Fine di un sogno. E’ il Barcellona ad alzare la Champions League sotto il cielo di Berlino, mentre alla Juve non resta che aggiornare il conto delle finali perse. Con quella di ieri sono diventate 6 le volte che la Signora, giunta all’ultimo atto, si è ritrovata ad assistere ai festeggiamenti altrui: un record davvero poco invidiabile, che conferma come la Champions sia una competizione quasi maledetta. Ma se è vero che “vincere è l’unica cosa che conta” (Boniperti dixit), è altrettanto vero che, questa volta, non si poteva pretendere molto di più. Ha vinto la squadra più forte, quella che può permettersi il lusso di schierare attaccanti come Messi, Suarez e Neymar: gente da 122 gol stagionali, più di quanti ne abbia segnati l’intera rosa della Juve. Per battere il Barça serviva una partita perfetta, ricca di esperienza e fortuna e ai bianconeri sono mancate entrambe le cose.
“Nel nostro momento migliore abbiamo subito un gol da polli, contro certi campioni non sono ammesse le ingenuità – ha spiegato Massimiliano Allegri. – Detto questo non posso rimproverare nulla ai ragazzi, la nostra stagione resta fantastica”. Vero, eppure l’amaro in bocca c’è, eccome se c’è. In tanti infatti speravano che questa potesse essere la volta buona per sfatare il tabù Champions, invece è andata male. Colpa anche di alcuni episodi, su tutti quanto accaduto al 67’: Pogba, sul risultato di 1-1, cade in area dopo un contatto con Dani Alves. L’arbitro Cakir lascia proseguire e un minuto dopo il Barcellona segna il 2-1 con Suarez (68’). Polemiche a parte (il rigore ci stava) è stato il momento chiave del match, quello che ha indirizzato la coppa dalle grandi orecchie verso la Catalunya. Fin lì infatti era stato un match sostanzialmente equilibrato, nel quale i blaugrana erano partiti fortissimo (Rakitic trovava l’1-0 dopo appena 4’ e al 13’ solo un miracolo di Buffon impediva il raddoppio di Dani Alves) senza però abbattere del tutto i bianconeri. Che una volta smaltita l’ansia da prestazione si ritrovavano, tanto da raggiungere il pareggio in apertura di secondo tempo (tap-in di Morata dopo una respinta di Ter Stegen su Tevez). “Abbiamo giocato bene ma dovevamo gestire meglio alcuni momenti – l’analisi di Allegri. – Ci siamo fatti prendere per la gola nel tentativo di andare in vantaggio, invece contro certi campioni bisogna fare maggiore attenzione”.
La sconfitta fa male ma l’orgoglio bianconero non esce ammaccato, anzi. “C’è amarezza ma la squadra merita comunque i complimenti – il commento di Marotta. – Anche queste sconfitte possono insegnare qualcosa, siamo partiti dal settimo posto vincendo 4 scudetti consecutivi e arrivando fin qui. Ora puntiamo alla finale di Milano 2016”. La lunga rincorsa comincia con il mercato, vero e proprio crocevia di ogni stagione. Tevez e Pirlo potrebbero lasciare (“mi auguro restino entrambi, parleremo subito con loro”) e Pogba sarà ancora una volta “assediato” dalle big straniere. Serviranno idee precise e coraggiose, per far sì che Berlino non resti solo un ricordo amaro ma un punto di partenza verso obiettivi futuri. Non ha di questi problemi il Barcellona: con il successo di ieri le Champions in bacheca diventano 5, di cui 4 conquistate negli ultimi 9 anni. Numeri incredibili, che rendono quasi normale un triplete in realtà straordinario. Riflettori su Messi, Suarez e Neymar, ma anche su Iniesta, Xavi (che saluta Barcellona con l’ennesimo trionfo della sua straordinaria carriera), Piqué, Mascherano e Rakitic, senza dimenticare Luis Enrique, tecnico meno celebrato di Guardiola ma capace di ottenere gli stessi risultati, per giunta con numeri migliori. “Abbiamo vinto meritatamente, non è stata una partita facile – le parole dello spagnolo. – Colgo l’occasione per salutare i tifosi della Roma, saranno contenti per il nostro successo”.
Amarezza sì, sconforto no. La Juventus chiude una stagione potenzialmente da 10 con un bel 9, alla faccia di chi riteneva impossibile arrivare fino a Berlino. La ferita andrà cicatrizzata il prima possibile e l’anno prossimo ci si riproverà. Con quel pizzico di esperienza europea in più che permetterà, forse, di sfatare la maledizione delle finali.