Mai come ora Alejandro Valverde è davvero “El Imbatido”, dopo la straordinaria vittoria al mondiale di Innsbruck, una prova per duri, autentici “iron men” sui pedali, che ha premiato un campione che per sei volte la maglia iridata l’aveva sfiorata, finendo sempre sul podio, due volte secondo nel 2003 – allora appena ventitreenne dietro il connazionale Igor Astarloa – e nel 2005 battuto da Tom Boonen, quattro volte terzo (2006, 2012, 2013 e 2014).
Una carriera, quella di Valverde, infinita, con tantissime vittorie ma anche forti delusioni, dalle quali il nuovo campione del mondo è sempre stato capace di risollevarsi, anche dallo scandalo legato al doping che l’ha visto coinvolto nell’”Operacion Puerto” esploso alla vigilia del Tour del 2006. Recordman e re delle Ardenne con cinque vittorie nella Freccia Vallona e quattro successi nella Liegi-Bastogne-Liegi, un trionfo nella Vuelta (2009), salito sui podi anche di Giro e Tour, Valverde, nato il 25 aprile 1980, è il secondo iridato più anziano della storia del ciclismo, preceduto per una manciata di mesi dall’olandese Joop Zoetemelk, vincitore nel 1985, ma scavalcando nel club iridato degli over 35 Stan Ockers (trionfatore a Frascati nel 1955) e Mario Cipollini, iridato nel 2002.
Lacrime di commozione e di gioia, Valverde non finisce mai di stupire: a Innsbruck ha vinto alla grande battendo in volata Romain Bardet, il canadese Michael Woods e Tom Dumoulin, gli unici che hanno saputo tenergli testa nell’estenuante finale che ha sbriciolato sul muro finale di Gramart la resistenza di Julian Alaphilippe, il suoperfavorito della prova, e di Thibaut Pinot, ottavo e nono al traguardo a 43” dal vincitore.
Da un pezzo altri big erano ormai fuori gara, vinti da un tracciato che ha spento giro dopo giro, le loro energie: il primo a saltare era il tre volte campione uscente Peter Sagan, che, vista l’altimetria ha deciso a metà gara di rinviare il tentativo di fare uno storico poker iridato al prossimo mondiale sul piatto circuito dello Yorksrhire, ma lo slovacco, pur presto fuori gara, è stato protagonista di un gesto che rimarrà nella storia dei mondiali sul palco delle premiazioni per consegnare personalmente la medaglia d’oro a Valverde, il suo successore.
Sull’ultima ascesa dell’Iglis ad arrendersi è stata la volta di Kwiatkwoski e Simon Yayes. Una caduta a 61 km dall’arrivo aveva compromesso il mondiale di Miguel Angel Lopez e Primoz Roglic. Nel finale cedeva anche Vincenzo Nibali, che fino all’ultimo giro aveva dato segnali positivi con la squadra azzurra che aveva preso le redini della corsa inseguendo gli ultimi due superstiti di una fuga di semisconosciuti iniziata fin dal primo mattino.
Lo Squalo, che purtroppo ha pagato una condizione ancora non perfetta dopo la brutta caduta al Tour de France, è finito 49esimo a oltre sei minuti da Valverde. L’unico italiano a entrare nella top ten è stato Gianni Moscon, classificatosi quinto a 13” da Valverde. Tra i big la solita corsa opaca di Nairo Quintana che pur su un percorso per condor non si è mai fatto vedere accontentandosi di arrivare primo di una deludente equipe colombiana ma solo quindicesimo a 1’21” dal quartetto dei primi.
Al contrario Tom Dumoulin è stato splendido e irriducibile nella rincorsa dopo il muro di Gramart, nella picchiata su Innsbruck, riuscendo prima a superare Moscon e poi agganciare nell’ultimo km Valverde, Bardet e Woods: una grande prova quella dell’olandese che, dopo due secondi posti al Giro e al Tour, in questo mondiale ha partecipato anche alle due prove a crono, arrivando secondo dietro a Rohan Dennis e nella prova a squadre con la sua Sunweb.