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Chi è Dijsselbloem? Austero e gradito alla Merkel, la stampa olandese lo definisce “cane per ciechi”

A rendere l’idea di chi sia Jeroen Dijsselbloem, nuovo presidente dell’Eurogruppo, ci ha pensato il giornale olandese De Volkskrant, che lo ha definito “leale come il cane di un cieco”. Difficile capire se tale biglietto da visita sia da considerare positivo o quasi dispregiativo, fatto sta che il 46enne, ministro delle Finanze dell’Olanda da appena 11 settimane, appare più un fido esecutore che, come invece era il predecessore lussemburghese Jean-Claude Juncker, una personalità schiacciante.

I 27 ministri economici dell’Europa hanno dunque deciso di portare al loro vertice, in un ruolo istituzionale chiave nella gestione della crisi del debito, un semi-sconosciuto, appena emerso dopo tanti anni di ruoli di secondo piano nel Partito laburista olandese. Una scelta volutamente blanda, come fu la nomina ai tempi del presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy.

Soprattutto, una scelta caldeggiata dalla Germania: Dijsselbloem è infatti stato soprannominato in patria “cavaliere della morale” dopo le sue battaglie contro i videogiochi violenti e le pubblicità sessiste, e soprattutto da quando è ministro delle Finanze ha fatto dell’assoluto rigore il cardine della sua azione di governo. Del resto l’Olanda, insieme con la vicina Berlino, è uno degli ultimi quattro paesi europei (Finlandia e Lussemburgo gli altri due) ad avere ancora un’economia da tripla A, il che la mette necessariamente nella stessa linea di vedute della cancelliera Angela Merkel.

Inoltre la nomina del discreto e austero Dijsselbloem è stata dopo qualche riserva accettata anche dal ministro francese Pierre Moscovici, in nome di quell’asse Parigi-Berlino che a un certo punto aveva ipotizzato persino la candidatura in ticket del transalpino e dell’omologo Wolfgang Schaeuble; salvo poi ripiegare sul giovane olandese, che tuttavia non va del tutto a genio all’Eliseo perché pare probabile che non farà sconti neanche agli alleati di ferro sulle politiche del rigore e del pareggio di bilancio. Pareggio di bilancio per il quale il 2013 sarà un anno chiave per la Francia, mentre a primavera in Germania ci saranno le elezioni: il fido Dijsselbloem sarà subito chiamato a un’intensa attività di compromessi e di gestione delle tensioni, come vuole la tradizione dei politici del Benelux, per natura portati a mediare e ad unire.

Ne sarà capace? Lui stesso si definisce un “nuovo arrivato nel mondo della finanza” e in effetti la sua formazione, anche se economica, è di stampo agricolo, e fino allo scorso novembre nel suo curriculum vantava soltanto dieci anni da semplice deputato ad Amsterdam e un’esperienza da portavoce dei Laburisti sui temi dell’educazione. E’ evidente dunque che la sua nomina assomiglia sempre di più a un cavallo di Troia di Berlino per evitare che molti Paesi (tra cui l’Italia, dove oltretutto si va al voto) si lascino tentare dalle politiche per la crescita, e più di tutte a testimoniarlo valgono le sue prime parole dopo l’ufficializzazione: “Garantisco che non ci saranno regali per nessuno e che tutti pagheranno il loro debito, nel giorno e nell’ora stabiliti”.

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