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Ciclismo, delusione inglese. Oro al vecchio Vinokourov

Il kazako Alexandre Vinokourov inseguiva da tempo una vittoria di prestigio per chiudere a 38 anni una carriera di grande combattente del ciclismo, arricchita da successi importanti come la Vuelta e interrotta spesso da infortuni (l’ultimo spaventoso al Tour 2011) e da una squalifica per doping: dopo averci provato invano all’ultimo Tour, l’ha ottenuta, prestigiosa come non mai, sul circuito olimpico di Londra, di fronte a Buckingham Palace, battendo in una volata a due il colombiano Rigoberto Uran Uran. Terzo, a una manciata di secondi, il norvegese Alexader Kristoff che regolava un folto gruppo di inseguitori comprendente anche i nostri Nibali e Modolo. Medaglia d’oro quindi al Kazakistan con Vinokourov (già secondo a Sydney 2000); argento alla Colombia e bronzo alla Norvegia.

Il podio di Londra parla da solo della grande disfatta dello squadrone inglese che con Cavendish e Wiggins era il grande favorito della vigilia. E per applaudire i nuovi eroi del ciclismo britannico, la maglia gialla del Tour e il re delle volate, c’era più di un milione di persone assiepate lungo il percorso di 250 km. Un pubblico così non si era mai visto in Gran Bretagna per una corsa in bici. Ma i piani dell’Union Jack sono saltati negli ultimi quaranta chilometri di corsa grazie ai ripetuti scatti di Vincenzo Nibali sull’unica breve ascesa di Box Hill: pendenza media del 4%, un paio di chilometri in tutto con un tratto fino al 6%, due tornanti a zig-zag a evocare le salite del Tour e del Giro, un cavalcavia o poco più che però affrontato per nove volte, come prevedeva il percorso del circuito olimpico, offriva agli avversari degli inglesi l’occasione per attacchi che evitassero il volatone finale. E così è stato ed è successo l’imprevedibile.

Ci hanno provato prima undici corridori (tra cui il nostro Pinotti e il russo Denis Menchov) autori di una fuga che ha avuto fino a cinque minuti di vantaggio. Poi è stata la volta di Vincenzo Nibali imitato da Gilbert e da Leo Luis Sanchez: e quello che sembrava un semplice allungo di assaggio dello Squalo si è trasformato in una serie di attacchi e frazionamenti sempre più numerosi del gruppo che alla fine hanno disorientato Wiggins e compagni che fino a quel punto erano i padroni della corsa, lì in testa al plotone a sorvegliare i big e guidare la rincorsa ai fuggitivi. Solo i tedeschi che nelle file avevano André Greipel, un altro formidabile sprinter, hanno dato qualche cambio a Wiggins e compagni. Gli altri grandi, da Peter Sagan a Fabian Cancellara, da Ryder Hesjedal a Alejandro Valverde e Tom Boonen, sono rimasti sempre al coperto in attesa di vedere gli sviluppi della corsa. Cancellara e Valverde nella bagarre finale riuscivano ad agganciare il gruppo di testa, una trentina di unità, che si era formato sulla scia degli scatti di Nibali e dopo l’assorbimento dei primi fuggitivi. Ma il campione elvetico, che tornava alle corse dopo il ritiro nel Tour, prendeva male una curva andando a sbattere contro le transenne a 15 km. dall’arrivo. Si rialzava malconcio e ferito, con forti dolori al gomito. Per lui la gara era compromessa.

Con il rischio che non possa nemmeno essere in grado di difendere il titolo conquistato a Pechino nella gara contro il tempo. Subito dopo la caduta di Cancellara, Vinokourov e Uran allungavano staccando i compagni di fuga. Per Wiggins e Cavendish ormai in ritardo di quasi un minuto tramontava il sogno olimpico. Il campione del mondo demoralizzato perdeva anche la volata dei ritardatari piazzandosi solo 29esimo. Così di fronte a Buckingham Palace invece del’inno inglese sono andate in onda le note di quello kazako. Con il vecchio Vinokourov commosso che riceveva la medaglia d’oro succedendo allo sfortunato Samuel Sanchez, lo spagnolo vincitore ai Giochi di Pechino, obbligato a dare forfait per una brutta caduta all’ultimo Tour de France. Su Twitter Cavendish commenterà più tardi la disfatta: “Siamo stati vittima dei nostri successi”.

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