La pazza Inter si regala 3 punti, il Napoli “normale” ne butta due. Si può riassumere così il martedì delle italiane in Champions, con i nerazzurri capaci di vincere una partita che sembrava persa e gli azzurri di pareggiarne un’altra che andava conquistata a tutti i costi. Potere del calcio, uno dei pochi sport al mondo in grado di sovvertire pronostici e previsioni nel giro di qualche minuto.
Ne sono bastati 6 a Spalletti per ribaltare il Tottenham e regalare ai suoi tifosi la prima vera gioia della stagione, mentre per Ancelotti non sono stati sufficienti i 94 giocati nella metà campo della Stella Rossa. Così capita che il primo, messo in croce dalla critica per i risultati raccolti in campionato, chiuda la prima di Champions con le braccia al cielo e che il secondo, osannato da tutti come il grande guru della competizione, lasci il campo con una faccia che parla da sola.
“Abbiamo fatto una grande partita – ha gioito Spalletti – Aver vinto in rimonta, per giunta con un gol nel finale, ci dà ancora più entusiasmo, inoltre ci lascia una convinzione ben diversa delle nostre potenzialità. Contro il Parma è stato solo un incidente di percorso, ora dobbiamo ripartire da qui”.
Grande entusiasmo per il tecnico nerazzurro, del resto la vittoria di ieri lo giustifica ampiamente. Dopo un primo tempo equilibrato nel quale l’Inter si era comunque fatta a preferire, il Tottenham ha gelato San Siro grazie a un fortunato gol di Eriksen, propiziato da una deviazione di Miranda che ha lasciato attonito Handanovic e con lui tutto il popolo nerazzurro (53’).
Sembrava l’inizio della fine, poi però dal cilindro è sbucato Mauro Icardi: l’argentino, sin lì inesistente, ha freddato Worm con un destro al volo da fuori area da fantascienza, regalando a sé stesso il primo gol in Champions della carriera e a Spalletti una bella boccata d’ossigeno (86’).
Che s’è trasformata in delirio totale al 92’, quando Vecino, proprio lui che aveva deciso la “finale” con la Lazio della scorsa stagione, ha ribaltato il Tottenham con un colpo di testa da posizione ravvicinata. Vittoria e girone in discesa (l’altra sfida, come facilmente immaginabile, ha visto il Barcellona prevalere sul Psv con un netto 4-0), insomma tutto il contrario di quanto uscito da Belgrado.
Già, perché il Napoli non è andato oltre uno 0-0 che lascia una marea di rimpianti e che, soprattutto, riduce ulteriormente le speranze di qualificazione. Difficile infatti, alla luce di quanto visto ieri, che la Stella Rossa possa fermare una tra Liverpool e Psg e la vittoria degli inglesi nello scontro diretto di Anfield (3-2) non fa che aumentare i rimpianti.
E poi il Napoli avrebbe nettamente meritato di vincere, come dimostra il 73% di possesso palla e la miriade di occasioni create, tra cui spiccano le traverse di Insigne e Mario Rui, ma anche le conclusioni a botta sicura di Milik, Zielinski e Mertens. Eppure, nonostante tutte queste palle gol e l’assetto iper-offensivo scelto da Ancelotti (a un certo punto erano in campo contemporaneamente Milik, Insigne, Callejon, Mertens, Zielinski e Fabian Ruiz), il portiere serbo Borjan ha chiuso il match con la porta inviolata. Un bel problema, che costringerà il Napoli a fare risultato contro il Liverpool per non rischiare di compromettere il girone già alla seconda giornata.
“Abbiamo perso due punti in gruppo molto difficile ma non dobbiamo vedere le cose in modo troppo negativo – il pensiero di Ancelotti – Purtroppo abbiamo sbagliato nella finalizzazione, è mancato un pizzico di fortuna e poi nel finale anche la lucidità. La verità è che dovevamo vincere ma non bisogna essere drammatici, mancano ancora 5 partite e non partiamo battuti in nessuna di queste”.