Missione compiuta, seppur con qualche patema di troppo. La Juventus batte il Ferencvaros e si qualifica agli ottavi di finale con due turni d’anticipo, la Lazio fa lo stesso con lo Zenit e vede l’obiettivo a portata di mano. Ma la serata dei biancocelesti, paradossalmente, è stata molto più serena di quella dei bianconeri e questo indipendentemente dal risultato finale. La Signora, infatti, ha faticato tantissimo a battere gli ungheresi, facendo registrare un netto passo indietro dal punto di vista del gioco rispetto a sabato, quando aveva offerto una prestazione convincente e senza sbavature. Il contrario di ieri e guai a farsi ingannare dalle occasioni, evidentemente superiori ai rivali: quelle, al cospetto di una squadra molto più debole, sono quasi scontate.
Non lo sono invece l’approccio giusto e il risultato, raggiunto solo in pieno recupero grazie a un colpo di testa di Morata (subentrato a uno spento Dybala), peraltro con la gentile collaborazione di Dibusz (92’). La vittoria rende la serata sufficiente, non di più, perché i patemi del primo tempo (Ferencvaros addirittura in vantaggio con Uzuni al 19’, pareggio di Ronaldo al 35’) restano, così come le fatiche del secondo, seppur con i pali colpiti da Bernardeschi e Morata e un’occasionissima dello stesso Ronaldo.
“L’obiettivo era quello di entrare con un altro atteggiamento – ha ammesso Pirlo – Quando si giocano queste partite, che apparentemente sembrano semplici, si può andare incontro a delle difficoltà e così è stato. Siamo stati troppo superficiali e poi abbiamo dovuto rincorrere. Dybala? Non ha fatto benissimo, è vero che viene da un periodo di inattività ma deve andare oltre la sua soglia se vuole recuperare”.
Serata senza ombre invece per la Lazio, capace di surclassare lo Zenit ben oltre il 3-1 finale. Grande protagonista il solito Immobile, che dopo le due partite di stop forzato per Covid è tornato a ruggire anche in Champions League. L’attaccante ha sbloccato il match con un gran tiro dalla distanza al 3’, poi, dopo il raddoppio di Parolo (22’, anche lui con un siluro da fuori area) e il momentaneo gol dei russi (25’ Dzyuba), lo ha definitivamente chiuso con il rigore del 3-1, peraltro procurato da lui stesso (55’). La qualificazione, a differenza della Juve, non è ancora matematica, ma certo i 4 punti sul Club Brugge (sconfitto 3-0 dal Borussia) e i 7 sullo Zenit sanno quasi di sentenza, tanto che la trasferta di Dortmund della settimana prossima servirà soprattutto per il primo posto.
“Abbiamo fatto una grande partita, sapevamo quanto fosse importante e i ragazzi sono stati molto bravi, complimenti a loro – ha esultato Inzaghi – La sosta ci ha fatto bene, stiamo recuperando giocatori e forma fisica: abbiamo passato momenti difficili e questa vittoria vuol dire tanto”.
Oggi invece la palla passa a Inter e Atalanta, attese da due gare decisamente più impegnative contro Real Madrid e Liverpool. Per i nerazzurri di Conte, in particolare, il match di stasera è quasi decisivo: fallirlo, cioè non vincerlo, ridurrebbe al lumicino le speranze di qualificazione, a quel punto appese solo a un concatenarsi di eventi difficilmente prevedibile.
“Sicuramente per noi rappresenta una finale, dopo la sconfitta di Madrid e i due pareggi non abbiamo tante vie di scampo – ha ammesso Conte in conferenza stampa – Ci aspetta una gara difficile, dovremo fare una grande partita. C’è un risultato importante da raggiungere, sappiamo che se vogliamo possiamo, l’abbiamo dimostrato all’andata. Possiamo giocarcela e facendo attenzione possiamo vincere la partita”.
Di fronte ci sarà un Real tutt’altro che impermeabile, come hanno dimostrato le due gare successive a quella di Madrid: una sconfitta (4-1 a Valencia) e un pareggio (1-1 col Villarreal), a dimostrazione di una fragilità difensiva da sfruttare. Il problema è che anche l’Inter non riesce a risolvere i suoi difetti, anche se questa volta, rispetto all’andata, ci sarà un Lukaku in più. Conte sceglierà il solito 3-4-1-2 con Handanovic in porta, Skriniar, De Vrij e Bastoni in difesa, Hakimi, Barella, Gagliardini e Young a centrocampo, Vidal sulla trequarti, Lautaro Martinez e Lukaku in attacco.
Zidane, alle prese con le polemiche interne (i rapporti con alcuni senatori sono precari e anche con Florentino non è certo una luna di miele) ed esterne (la stampa madrilena, si sa, non è delle più morbide), tenterà di chiudere i giochi con un 4-3-3 che vedrà Curtois tra i pali, Carvajal, Varane, Nacho e Mendy nel reparto arretrato, Modric, Kroos e Odegaard in mediana, Asensio, Mariano e Hazard nel tridente offensivo.
Gara delicatissima anche per l’Atalanta, attesa dalla trasferta di Anfield contro i campioni d’Inghilterra. Rispetto all’andata la pressione è aumentata a dismisura, un po’ per lo 0-5 che ha complicato i piani qualificazione, un po’ per i risultati del campionato, molto al di sotto delle aspettative. “Sarà una partita di grande difficoltà, incontriamo una squadra di grandissimo valore – ha spiegato Gasperini – In questo momento è un grandissimo traguardo per noi essere riusciti a giocare la Champions, sarà comunque un’opportunità, ma vorremmo fare una buona prestazione, ci sono i presupposti”.
L’impresa è difficile, ma il tecnico nerazzurro ci proverà affidandosi a un 3-4-1-2 con Gollini in porta, Toloi, Palomino e Djimsiti in difesa, Hateboer, De Roon, Freuler e Gosens a centrocampo, Gomez alle spalle della coppia offensiva composta da Ilicic e Zapata. Klopp, che ieri ha ribadito la sua stima per l’Atalanta (“è una minaccia”), risponderà con il solito 4-3-3 composto da Alisson tra i pali, Milner, Fabinho, Matip e Robertson nel reparto arretrato, Jones, Wijnaldum e Jota in mediana, Salah, Firmino e Mané in attacco.