La Decima diventa Real. Dopo averla sognata per dodici lunghi, lunghissimi anni, il Madrid conquista la Champions League numero 10 della sua storia. Un traguardo importantissimo, degno del club più glorioso che il calcio conosca, arrivato al termine di una finale stupenda per intensità e colpi di scena. Merito anche di un Atletico commuovente, punito dalla crudeltà di un gioco bellissimo ma spietato.
Già, perché al 93’ i colchoneros avevano la Champions in mano e Ancelotti un piede e tre quarti nel girone infernale degli sconfitti. Solo un episodio poteva ribaltare una partita indirizzata verso Plaza Neptuno da un gol di Godin, in collaborazione con lo sciagurato Casillas, ed è arrivato grazie a Sergio Ramos, bandiera madridista al pari del portiere. Il suo colpo di testa ha scrollato dalle spalle di Carletto nostro un quintale di ansie e paure, e con lui tutto il Madrid.
Era riuscita a far poco la squadra blanca fino a quel momento, un po’ per il valore dell’avversario, atleticamente incontenibile, un po’ per la serata grigia degli uomini più rappresentativi. Non stavano bene Cristiano Ronaldo e Bale, ma a differenza di Diego Costa (uscito dopo 8’ per i soliti problemi muscolari) sono riusciti a giocare tutta la finale. Il dio del calcio li ha premiati facendoli segnare entrambi nei supplementari, in cui il Madrid ha effettivamente cambiato marcia. Di Maria ha messo la quinta per saltare come birilli i difensori dell’Atletico e propiziare il gol di mister 100 milioni di euro, che dopo aver deciso la finale di Coppa del Re si è dunque ripetuto nella notte più importante (110’). Lì i colchoneros si sono arresi, stremati dalle fatiche di una stagione che poteva essere memorabile ma che sarà comunque da ricordare. Il Real non si è impietosito e ha finito i cugini con Marcelo (117’) e Cristiano Ronaldo (rigore al 120’), mettendo così i punti esclamativi sulla Decima.
Un trionfo che porta la firma di Carlo Ancelotti, alla sua quinta Coppa dei Campioni, la terza da allenatore. Chiamato in estate da Florentino Perez per riuscire là dove avevano fallito, nell’ordine, Queiroz, Camacho, Luxemburgo, Capello, Schuster, Juande Ramos, Pellegrini e Mourinho, il tecnico italiano ha fatto centro al primo colpo. Serenità, bravura e un pizzico di fortuna, il tutto condito dal solito sopracciglio sinistro alzato: eccola qui la ricetta di Carlo, da ieri ufficialmente nella storia del Real Madrid. Nulla da fare invece per l’Atletico, di nuovo sconfitto in finale di Coppa Campioni dopo il precedente contro il Bayern di 40 anni fa. Ai colchoneros vanno gli applausi, ai blancos la gloria. Perché il calcio in fondo, seppur crudele, ha un suo filo logico. Quello che ha portato la Decima nella bacheca del Real Madrid.