da dicembre infatti, gli over 80 vedranno salire l’assegno da 130 a 207 dollari al mese, e un rialzo del 50% è previsto anche per tutti gli altri pensionati, seppur soltanto a partire da gennaio 2022 (per il momento il governo è arrivato al +30% per la fascia 75-79 anni e al +25% per gli under 75).
Inoltre, come era prevedibile, Pinera è tornato sui suoi passi anche per quanto riguarda i trasporti pubblici, le cui tariffe in Cile vengono decise dallo Stato centrale. In breve tempo è stata votata una legge che non solo ripristina le vecchie tariffe ma che in più dimezza i prezzi per gli over 65, ai quali va anche un sussidio per l’acquisto di medicinali. Per dare un’ulteriore risposta alle crescenti tensioni sociali, i partiti politici, compresi quelli dell’opposizione, hanno raggiunto un accordo storico per adottare una nuova Costituzione (ad oggi vige ancora quella di Pinochet). Il testo sarà sottoposto a referendum ad aprile 2020.