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Cig in deroga: stop per le piccole imprese che licenziano

Da luglio, in base al decreto Sostegni, le piccole aziende che prima della pandemia erano escluse dalla Cig ordinaria, se licenzieranno non avranno più accesso alla Cassa integrazione in deroga con causale Covid-19. I dati Unimpresa

Cig in deroga: stop per le piccole imprese che licenziano

In tema di licenziamenti e cassa integrazione, il decreto Sostegni nasconde una postilla poco nota ma cruciale. Fin qui, le notizie più battute riguardano il calendario: il blocco dei licenziamenti è prorogato per tutte le imprese fino alla fine di giugno; dal primo luglio, le aziende che hanno accesso alla cassa integrazione ordinaria potranno ristrutturare; le società più piccole, invece, dovranno aspettare fino all’autunno, quando entrerà in vigore la riforma degli ammortizzatori sociali su cui governo e sindacati hanno già iniziato a negoziare.

Ecco, la postilla riguarda il secondo punto del calendario, ossia quello che accadrà dal primo luglio. In sostanza, stando al decreto Sostegni, le piccole aziende che prima della pandemia erano escluse dalla Cig ordinaria, se riprenderanno a licenziare, non avranno più accesso alla cassa integrazione in deroga con causale Covid-19. In altri termini, i licenziamenti restano consentiti solo in caso di cessazione dell’attività e per fallimento.

Il limite d’utilizzo per la cassa Covid è fissato a 40 settimane, ma se ci saranno risparmi su questa voce si potranno finanziare altre settimane di Cig in deroga per i datori di lavoro che avranno superato questa soglia. Solo per chi avrà usato tutte le settimane a disposizione, quindi, si potranno eventualmente finanziare altre settimane oltre le 28 già disposte dal nuovo decreto.

Nonostante questi interventi, il centro studi di Unimpresa stima che gli italiani a rischio povertà a causa della pandemia siano 10,4 milioni, di cui 4 milioni disoccupati, ex occupati e inattivi e 6,3 milioni che conservano il posto di lavoro ma in situazioni instabili o con retribuzioni basse. Rispetto al 2015, le persone che rischiano di finire sotto la soglia di povertà sono aumentate di un milione e 200 mila unità. Anche per questo il governo è al lavoro su un nuovo scostamento di bilancio da almeno 20 miliardi, che si sommerà ai 32 appena utilizzati per il decreto Sostegni.  

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