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Chiuse Lombardia e 14 province: ecco quali. Zingaretti positivo al test

Repubblica

Altro che situazione che va migliorando: con un’improvvisa e forse inaspettata decisione, il Governo ha deciso di dare una ulteriore e potente sterzata per limitare la diffusione del coronavirus, scegliendo una soluzione estrema e cioè di allargare la “zona rossa” (anche se in realtà non si chiamerà più così) a tutta la Lombardia e a 14 altre province sparse nel Centro-Nord del Paese. Da oggi e fino al 3 aprile circa 16 milioni di italiani sono dunque in quarantena.

Si tratta dei cittadini dell’intera Lombardia e di 14 altre province che cadono in Piemonte, Emilia Romagna, Marche: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola. Vuol dire che bisogna “evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori”, si legge nell’ultima bozza del decreto del presidente del Consiglio dei ministri, lavorato fino alla tarda sera di sabato e suscettibile di modifiche, anche per le perplessità sollevate in nottata dai governatori di Lombardia ed Emilia Romagna, Fontana e Bonaccini.

La scelta matura al termine di una riunione drammatica a Palazzo Chigi, segnata dalla consultazione degli esperti dell’Istituto di sanità ma anche dei sindaci dei comuni interessati. Il presidente Giuseppe Conte è stato determinato e, come lui, l’intera ala Pd del governo, guidata da Dario Franceschini. Tanto più al termine di una giornata che era iniziata con la notizia della positività del segretario Nicola Zingaretti, mentre domenica è arrivata quella del governatore del Piemonte Alberto Cirio.

Aumenta anche vertiginosamente il numero totale dei contagiati: a sabato eravamo arrivati a 5.061, più 1.145 rispetto al giorno prima, con 233 morti, 36 in più. A pesare è stata poi la situazione delle terapie intensive: le sale ormai sature in Lombardia e non solo. “Vinciamo questa guerra se i nostri concittadini adottano comportamenti responsabili, modificando temporaneamente i nostri stili di vita” dice chiaramente il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.

Ma che cosa comporta concretamente la restrizione voluta dal Governo? “Non si tratta di un divieto assoluto”, ha spiegato il premier Giuseppe Conte, ribadendo però che le direttive valgono sia in entrata che in uscita. Ecco perché non si bloccano né treni né aerei: è possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Spostamenti limitati anche “all’interno dei medesimi territori, salvo che per quelli motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”: da qui al 3 aprile è fatta salva la possibilità di rientrare a casa propria, ma bar e ristoranti devono chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro.

Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire. Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia: fino al 6 aprile nella nuova “zona rossa”, mentre – per ora – nel resto del Paese è confermata la riapertura al 16 marzo, anche se lo stesso decreto lascia aperta la possibilità di estendere la misura in qualsiasi momento.

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