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CHIUSURA BORSA: Milano la migliore con i petroliferi. Wall street spinge al rialzo i listini Ue, volano gas e rendimenti

Imagoeconomica

Con uno scatto finale, al traino di Wall Street, le Borse europee archiviano una seduta in verde riprendendo il minirally durato quattro giorni e interrotto ieri.

La girandola di notizie sullo sfondo, dalle dimissioni della premier inglese Liz Truss, alle consultazioni italiane, dal rialzo del prezzo del gas a quello del petrolio, dai risultati trimestrali ai dati macro, tengono alto il tasso d’incertezza, ma fanno anche volgere oggi l’umore dalla parte giusta.

Piazza Affari è la più tonica, +1,07%, grazie all’impennata di Saipem, +12,96%, che festeggia un maxi contratto da 4,5 miliardi di dollari in Qatar. Bene anche Amsterdam +1,03% in scia ai tech Usa. Sono in frazionale progresso Madrid +0,81%, Parigi +0,76%, Francoforte +0,18%, Londra +0,3%.

Wall Street sugli scudi con le trimestrali, Tesla a parte

A facilitare l’allungo dei mercati sono soprattutto i risultati trimestrali Usa oltre le attese di gran parte delle società, un fatto che mette un po’ in sordina i timori di recessione. L’azionario risulta attraente, nonostante i rendimenti dei T-Bond restino a livelli altissimi (+4,153% il decennale).

Ad attrarre gli acquisti a New York sono soprattutto i titoli tech e della comunicazione. AT&T è il migliore sullo S&P 500, dopo un utile di 68 centesimi su ricavi di 30,04 miliardi, contro attese per 61 centesimi su 29,85 miliardi. Ibm è il secondo titolo migliore sul Dow Jones, dopo una trimestrale sopra le previsioni e un outlook migliorato. Scende invece Tesla appesantita dalle parole di Zach Kirkhorn, Chief Financial Officer di Tesla, secondo cui l’azienda non potrà consegnare oltre 1,4 milioni di veicoli nel corso dell’anno e non potrà quindi raggiungere il suo obiettivo per il 2022.

Sul fronte macro delude l’indice a cura della Fed di Filadelfia sul clima di fiducia nel settore manifatturiero, che si porta in ottobre a -8,7, in recupero rispetto al -9,9 del mese scorso ma ben al di sotto delle attese (-5). 

Deludono poi alcune importanti trimestrali in Europa, come quelle del produttore finlandese di apparecchiature per le telecomunicazioni Nokia e del rivale Ericsson che hanno registrato utili più deboli del previsto, a causa delle continue controversie sui brevetti che hanno messo sotto pressione i margini e contrastato la forte domanda di apparecchiature 5G.

Be Semiconductor d’altra parte ha previsto un calo degli utili nel quarto trimestre, avvertendo che le restrizioni statunitensi sulle esportazioni verso la Cina hanno aggiunto ulteriore incertezza alle prospettive del settore.

Dollaro in pausa, salgono sterlina ed euro

In un clima di maggior propensione al rischio, s’indebolisce leggermente l’indice del dollaro. L’euro tratta in rialzo contro la divisa statunitense oltre i 98 centesimi.

Si apprezza anche la sterlina che tratta a 1,13 contro il biglietto verde dopo le dimissioni della premier Liz Truss, che ha avuto lo scarso privilegio di mettere la parola fine al mandato più breve della storia britannica.

Il dollaro, che in seduta è arrivato a superare la soglia chiave di 150 yen, inviolata da 32 anni, è poi sceso oltre quel limite.

Salgono i prezzi di gas e petrolio

Nel giorno dell’avvio delle due giorni di Bruxelles per trovare l’accordo sul piano della Commissione Ue per tenere a bada i prezzi dell’energia e mentre le posizioni restano distanti sulla questione del tetto al prezzo del gas, il metano ad Amsterdam ritrova slancio e, a metà giornata, guadagnava l’11%, tornando a 125 euro al Mwh.

Il petrolio si muove in progresso, sospinto dal calo delle scorte settimanali Usa superiore alle attese, mentre, secondo Bloomberg, la Cina starebbe valutando di ridurre il periodo di quarantena per i visitatori in entrata da 10 a sette giorni. 

A sostenere i prezzi contribuisce anche l’atteso divieto dell’Unione europea sul greggio e sui prodotti petroliferi russi, nonché il taglio della produzione da parte dell’ Opec+. Il Brent sale dell’1,61% a 93,9 dollari al barile; il greggio texano si apprezza quasi di due punti percentuali oltre gli 86 dollari.

Seduta energetica per Piazza Affari

Gli energetici si dividono la scena a Piazza Affari: Saipem ha tirato la volata delle blue chip e i giudizi positivi degli analisti grazie al contratto con il Qatar, mentre Enel è rimasta in coda -0,99%. Tra i petrolieri bene Tenaris +2,24% ed Eni +1,92%.

Sono in recupero titoli health come Amplifon +4,88% e Diasorin +2,38%. Nell’industria resta in denaro Interpump (+2%) che attraverso Iph Hydraulics, ha rilevato l’80% del capitale di Eurofluid Hydraulic per 26,4 milioni di euro. “Eurofluid rappresenta una perfetta integrazione orizzontale per il gruppo – sostiene Fulvio Montipò, presidente di Interpump – i prodotti, di cui stimiamo la qualità, rafforzeranno il nostro catalogo”.

Tornano nella top ten del listino principale Stm, +2,29% e Leonardo +2,04%.

Il lusso, sempre attento alle notizie provenienti da Pechino, è in evidenza con Moncler +2,18% e, fuori dal Ftse Mib, Brunello Cucinelli mette a segno un progresso del 10,15%, in scia ai conti migliori delle attese e al rialzo della guidance sul fatturato per il 2022. “Il marchio continua a beneficiare della crescente visibilità, del rinnovato interesse per l’abbigliamento post-pandemia del mix geografico favorevole”, commenta Equita aggiungendo che “il posizionamento nel lusso assoluto riduce il rischi di impatto dal rallentamento macro”.

Tra i titoli finanziari spicca Intesa +2,09%, mentre Mps rimane stabile nell’azionario e volatile sui diritti, che oggi salgono del 15,76%.

Nella parte bassa del listino sono in calo frazionale Banca Generali -0,59%; A2a -0,44%; Poste -0,33%; Finecobank -0,2%; Azimut -0,1%.

Scende lo spread, salgono i tassi

Lo spread scende, ma i tassi salgono. Il differenziale di rendimento tra Btp 10 anni e Bund di pari durata arretra a 233 punti base (-2,4%), con un tasso del titolo italiano al 4,72% e del titolo tedesco al 2,4%.

Sui titoli di Stato del blocco e in particolare sulla carta teutonica pesa il dato sull’inflazione in Germania, dove i prezzi alla produzione a settembre hanno segnato un balzo annuo di +45,8% e +2,3% mensile. Un andamento che sfida ulteriormente la Bce.

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