Salta un affare multimiliardario nel mercato dei chip. Il colosso finanziario giapponese Softbank ha accantonato la vendita di Arm, produttore di chip del Regno Unito, al gigante statunitense Nvidia. Il valore della transazione arrivava a sfiorare i 58 miliardi di euro.
Determinanti sono state le posizioni delle autorità regolatorie di Usa e Gran Bretagna, che hanno espresso dubbi sugli effetti che l’operazione avrebbe prodotto sulla concorrenza e sull’innovazione nel mercato dei semiconduttori, considerato di valenza strategica.
“Abbiamo concordato di interrompere l’accordo l’8 febbraio 2022 – ha scritto Softbank in una nota – a causa delle significative sfide regolatorie che impediscono la realizzazione della transazione, nonostante gli sforzi di fatti in buona fede dalle parti”.
A questo punto si cambia strategia e il prossimo passaggio, prosegue il comunicato, è “l’inizio dei preparativi per un’offerta pubblica di Arm entro la fine del prossimo anno fiscale” giapponese, che si chiude il 31 marzo 2023.
Se fosse andata in porto, l’operazione Softbank-Nvidia sarebbe stata la più importante di sempre nel campo dei semiconduttori. L’accordo era stato annunciato a settembre del 2020, suscitando la preoccupazione di diversi clienti che dipendono per la produzione dei loro prodotti dai chip di Arm, tra cui Microsoft.
Perplessità erano state sollevate anche in Gran Bretagna, dove si temeva l’impoverimento della proprietà intellettuale di Arm, che è considerato un campione nazionale.
A dicembre dello scorso anno, la Federal Trade Commission – l’Antitrust statunitense – aveva minacciato di bloccare l’accordo, visto come un ostacolo all’innovazione.
Sempre oggi SoftBank ha reso noto i risultati relativi al terzo trimestre dell’anno fiscale 2021-22, chiuso con un utile netto di 29 miliardi di yen (pari a circa 220 milioni di euro), in calo su base annua del 98%.
SoftBank aveva acquisito il controllo di Arm nel 2016 per 27 miliardi di euro.