Impresa compiuta. Anzi missione, per dirla con le parole di Allegri, perché una squadra che ha ambizioni di vittoria non deve esaltarsi troppo per un successo nel girone. Però resta la sensazione di aver fatto un colpo importante, il primo in questa edizione della Champions, in grado, forse, di dare coraggio in vista di un cammino che deve ancora riservare gli ostacoli più difficile.
La vittoria di Siviglia significa due cose: la qualificazione agli ottavi e il primo posto in classifica, seppur da confermare nell’ultima giornata. Tanta roba insomma, soprattutto in virtù dei tantissimi assenti con cui la Juve ha affrontato la trasferta andalusa. Certo, non è tutto oro quello che luccica: la vittoria, più che di una netta imposizione sugli avversari, è figlia di alcuni episodi determinanti.
Su tutti l’espulsione di Vazquez, folle nel rimediare due gialli nel giro di 5 minuti, ma anche l’ingenuità di Mercado, autore di un assurdo fallo da rigore su Bonucci proprio quando il primo tempo stava andando in archivio sull’1-0 Siviglia (Pareja al 9’).
E così la Juve, quasi senza accorgersene, s’è trovata dall’essere sotto e in difficoltà al poter affrontare il secondo tempo sull’1-1 (Marchisio dal dischetto al 47’), per giunta in superiorità numerica.
Non che poi si sia visto un dominio trascendentale, anzi: i bianconeri hanno sofferto gli spazi chiusi disegnati da Sampaoli (espulso per proteste) e non hanno quasi mai dato la sensazione di poter vincere.
Fino al minuto 84’, quando Bonucci, uno che segna solo gol pesanti, ha trovato il sinistro giusto dalla distanza per battere Rico e regalare ai suoi 3 punti di platino. La sassata finale di Mandzukic (94’) è servita solo a mettere il punto esclamativo sulla vittoria e sulla qualificazione, diventata finalmente una certezza matematica.
“Sono contento perché vincere a Siviglia non è affatto facile – il commento di Allegri. – Abbiamo raggiunto il primo dei tre obiettivi che avevamo fino a Natale: ora dobbiamo restare in testa al campionato e vincere la Supercoppa contro il Milan”.
Questa sera invece tocca al Napoli, impegnato al San Paolo contro la Dinamo Kiev. Partita da vincere a tutti i costi, altrimenti il discorso qualificazione rischierebbe di complicarsi irrimediabilmente. Gli azzurri potranno sfruttare a loro favore l’altra sfida del girone, quel Besiktas-Benfica che si giocherà prima (ore 18.45) e che darà, in qualsiasi caso, la possibilità di dipendere solo da sé stessi. A patto però di non commettere gli errori già visti in altre sfide, perché questa volta rischierebbero di essere irrimediabili.
“Voglio che la mia squadra si concentri solo sulla prestazione, non sul risultato – ha spiegato Sarri. – Il rischio è quello di innervosirci troppo, dobbiamo pensare solo a giocare e a stare tranquilli. Guai a prendere l’impegno con superficialità: loro sono forti e se sono ultimi è solo perché hanno avuto sfortuna”.
In realtà gli ucraini non sembrano rappresentare un grosso ostacolo: sin qui hanno raccolto un solo punto e segnato appena 2 gol, ecco perché il Napoli non ha scuse e deve necessariamente prendersi la posta in palio.
Sarri si affiderà al solito 4-3-3 con Reina in porta, Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam in difesa, Allan, Jorginho e Hamsik a centrocampo, Callejon, Gabbiadini (ballottaggio con Mertens) e Insigne in attacco. Rebrov risponderà con un 4-1-4-1 molto compatto con Rudko tra i pali, Morozyuk, Vida, Kacheridi e Makarenko nel reparto arretrato, Rybalka “diga” a supporto dei mediani Yarmolenko, Buyalski, Sydorchuk e Derlis Gonzalez, con Junior Moraes unica punta.