Si apre un nuovo capitolo nel dramma legale di ChatGpt: il Garante della Privacy ha notificato ufficialmente a Open AI l’atto di contestazione per la presunta violazione delle normative sulla protezione dei dati personali. La società ora ha 30 giorni per fornire le proprie difese. La battaglia legale del Garante della Privacy per salvaguardare la privacy degli utenti italiani che utilizzano il diffuso chatbot di intelligenza artificiale continua con accuse, difese, modifiche al trattamento dei dati personali e riattivazioni.
ChatGpt, violazione della privacy: cosa è successo?
Alla fine di marzo, il Garante della Privacy italiano aveva evidenziato gravi rischi per la privacy degli utenti che utilizzavano la piattaforma di Open AI. Dopo l’apertura di un’istruttoria dettagliata, l’Authority aveva imposto immediatamente una limitazione provvisoria al trattamento dei dati degli utenti italiani, determinando il blocco di ChatGpt nel nostro Paese e il blocco temporaneo della piattaforma da parte di Open AI. Il blocco, protrattosi per un mese, era stato revocato a fine aprile, quando ChatGpt era stato riattivato dopo le modifiche alle politiche della società e un accordo con il Garante, almeno su alcuni aspetti critici. L’istruttoria ha proseguito il suo corso, culminando oggi, 29 gennaio, con la presentazione dei risultati da parte del Garante secondo cui “gli elementi acquisiti possono configurare uno o più illeciti rispetto a quanto stabilito dal Regolamento Ue”. Adesso, Open AI ha un mese di tempo per rispondere, svelando le proprie difese in questo complicato gioco legale. Nel frattempo, è stato istituito un comitato speciale che riunisce le Autorità di protezione dati di tutta l’Unione europea, e la nostra Authority terrà conto dei lavori di questa task force. Al termine del procedimento, Open AI potrebbe essere soggetta a una sanzione pari al 2-4% del suo fatturato, il che rappresenterebbe decine di milioni di dollari.