ASPETTI MACROECONOMICI
Per fortuna il cavallo non beve perché NON c’è acqua
Il cavallo NON beve e quindi si è distolta l’attenzione dal problema delle risorse finanziarie necessarie per finanziare l’economia. Le banche, reduci da un notevole sforzo di adeguamento del proprio capitale alle attuali dimensioni dei loro attivi (anche riducendo gli attivi stessi) si dichiarano pronte a finanziare le imprese se richieste.
Se il cavallo riprendesse a bere – come pareva nello scorso inverno – le risorse finanziarie necessarie diventerebbero ingenti.
È stato stimato che solo per riportare l’ammontare dei finanziamenti ai livelli precedenti alla crisi servirebbero – in Europa- circa 2 mila miliardi. Se poi pensassimo che l’economia continuerà a crescere ne servirebbero in 5 anni altri 1.500 a cui di dovranno aggiungere circa 600 miliardi che le banche dovranno tenere sterilizzati per rispettare i nuovi coefficienti di liquidità.
Si tratta in totale di oltre 4000 miliardi che il sistema bancario europeo non riuscirà a fornire perché ormai bloccato dalla mancanza di capitale (gli aumenti di capitale appena realizzati sono sufficienti solo a ristabilire un corretto rapporto con i prestiti oggi in essere e la generazione di utili non si presenta certo tale da incrementare per via interna il capitale) nella misura necessaria.
È quindi naturale che i responsabili dell’economia europea, le autorità monetarie e il mondo dell’accademia ritengono di dover reperire le risorse necessarie (speriamo in un prossimo futuro) al di fuori del sistema bancario e quindi sul mercato dei capitali, favorendone in ogni modo l’accesso diretto da parte delle imprese.
Di qui il fiorire di progetti e agevolazioni per favorire: l’emissione di minibond, la quotazione di titoli azionari, obbligazionari o ibridi e, più di recente, le facilitazioni ai processi di cartolarizzazione (securitization) dei crediti/finanziamenti per generare nuovi titoli da offrire al mercato, tecniche che negli Stato Uniti hanno consentito di finanziare l’economia per un ammontare superiore a quello fornito delle banche.
ASPETTI DI TECNICA FINANZIARIA
Quando ci sarà la ripresa saremo in grado di finanziarla?
L’utilizzo in grande quantità del sistema della cartolarizzazione (e così dell’emissione di enormi quantità di ABS) ha finora incontrato forti perplessità fra gli operatori e fra i regolamentatori perchè porta con sé la VERGOGNA (Stigma) della recente crisi finanziaria. Gli operatori non si fidano più di investire in ABS perché le Agenzie di Rating cui di fatto delegavano l’analisi del rischio nel corso della crisi si sono mostrate inaffidabili, i regolatori perché convinti che le tecniche della strutturazione, anziché diluire il rischio, lo rendono opaco, invalutabile e incontrollabile e quindi ingestibile sotto il profili della stabilità.
In altre parole per 4/5 anni si è corso il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca. Nel frattempo c’è stato però un risveglio di curiosità (nel 2009 e il FSB ha dettato una linea di ricerca sullo Shadow banking; nel 2010 la Fed di NY ha pubblicato il primo documento contenente la descrizione tecnica, istituzionale e quantitativa dello Shadow Banking; IOSCO ha pubblicato linee guida sulla trasparenza delle ABS nel 2012, l’IstEin – Istituto Einaudi ha organizzato a Roma un convegno per mettere in evidenza gli straordinari risultati quantitativi dello Shadow Banking e gli interventi della Fed per impedirne il collasso; nel 2013, un gruppo di importanti banche europee (PCS) ha suggerito di individuare le ABS buone (dette QUALIFYING) da collocare sui mercati; più di recente (dicembre 2013) la più spregiudicata BoE ha pubblicato sul tema un importante documento e a maggio scorso la Boe e BCE hanno messo in pubblica discussione un eccellente, dettagliato e preciso documento congiunto.
Da ultimo, il 4 settembre il Presidente Draghi ha dato il formale annuncio che, a partire dal prossimo ottobre, la BCE avvierà un programma di acquisto di ABS “buone” (da lui definite “semplici e trasparenti”).
La decisione può avere importanza storica: la BCE, non solo legittima e quindi “sdogana” uno strumento, ma lo fa investendoci direttamente e affermando che esso è un mezzo utile non solo per finanziare le imprese ma soprattutto per intervenire sui bilanci delle banche e sui canali di trasmissione della politica monetaria.
È una grande notizia: forse la separazione, risalente alla crisi degli anni 30, del mercato finanziario in due grandi segmenti (creditizio e mobiliare) non comunicanti, vigilati in modo diverso e da autorità diverse, uno nobile e virtuoso, l’altro avventuroso e inaffidabile, tende a, chiudersi e le barriere a cadere.
Ma il problema del reperimento delle risorse rimane ancora aperto:
– La regolamentazione penalizza le cartolarizzazioni e praticamente impedisce le ri-cartolarizzazioni.
– Per molte banche, “cedere” un credito è vissuto come “cedere” un cliente e un’operazione di cartolarizzazione è considerata costosa e impegnativa in termini organizzativi.
– Per gli investitori istituzionali, le ABS contengono rischi difficili da comprendere e che quindi NON vale la pena di analizzarla nell’ambito di un normale processo di selezione di investimenti alternativi.
– Per le autorità di tutela dei risparmiatori, i titoli strutturati sono la manifestazione di una finanza perversa, orientata solo a depredare dai risparmiatori.
– Per l’opinione pubblica, anche (o soprattutto) nelle sue componenti più colte, la finanza strutturata è la manifestazione del male stesso.
È quindi chiaro che l’intervento istituzionale della BCE, illustrato dalla figura ormai carismatica del suo governatore, va salutato come un turning point e come il possibile inizio di un percorso di nuova regolamentazione che voglia tener conto dei rischi insiti nei prodotti finanziari (e su questa via il percorso è iniziato come evidenzia l’accettazione da parte dell’istituzione dell’esistenza di ABS “semplici e trasparenti” o “qualigying” e quindi “buone”) ma anche delle caratteristiche funzionali dei mercati di titoli obbligazionari che sono guidati da operatori interessati ai grandi flussi prevedibili di titoli (v. titoli di stato) e non si impegnano a trattare emissioni di piccolo importo, ignoto (o poco noto) emittente di impossibile prevedibilità quanto alla originalità delle caratteristiche e di impossibile previsione quanto alla continuità e ripetizione delle emissioni.
Su questa via non si è fatto ancora nulla ma, se non si risolve il problema della liquidità, è inutile pensare alle cartolarizzazioni e al mercato come alternative al credito bancario. Il problema macroeconomico del finanziamento della ripresa economica dovrà in tal caso essere affrontato per una terza via (il documento dell’Istituto Einaudi – IstEin si propone di offrire la prima proposta, sarà pubblicato sul n.9 di “Bancaria”).