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Chi arriva prima su Marte? Sfida Usa-Cina anche nello Spazio

Pixabay

La sfida Usa-Cina, dopo le partite “terrestri” su tariffe commerciali, 5G e Hong Kong, si sposta nello Spazio, quello con la S maiuscola. Dopo la Guerra Fredda che portò Stati Uniti e Russia a contendersi la Luna, la grande rivalità del ventunesimo secolo alza la posta e sbarca su Marte. Con un terzo incomodo: gli emirati arabi. Chi arriverà prima? Le notizie di questi giorni ci dicono che si sta per aprire un nuovo, affascinante e forse decisivo capitolo della corsa al Pianeta Rosso. I primi a partire sono stati proprio gli ultimi arrivati, gli sceicchi, per una missione però, per così dire, “minore”: la missione Al Amal si limiterà ad orbitare intorno a Marte per studiarne l’atmosfera.

Invece nei prossimi giorni sarà la volta prima del razzo cinese “Domanda al cielo” e poi del robot americano “Perseverance”, entrambi diretti sul suolo del pianeta che arriva a distare 400 milioni di km dalla Terra, ed è considerato l’unico oltre al nostro dove si sospetta che ci possano essere forme di vita. Le due missioni sono dunque parallele e giungeranno entrambe a destinazione non prima di febbraio 2021: un lungo viaggio, ma meno lungo di altre volte poiché in questo periodo, che cade ogni 26 mesi, Marte e la Terra sono divisi dalla distanza più breve (da un massimo di 400 milioni di km ad un minimo di 56 milioni di km).

Se dunque la scelta del momento è per motivi astronomici, c’è da giurare che la contemporaneità delle missioni scatenerà ulteriormente la rivalità tra le due superpotenze. Su Marte gli Usa ci sono già stati varie volte (la prima nel lontano 1976), mentre per Pechino questo lancio è una prima assoluta, alla ricerca di tracce di vita passata o – chissà – di elementi per una colonizzazione futura. Il presidente Xi Jinping ha le idee chiare: entro il 2049 la Cina deve ufficialmente diventare una “potenza spaziale”. E già sta facendo passi da gigante. Per esempio, l’anno scorso la Cnsa, l’Agenzia cinese, è stata la prima a far atterrare una navicella sul lato “oscuro” della Luna.

Ora però si punta sul Pianeta Rosso, dove nemmeno i sovietici erano mai arrivati: finora hanno toccato quel suolo così ricco di ossido di ferro, che ne determina il color ruggine, solo Usa ed Europa, che di recente, il 14 marzo 2016, ha lanciato attraverso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) il Trace Gas Orbiter (TGO) e il Lander Schiaparelli, parte della missione ExoMars. Schiaparelli per la verità fallì l’atterraggio, ma raggiunse comunque la destinazione, raccogliendo preziosissime informazioni. L’ESA stavolta non è della partita, ma in compenso pochi giorni fa, grazie alla sonda Solar Orbiter, ha fotografato il Sole come mai nessuno prima, raccogliendo le immagini più dettagliate mai ottenute e scoprendo micro brillamenti mai osservati prima.

Chi si metterà la prossima medaglia sul petto? Anche tra le stelle, la Cina sta progressivamente riducendo il divario con gli Stati Uniti, e ormai contende sempre di più a Washington il primato tecnologico, in vari ambiti (si pensi ad esempio alla corsa al 5G). Il prossimo anno Pechino inizierà a comporre la sua stazione orbitante, che farà concorrenza a quella internazionale (a guida americana), mentre una società privata testerà un razzo riutilizzabile, come quelli di Elon Musk. Attorno al 2030 la Cnsa vuole addirittura portare il primo cosmonauta sulla Luna. Nel frattempo è stata completata la costellazione di satelliti per la geolocalizzazione BeiDou, alternativa al Gps americano, fondamentale per garantire mappe accurate a civili e militari.

Come risponde l’America? Il presidente Donald Trump sta provando a rilanciare con Artemide, missione che entro il 2024 metterà in orbita una stazione attorno alla Luna e riporterà gli astronauti Usa a calpestarne il suolo. A bordo è salita anche l’Italia, riducendo la cooperazione con i cinesi. La corsa alle stelle è partita, la prossima tappa è Marte.

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