Trionfo di Joaquin Purito Rodriguez al Giro di Lombardia: sempre protagonista nel corso di tutta la stagione, lo spagnolo ha finalmente messo alle spalle tutti, da Contador a Hesjedal, con un attacco sull’ultima salita della giornata di Villa Vergano, difendendo poi l’esiguo vantaggio negli ultimi dieci chilometri, corsi sotto un violento nubifragio che oscurava la strada. Rodriguez è il primo iberico a conquistare il Lombardia. E con questo trionfo Purito vince anche la classifica Pro Tour di migliore corridore dell’anno, scavalcando in extremis Wiggins.
Corsa lunga e massacrante, il clou del Lombardia doveva essere il Muro di Sormano, riscoperto dopo mezzo secolo da quelle lontane edizioni dei primi anni Sessanta in cui era stato introdotto da Vincenzo Torriani, il patron dei Giri d’Italia ai tempi di Coppi e quindi di Merckx: un’erta stretta e sterrata, lunga meno di due chilometri, ma dalle pendenze impossibili, appositamente asfaltata per il ciclismo dopo essere stata per secoli semplice passaggio per il pascolo estivo. Su quelle rampe con punte fino al 25% furono in molti i corridori che spingevano la bici a mano. Lì anche il grande Anquetil ricevette generose spinte. Ancor più ne ricevette Baldini tanto da battere, lui che scalatore non era, il record dell’ascesa più veloce. Tanto difficile da scalare con le proprie gambe che Torriani decise di accantonarlo dopo tre edizioni. Sarà stata la suggestione dei ricordi di quei giorni , di fatto c’era una grande attesa di vedere oggi su quei tornanti i tanti big che sono partiti questa mattina da Bergamo per l’ultima classica monumento del calendario: da Contador, vittorioso alla grande nell’ultima Milano-Torino, a Gilbert, fresco campione del mondo, dallo stesso Rodriguez a Nibali e Hesjedal. Dei big in circolazione mancava solo Wiggins.
Ma più della salita, che in verità non ha fatto la selezione aspettata – la distanza dal traguardo di Lecco di circa 84 km non induceva a voli spericolati – è stata la discesa a fare vittime illustri soprattutto per colpa della pioggia che rendeva pericolosa ogni curva: a scivolare sull’asfalto è stato tra i primi il superfavorito della vigilia, cioè Philippe Gilbert che in questo Giro di Lombardia vestiva per la prima volta la maglia iridata conquistata con un allungo da fuoriclasse a Valkenburg. Con lui è finito per terra anche il compagno di squadra Alessandro Ballan. Il Lombardia perdeva uno dei protagonisti più attesi. Ma non basta. Nella discesa del Ghisallo anche Nibali veniva coinvolto in un ruzzolone in uno dei tanti tornanti della celebre montagna che domina il Lago di Como sopra Bellagio.
Una caduta senza grossi danni che però frenava il campione siciliano sull’ultima asperità del percorso, prima della picchiata su Lecco. Nibali perdeva così le ruote dei migliori. A quel punto il Lombardia era nelle mani degli stranieri: Contador, Hesjedal, Henao, Zaugg, Rodriguez conducevano la danza. Ma su tutti era Purito a imporre la legge del più forte, involandosi verso Lecco e ottenendo la sua seconda vittoria in una classica monumento dopo quella in primavera alla Freccia Vallona.