Il miracolo non è riuscito. Il Napoli dice addio alla Champions League con una sconfitta in quel di Rotterdam, anche se i giochi, di fatto, si erano già decisi ben prima del gol di St Juste, che al 91’ sanciva la vittoria del Feyenoord. Il risultato che faceva più male infatti era quello di Kharkiv, dove il Manchester Dity di Guardiola soccombeva sotto i colpi dello Shakhtar.
Per passare il turno servivano due vittorie azzurre, non ne è arrivata nessuna: l’eliminazione del Napoli però non si spiega solo così. A pesare è stato tutto un cammino ben al di sotto delle aspettative, come del resto dimostrano i soli 6 punti raccolti nell’intero girone, appena 3 in più del Feyenoord fanalino di coda.
Certo, sul ko di ieri pesa inevitabilmente il risultato del City, tanto che finché il match di Guardiola è rimasto in bilico anche gli azzurri di Sarri erano in vantaggio. Poi, dopo l’uno-due dello Shakhtar, anche il Napoli s’è squagliato e al gol iniziale di Zielinski (2’) hanno fatto seguito quelli di Jorgensen (33’) e St Juste (91’).
Contraccolpo psicologico inevitabile, del resto puntare tutte le fiches sui citizens già qualificati e attesi dal superderby con lo United di Mourinho era rischioso e lo si sapeva ben prima del fischio d’inizio.
“Siamo venuti qui per vincere ma non ci siamo riusciti – s’è difeso Guardiola – Noi abbiamo combattuto e ci abbiamo provato, loro però hanno fatto una grande partita e si meritano i complimenti”.
Gli inglesi non hanno aiutato, d’accordo, è innegabile però che anche il Napoli avrebbe potuto fare di più e che questa sconfitta, la seconda consecutiva dopo quella di venerdì scorso con la Juve, faccia suonare un bel campanello d’allarme.
Gli azzurri non sono più quelli d’inizio stagione, come dimostra la crisi del gol di Mertens e, più in generale, una manovra offensiva ben al di sotto degli standard abituali. Problemi che si sono visti anche in campionato, dove la versione spumeggiante di settembre/ottobre ha lasciato spazio a una decisamente più opaca.
“Ci sono delle cose che stanno venendo a galla che dobbiamo risolvere – ha ammesso Sarri – Ultimamente siamo un po’ fermi, ci mancano quei movimenti offensivi che ci rendevano pericolosi. Guai però a perdere certezze, ora lavoreremo per il campionato e poi, a tempo debito, onoreremo anche l’Europa League”.
Già, perché il cammino europeo del Napoli non è finito, ha solo cambiato giorno. Da febbraio bisognerà giocare di giovedì, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire. Urge ragionarci al meglio già nel mercato di gennaio, per far sì che a maggio, oltre ai soliti complimenti, arrivi anche qualche trofeo.