Tutto merito di Drogba ma un po’ anche di Di Matteo. Il bomber, che ora andrà in Cina alla corte di Lippi, è stato il vero mattatore della finalissima. Prima ha pareggiato i conti, in piena zona Cesarini (1-1 all’88), aprendo le porte ai supplementari per la disperazione dei tedeschi del Bayern che erano convinti di aver messo le mani sulla Coppa dalle grandi orecchie dopo il bel gol di Muller e dopo assersi visti annullare una rete di Ribery per fuorigioco. Poi Drogba ha segnato il punto decisivo ai rigori (5-4) e per il Chelsea del magnate russo Roman Abramovic è stato il trionfo.
Evidentemente l’Allianz Arena non porta fortuna alla squadra di casa e ora il Bayern, che perde così la sua seconda finale consecutiva di Champions (l’ultima volta era stata a Madrid contro l’Inter), può solo piangere.
Una volta arrivati ai supplementari e poi ai rigori, il Chelsea, ottimamente disposto dall’allenatore Di Matteo che si merita così la riconferma alla guida dei blues, ha preso coraggio e ha cominciato a capire minuto dopo minuto che poteva farcela e poteva far sua la prima Champions. Ma senza il miracolo Drogba non sarebbe bastata la volontà. Drogba è stato l’autentico match winner e l’uomo in più del club di Abramovic che vince la sua prima Champions e che per la prima volta porta la Coppa nella capitale inglese.