Un punto d’oro e tanta sofferenza. La Roma ferma l’Atletico Madrid sullo 0-0 nel catino amico dell’Olimpico e si porta così a casa un pareggio pesante, tanto più alla luce di com’è andata la partita. La palma del migliore in campo, infatti, se la prende senza discussioni il brasiliano Alisson, che non ha decisamente fatto rimpiangere il “vecchio” collega Szczesny impedendo il gol agli spagnoli in numerose occasioni.
Miracoli in serie per il numero uno giallorosso, a testimonianza di una serata in cui da salvare, sostanzialmente, c’è soprattutto il risultato. Certo, la forza dell’Atletico Madrid non va dimenticata e in questo senso i fischi di una parte dell’Olimpico sono stati quantomeno ingenerosi. Il problema è che il popolo giallorosso ha ancora in testa le ultime stagioni di calcio “spallettiano”: nessun titolo, d’accordo, ma gioco decisamente divertente, per quanto parco di soddisfazioni in campo europeo.
E così questa versione di Di Francesco lascia un po’ perplessi, specialmente dal punto di vista fisico: la Roma dura un tempo, poi, come contro l’Inter, lascia campo e iniziativa agli avversari. Allora Alisson non aveva potuto nulla, ieri sera invece, complice il palo (clamoroso quello di Saul in pieno recupero), ha regalato un bel punto ai suoi. Per passare un girone del genere (il Chelsea ha già fatto vedere la sua forza con il 6-0 al Qarabag) servirà ben altro, intanto però, in attesa di tempi migliori, c’è questo pareggio che fa classifica e morale.
E se l’arbitro Mazic avesse concesso un rigore sacrosanto per mano di Vietto su cross di Perotti (23’), forse, staremmo addirittura parlando di una vittoria. “Si affrontava una squadra importante come l’Atletico e il nostro portiere ha fatto il suo dovere – l’analisi di Di Francesco – Con l’Inter siamo stati sfortunati, oggi abbiamo disputato un ottimo primo tempo, poi sono stato costretto a cambiare modulo per trovare equilibrio perché loro ci hanno messo in difficoltà. Per sessanta minuti abbiamo fatto bene, poi siamo andati in difficoltà”.
Questa sera toccherà al Napoli provare a risollevare il calcio italiano. Gli azzurri debutteranno in questa edizione della Champions in quel di Donetsk, contro lo Shakhtar del portoghese Paulo Fonseca. Sulla carta gli azzurri partono favoriti ma i padroni di casa non vanno sottovalutati: primi in campionato davanti alla Dinamo Kiev, possono contare su una migliore condizione fisica (la Premier ucraina è già all’ottava giornata) e su una grande esperienza internazionale, dovuta alle numerose partecipazioni alla Champions League.
“E’ una squadra forte, poco conosciuta in Italia ma abituata a fare la partita – il commento di Maurizio Sarri, tornato finalmente a parlare in conferenza stampa – Loro attaccano molto e ci faranno soffrire, anche noi però avremo certamente le occasioni per fargli male. In un girone di sei gare la prima può essere condizionante, se vogliamo partire bene e metterci sulla strada della qualificazione dobbiamo vincere”.
Napoli d’attacco insomma, come sempre del resto. Nelle ultime partite s’è vista una squadra meno bella ma più cinica, un fattore positivo per la critica ma non per il tecnico azzurro. “Il nostro obiettivo è dominare dall’inizio alla fine – ha proseguito. – Ecco perché non sono soddisfatto di come abbiamo giocato con Atalanta e Bologna, sono arrivate due vittorie ma continuando così rischiamo di pagare il conto”.
Per tornare ai soliti fasti si continuerà a puntare sul 4-3-3 con Reina in porta, Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam in difesa, Allan, Diawara e Hamsik a centrocampo, Callejon, Milik (favorito su Mertens) e Insigne in attacco. Fonseca risponderà schierando il suo Shakhtar con un 4-2-3-1 con Pyatov tra i pali, Srna, Rakitski, Kryvtsov e Ismaily nel reparto arretrato, Fred e Stepanenko in mediana, Bernard, Kovalenko e Dentinho sulla trequarti alle spalle dell’unica punta Ferreyra.