Fino all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, andare a vedere il “mostro” era relativamente semplice. Come raccontato nei nostri reportage (qui e qui) sul posto, visitare l’ex centrale atomica e la zona di alienazione era relativamente semplice: grazie a tour organizzati da agenzie governative che partono da Kiev, con un’ora di autobus era possibile visitare l’intera zona, compresa la città abbondonata di Prypjat, l’esterno della centrale e l’enorme antenna militare Duga, una volta segretissima.
Un turismo estremo (o di nicchia o dell’orrore come è stato definito) solo marginalmente sfruttato, portava valuta pregiata all’Ucraina, consentendo di monetizzare una zona che è altrimenti vietata a tutti ed a qualsiasi attività umana. Tutto questo è improvvisamente finito con l’invasione della Russia iniziata poco più di un anno fa. Uno dei primi obiettivi dei militari russi è stato proprio occupare il complesso di Chernobyl: la piccola cittadina omonima dove risiedono i lavoratori che si occupano della dismissione della centrale, la centrale stessa e le vie di accesso alla zona d’interdizione erano diventate zone occupate dall’Armata Rossa.
L’obiettivo della ex centrale era particolarmente facile: la zona di interdizione di 30 km attorno alla centrale è una enorme area dove non ci sono più installazioni civili, fatta eccezione per la centrale oramai chiusa all’attività e appunto poche strutture destinate ai lavoratori. I russi sono arrivati da nord, dalla Bielorussia, che praticamente confina con la zona di Chernobyl: le truppe e i carri armati sono arrivati in un attimo grazie al regime bielorusso amico di Mosca, che ha consentito l’uso del suo territorio per l’accumulo ed il passaggio di truppe e mezzi russi.
Chernobyl: dopo l’invasione russa non si sa più nulla della centrale fatale
Da quel momento della situazione alla ex centrale atomica non si è saputo più nulla e sono cominciate ad aumentare le preoccupazioni per possibili conseguenze nefaste dell’invasione. Infatti anche se la centrale è spenta da anni, rimane sotto al sarcofago costruito pochi anni fa, una enorme quantità di materiale radioattivo inavvicinabile e la presenza degli invasori all’interno della centrale poteva far pensare ad operazioni di sabotaggio o, peggio, di bombardamento del sarcofago stesso. Ad aprile dello scorso anno l’esercito di Kiev ha riconquistato la zona di Kiev e tutta l’area della centrale, mettendo in sicurezza l’area, ma quale è la situazione attuale e quali sono state le conseguenze dell’invasione?
Notizie in realtà ne arrivano poche: l’area è chiusa ai turisti e visitabile solo da giornalisti accreditati ma è comunque una zona di guerra dove non è possibile girare o fotografare liberamente. Le notizie sono quindi filtrate dalla censura militare e comunque scarne e non verificabili facilmente. Quello che è certo è che i russi hanno fatto danni durante la loro occupazione: hanno rubato materiale, da piccole cose a contenitori di materiale radioattivo. I russi hanno fatto prigionieri i soldati ucraini che erano a guardia del presidio ed hanno poi cominciato una lunga trattativa con il personale che doveva fare la normale manutenzione. Secondo Valentin Geiko, dirigente della centrale, dopo una difficile negoziato i russi hanno lasciato al personale ucraino il compito di effettuare le operazioni di routine, obbligando però il personale a turni lunghissimi senza i necessari ricambi. Valerii Semenov, responsabile della sicurezza del sito, ha detto che i russi oltre a rubare tutto ciò che trovavano (nel conto ci sono bollitori per l’acqua, posate, computer ed automobili) ma soprattutto sono entrati senza precauzioni nelle zone più pericolose.
In generale il personale russo, ed i soldati della Armata Rossa, secondo Semenov sapevano pochissimo del sito e facevano domande chiaramente ispirate dalla propaganda di regime: dove fossero le armi della Nato, i laboratori per armi biologiche degli americani e perché gli ucraini non aiutavano i russi a trovare gli estremisti che i russi erano venuti a cacciare. Probabilmente, ed è la notizia peggiore, i russi non sono stati informati del pericolo della zona e quali precauzioni adottare, alcuni non sapevano neanche dell’incidente nucleare. Nella zona di interdizione è vietato costruire o scavare fossati, per il pericolo di sollevare polveri radioattive: questo è anche il maggior ostacolo a bonificare l’area, le case della città abbandonata e i pezzi della centrale rimasti incompiuti non possono neanche essere rimossi, tutto deve rimanere abbandonato lasciando agli agenti atmosferici il compito eventualmente di demolizione. Alcuni palazzi di Prypjat sono pericolanti ed alcuni già crollati, segno comunque che l’edilizia sovietica dell’epoca era di scarsa qualità. Anche solo passare delle condotte idrauliche è un problema, si preferisce non interrare i tubi e farli viaggiare all’esterno, eventualmente scavalcando strade e costruzioni.
I sodati russi, forse ignorando tutto ciò, hanno scorrazzato per le varie zone dell’area interdetta con cingolati e camion pesanti, sollevando polveri e provocando coi cingoli la dispersione di terra e materiale radioattivo. Molti soldati si sono mossi nella “Foresta rossa”, una zona chiamata così perché all’epoca gli alberi avevano cambiato colore a causa delle radiazioni, senza le necessarie protezioni e addirittura scavando trincee e baraccamenti.
Chernobyl: dopo la tragedia nucleare i fantasmi radioattivi restano gli unici abitanti della zona maledetta
I soldati russi sono andati via a fine marzo del 2022, ma la zona è comunque insicura: a parte le trincee e la devastazione fatta rubando a mani basse, resta da capire cosa è stato lasciato di pericoloso dagli invasori. Molte zone sono state minate e la zona è stata disseminata di trappole antiuomo, un altro lascito dei soldati sovietici sono le zone recintate col filo spinato ed un ponte nella zona di alienazione fatto saltare con l’esplosivo. Non è ancora chiaro quanto siano pericolose le zone radioattive della città abbandonata dopo il passaggio dei russi.
Ad oggi nessuno può fare una previsione su quando la zona tornerà ad essere visitabile e Chernobyl sarà in futuro ancora di più una zona abbandonata e pericolosa; a quasi 40 anni dal peggior incidente nucleare del mondo, i fantasmi radioattivi continuano ad essere gli unici abitanti della zona maledetta.