Eddy Merckx, che di Sanremo se ne intende avendone vinte ben sette, per quella di oggi scommette su Mark Cavendish più che su Fabian Cancellara. A sua volta lo stesso Cancellara, forse per mascherarsi, mette al primo posto lo slovacco Peter Sagan, avendolo visto in gran forma alla recente Tirreno-Adriatica. Il gioco dei favoriti appassiona sempre, tanto più alla vigilia di una corsa sacra qual è la Milano-Sanremo che con i suoi 298 chilometri si conferma la più lunga tra le grandi classiche del ciclismo mondiale. Corsa spesso vinta dai re delle volate ma non sono mancati emozionanti assolo sul filo dei secondi, difesi con i denti, rischiando anche la pelle nell’affondo giù dal Poggio a un passo dal traguardo sul mare. L’ultimo ad anticipare gli sprinter è stato Cancellara nel 2008. Più indietro si risale al 2003 (Bettini), al 1999 (Tchmil), oppure al 2006 con Filippo Pozzato, l’unico ex vincitore italiano al via oggi insieme ad Alessandro Petacchi. Il bello della “classicissima” è proprio la sua nobile imprevedibilità, anche se la Tirreno-Adriatico vinta da Nibali ha fatto emergere in modo chiaro la condizione eccellente di tre uomini su tutti: Cavendish, Cancellara e Sagan. lnsieme a Tom Boonen e Oscar Freire sono gli stranieri più temuti. Subito dopo i bookmaker mettono sulla lista dei possibili vincitori anche l’australiano Matthew Goss (trionfatore nel 2011), l’americano Tyler Farrar e il belga Philippe Gilbert (anche se quest’ultimo non appare al meglio della condizione). Nomi tutti importanti e capaci di ogni exploit.
Ha così tutta l’aria di allungarsi il filotto di vittorie straniere: assente Ivan Basso, che è caduto alla Parigi-Nizza, ad alimentare qualche speranza tricolore ci sono i soliti Petacchi e Pozzato che già hanno conosciuto il trionfo nella classicissima. L’ultimo successo italiano risale al 2006. Siamo comunque lontani dal record di durata del digiuno di vittorie italiane che arrivò a ben a 16 edizioni tra il 1953 (vittoria di Loretto Petrucci, un gregario di Coppi, che fece il bis del 1952) e il 1970 (trionfo in solitario di Michele Dancelli). In quei tre lustri la fecero da padroni a Sanremo campioni del calibro di Rik Van Looy, Miguel Poblet, Tommy Simpson. Poi dal 1966 cominiciò l’era di Eddy Merckx. Nel 1961 riuscì a vincere la Sanremo anche un giovane francese, Raymond Poulidor: i francesi lo celebrarono subito come il nuovo Louison Bobet. Invece fu solo un eterno secondo sempre battuto da Jacques Anquetil. Nomi tutti che ci ricordano un ciclismo che non c’è più.
È dal 1989 che la Sanremo non vede vincitore un corridore capace di trionfare sia nelle classiche di un giorno sia nelle maggiori corse a tappe: l’ultimo è stato Laurent Fignon, il campione francese scomparso l’anno scorso ad appena 50 anni. Negli ultimi due decenni nessun vincitore del Giro e del Tour ha fatto sua la Sanremo, tantomeno Indurain e Armstrong , che spesso hanno snobbato la gara o l’hanno corsa solo per fare un po’ di gamba. Anche Contador, il numero uno del ciclismo d’oggi messo fuori per la nota vicenda del doping alla bistecca, non ha mai messo la Sanremo tra i suoi obiettivi. Per cui la “classicissima” di oggi non si sente orfana del “matador” come invece lo saranno Giro e Tour. Il ciclismo d’oggi si è ormai mondializzato con corse in ogni continente e in ogni stagione ma sforna sempre più corridori che si ritagliano per emergere le corse su misura: c’è il grimpeur, il velocista, il finisseur, il cronoman, tutti grandi ma solo nella proprio specialità. Una progressione di Cancellara è spettacolo puro, lo stesso una volata di Cavendish o Petacchi, ma tutti e tre si arrendono alla prima vera montagna. Non esistono più ciclisti completi come Gimondi, Merckx e Hinault e anche come Fignon e Saronni, capaci di vincere qualsiasi corsa, in linea, a tappe, contro il tempo. Anche Armstrong fenomenale al Tour (ne ha vinti sette di fila) faceva la comparsa per il resto della stagione. Anche quest’anno non si vede nella lista dei grandi favoriti della Sanremo un corridore che possa dire la sua nelle grandi corse a tappe che verranno. Cadel Evans, vincitore del Tour 2011, non l’ha messa nel suo programma. Andy Schleck, vincitore a tavolino del Tour di Contador, non l’ha nemmeno presa in considerazione.
Tra i corridori oggi in attività è lo spagnolo Freire a detenere il maggior numero di vittorie: tre (2004, 2007 e 2010). In assoluto il record appartiene a Eddy Mercx. E l’ultima vittoria del “cannibale” nel 1976 coincise non solo con il suo canto del cigno (perché da quel giorno il fuoriclasse belga si avviò su un rapido quanto tormentato viale del tramonto) ma anche con l’ultima Sanremo corsa nella festività di San Giuseppe. Nata nel 1907, dal 1937 la Milano-Sanremo, sempre più popolare,si ritagliò tutto per sé il 19 marzo. San Giuseppe e la classicissima di primavera erano diventati un tutt’uno, una grande festa per tutti gli appassionati di ciclismo. Poi venne Andreotti ad abolire un bel po’ di festività. Così dal 1977 la Sanremo perse il giorno fisso e per difendersi dall’invasività domenicale del calcio si rifugiò nel sabato più vicino alla sua data storica. Per caso la prima Sanremo feriale, quella del 1977, si corse ancora il 19 marzo di sabato. La vinse l’olandese Jan Raas. Sembrava un Carneade ma l’occhialuto tulipano nel 1979 sarebbe diventato anche campione del mondo. E a proposito di maglia iridata, è dal 1983 con Giuseppe Saronni che non si vede un campione del mondo in carica a sfrecciare per primo al traguardo di Sanremo. Un primato che mai come quest’anno è sotto attacco per la presenza iridata di Cavendish, il più forte velocista oggi in circolazione.