Le truppe russe in Ucraina avrebbero scollegato la centrale nucleare di Chernobyl dalla rete elettrica. La notizia arriva direttamente dall’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA) che non riceverebbe più dati dall’impianto. La struttura ha “perso il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia della centrale”, dice una nota.
Aiea: “Nessun rischio sulla sicurezza”
Anche secondo le autorità di Kiev dell’Energoatom, la centrale sarebbe completamente ferma, una situazione che potrebbe potenzialmente bloccare il raffreddamento del combustibile nucleare esaurito. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri ucraino Kuleba “i generatori diesel di riserva hanno una capacità di 48 ore per alimentare la centrale nucleare di Chornobyl. Successivamente, i sistemi di raffreddamento dell’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito si fermeranno, rendendo imminenti le perdite di radiazioni. La barbara guerra di Putin mette in pericolo l’intera Europa. Bisogna fermarlo immediatamente!”.
A ridimensionare l’allarme ci ha pensato però l’Aiea, che tramite Twitter precisa che non c’è “nessun impatto critico sulla sicurezza” dall’interruzione di corrente a Chernobyl”.
“Il carico termico della piscina di stoccaggio del combustibile esaurito e il volume dell’acqua di raffreddamento nella centrale nucleare sono sufficienti per un’efficace rimozione del calore senza la necessità di alimentazione elettrica”, ha aggiunto l’Autorità internazionale per l’energia atomica, secondo cui “la quantità di carico di combustibile esausto presso la piscina di stoccaggio e il volume dell’acqua di raffreddamento sonoo sufficienti per un’efficace rimozione del calore senza bisogni di fornitura elettrica”.
Il Piano italiano contro le emergenze nucleari
Il Piano italiano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari porta la firma del capo della Capo della della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Ha impatti sui territori, a partire dalle Regioni che in caso di allarmi hanno responsabilità operative. Il piano tiene conto di possibili incidenti sia per centrali collocate a 200 km dei confini nazionali che in Paesi extraeuropei.
In pratica ci sono tre fasi da considerare, la prima prevede che, nei primi due-tre giorni dall’allarme, la popolazione resti al chiuso con porte e finestre serrate e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti per evitare contaminazioni.
Oltre a restare chiusa in casa, la popolazione dovrà evitare di consumare frutta, ortaggi, latte e carne prodotti localmente. Come già avvenuto in altre sciagurate occasioni la popolazione dovrà sottoporsi anche a iodioprofilassi. Secondo il Piano, “il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione può causare più danni che benefici (prolungando l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide)”.
LEGGI ANCHE: Centrali nucleari in Ucraina: quante sono e quali sono i rischi dopo gli attacchi a Chernobyl e Zaporizhzhia?