Entro Pasqua, le banche italiane anticiperanno ai lavoratori fino a 1.400 euro di cassa integrazione ordinaria e in deroga concessa dal governo per l’emergenza coronavirus e saranno poi rimborsate dall’Inps. In questo modo si abbattono i tempi per l’elaborazione delle pratiche, che di solito richiedono 2-3 mesi. I singoli istituti di credito potranno decidere se versare i soldi su un conto corrente aperto ad hoc. Quanto all’importo forfettario, i 1.400 euro fanno riferimento a 9 settimane di sospensione dal lavoro a zero ore e possono essere ridotti in caso l’interruzione duri da meno tempo oppure il contratto del dipendente non sia a tempo pieno. Se invece l’importo complessivo della Cig fosse superiore ai 1.400 euro, sarà la banca a integrare la differenza, una volta incassate le risorse extra dall’Inps “entro al massimo 7 mesi”.
Questo, in sintesi, il contenuto della convenzione siglata fra governo, banche e parti sociali. Al video confronto con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, hanno partecipato diverse sigle fra associazioni e sindacati: Abi, Confindustria, Confagricoltura, Confcommercio, Confasrtigianato, Coldiretti, Alleanza delle Cooperative, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confedilizia, Confetra, Cgil, Cisl e Uil, Ugl, Fisac, First, Uilca, Fabi e Unisin.
Nel dettaglio, il provvedimento riguarda tutti i dipendenti (compresi soci lavoratori, lavoratori agricoli e della pesca) delle imprese che hanno chiesto la cassa integrazione a zero ore facendo domanda di pagamento diretto da parte dell’Inps. Non fa differenza se la richiesta è stata inviata prima del via libera generale del governo alla Cig per l’emergenza coronavirus. I lavoratori coinvolti sono potenzialmente 10 milioni, se si tengono in considerazione anche le imprese individuali. In tutto, sono stati stanziati 5 miliardi di euro.
Per ridurre il più possibile l’affluenza alle filiali (che rientrano tra le poche attività ancora aperte), le banche favoriranno il ricorso all’home banking da parte dei lavoratori cassintegrati. Gli istituti si sono inoltre impegnati ad applicare condizioni particolarmente favorevoli: i lavoratori non dovranno fare nulla e per loro l’operazione sarà a costo zero. Niente oneri, niente interessi.
Ma attenzione: la convenzione prevede che, se dopo sette mesi l’Inps non avrà restituito alla banca la somma anticipata, l’istituto potrà richiedere l’intero importo al lavoratore, che avrà 30 giorni per saldare il debito. Se non lo farà – e a meno che nel frattempo non intervengano i fondi di garanzia previsti da alcune Autonomie locali – la banca potrà rivolgersi al datore di lavoro.
La convenzione tra banche, parti sociali e ministero resterà in vigore fino a dicembre 2020. I firmatari faranno il punto della situazione a novembre.