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CHAMPIONS LEAGUE – La Juve cade ad Atene e pregiudica la qualificazione

Chiamatela pure allergia europea. La Juventus di Champions mostra nuovamente il suo volto peggiore, quello che da anni la vede stentare nelle competizioni continentali, soprattutto in trasferta. Con quella di ieri sera sono cinque le sconfitte raccolte nelle ultime sei partite lontano da Torino e per trovare un successo bisogna addirittura tornare al febbraio 2013, quando l’allora squadra di Conte superò il Celtic.

Numeri impietosi che fotografano bene il mal d’Europa che attanaglia la Signora, ben più dei 18 tiri effettuati verso la porta di Roberto. Innegabile che il portiere dell’Olympiacos sia stato decisivo ai fini del risultato, così come che la Juve avrebbe tranquillamente potuto pareggiare in una delle numerose occasioni avute, ma ridurre la sconfitta del Karaiskakis solo a questo sarebbe quantomeno superficiale.
Questa squadra, tanto devastante in Italia, ha un grosso problema in campo europeo e se vorrà passare il girone farà bene a risolverlo al più presto.

“In Champions siamo bloccati” hanno ammesso all’unisono Tevez e Pogba, a dimostrazione che ormai sono gli stessi giocatori a giocare sfiduciati. “Secondo me abbiamo ottime possibilità di superare il girone – ha tuonato invece Allegri. – Il primo tempo è stato giocato male, con tanti errori tecnici. Poi nella ripresa c’è stata la reazione, purtroppo è mancata la lucidità sottoporta. Nulla però è compromesso, gli ottavi ce li giocheremo nelle prossime tre partite”.

L’analisi del tecnico bianconero, pur corretta dal punto di vista matematico, somiglia più a una seduta analitica che a una disamina calcistica. Il calcio italiano intero, al di là del campanilismo che da sempre lo contraddistingue, punta sulla Signora per rilanciare le proprie ambizioni in Champions. La sensazione però è che in Europa manchi un quid non indifferente per il tanto agognato salto di qualità. La partita di Atene non è stata poi così diversa dalle altre giocate in questi anni: partenza bloccata, per non dire terrorizzata, gol subito inevitabilmente e poi reazione di nervi nel tentativo di raddrizzare la barca. A volte riesce (anche se i pareggi con Nordsjelland e Copenaghen si rivelarono poi mezze sconfitte), a volte no.

Il primo tempo di ieri sera è stato quasi inquietante: squadra lunga, difesa schiacciata, errori inconcepibili nel palleggio. Su tutti Pirlo, del tutto fuori forma, colpevole di numerosi sbagli in disimpegno; da uno di questi, tra l’altro, è nato il gol partita di Kasami, libero di freddare Buffon con un tiro dal limite dell’area (35’). L’ex Palermo ha avuto anche la palla del 2-0 a inizio ripresa ma questa volta la mira è stata sballata. Da lì, complici anche alcune mosse correttive di Allegri (fuori Pirlo e Ogbonna, dentro Marchisio e Pereyra con conseguente passaggio al 4-2-3-1) è finalmente venuto fuori l’orgoglio bianconero. Che ha prodotto occasioni in serie, con Morata (almeno due occasioni clamorose), Tevez e Pogba, tutte respinte dallo strepitoso Roberto.

E così, al fischio finale del serbo Mazic, a festeggiare è stato l’Olympiacos, primo nel girone con 6 punti assieme all’Atletico Madrid, giustiziere del Malmoe con un roboante 5-0. Lo scenario, seppur ancora rimediabile, è quantomeno inquietante: la Signora è staccata di tre punti dal duo di testa. Il che, senza troppi giri di parole, obbliga a vincere almeno due partite delle tre che restano da qui alla fine, se non addirittura tutte. Tra quindici giorni la prima finale a Torino contro l’Olympiacos. L’ultimo appello per non ritrovarsi, ancora una volta, a piangere un fallimento europeo.

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