Missione compiuta. La Juventus batte lo Zenit, trovando così una vittoria che mancava da tre partite e, soprattutto, la qualificazione con due turni d’anticipo. Il prossimo 23 novembre, nella tana del Chelsea, si giocherà solo per stabilire l’ordine di classifica, il che permetterà ad Allegri di concentrare la maggior parte delle forze sul campionato, nella speranza di recuperare qualche punto su chi gli sta davanti. In questo senso il tecnico bianconero può trarre alcune indicazioni importanti dal 4-2 dell’Allianz Stadium, a cominciare dalle prestazioni di Dybala e Chiesa, trascinatori per distacco e punti fermi da cui ripartire già dalla sfida con la Fiorentina di sabato prossimo.
La Joya, in particolare, ha mostrato di essere ispiratissima, e chissà che la doppietta di ieri (106 gol in maglia bianconera, raggiunto un mostro sacro come Platini) non l’abbia sbloccata definitivamente: fosse così sarebbe l’ideale per Max, proprio nella notte in cui Ronaldo conferma al mondo di non essere un problema, bensì una risorsa. Di questo però parleremo tra un attimo, prima è giusto celebrare il successo bianconero, senza però nascondere i problemi. Anche ieri, infatti, la fase difensiva ha scricchiolato, dimostrando che questa Juve fatica a trovare un equilibrio definitivo: tradotto, se decide di attaccare per segnare di più, ecco che finisce per incassare due gol, anche se uno se l’è fatto da sola.
“Sul 4-1 abbiamo fatto quattro azioni in contropiede che non abbiamo chiuso e alla fine abbiamo preso gol, è l’emblema di questa squadra – ha sospirato Allegri in conferenza stampa – Non avevo dubbi sulla prestazione dei ragazzi, hanno giocato bene tecnicamente e dato grande intensità, anche se comunque bisogna migliorare. Se il ritiro è servito? Io faccio l’allenatore, non il cane da guardia. Siamo andati in ritiro ieri mattina, ci siamo ritrovati e abbiamo fatto un buon allenamento, ora ho dato un giorno libero per premio, giovedì ci ritroviamo e facciamo allenamento, anche perché poi avremo due giorni per preparare la difficile partita con la Fiorentina. Dybala? Ha fatto una partita tecnicamente eccelsa, come del resto tutta la squadra, però bisogna annullare gli ultimi 5 minuti, che sono quelli che ci hanno fatto perdere col Sassuolo, con l’Empoli e due punti a Udine”.
Il tecnico bianconero, giustamente, sottolinea ciò che non è andato, ma è giusto ribadire che la Juventus ha strameritato la vittoria. L’1-1 a fine primo tempo (gol di Dybala all’11’, pareggio dello Zenit su autogol di Bonucci al 26’) non rispecchiava l’andamento del match, alla luce del dominio territoriale dei bianconeri, padroni del campo sin dall’inizio. Al 55’ l’episodio decisivo, seppur con un pizzico di fortuna: fallo di Claudinho su Chiesa e rigore per la Juve, che Dybala calciava incredibilmente fuori. L’arbitro Hernandez però faceva ripetere per il prematuro ingresso in area di Barrios (succede sempre, da qui il riferimento alla buona sorte) e così la Joya cancellava il pesantissimo errore, trovando il 2-1 che dava il là alla goleada. Da lì in poi infatti i bianconeri dilagavano, segnando prima con Chiesa (74’, grande azione personale) e poi con Morata, finalmente sbloccatosi al minuto 82. Nel finale poi ecco la rete di Azmoun (92’), buona solamente per il tabellino, a ricordare che i problemi, nonostante il successo, sono ancora vivi e vegeti.
Non è andata altrettanto bene all’Atalanta, che vede sfuggire una vittoria storica contro il Manchester United in pieno recupero, a firma, ovviamente, di Cristiano Ronaldo, autore di una doppietta. Sul secondo gol, quello del definitivo 2-2, pesa un possibile fallo di mano di Greenwood, ritenuto però involontario: resta comunque lo splendido gesto tecnico del portoghese, capace di trovare l’angolino basso con un tiro al volo tanto bello quanto decisivo. Già, perché con il 2-1 per l’Atalanta la classifica sarebbe stata molto diversa, con la Dea a un passo dalla qualificazione e i Red Devils nel baratro; invece, così Solskjaer mantiene il primo posto nel Gruppo F, seppur alla pari col Villarreal. Gasperini però non deve disperare, un po’ perché il pallino resta nelle sue mani (con 6 punti tra Young Boys e spagnoli va agli ottavi), perché la sua squadra gli ha dato le risposte che cercava, mettendo alle corde uno squadrone come lo United (al netto delle difficoltà che attraversa) e mancando la vittoria solo per la giocata dell’alieno portoghese.
“È un giocatore pazzesco, non lo vedo mai tirare fuori dallo specchio, 9 volte su 10 centra la porta, a fine della partita gli ho detto una cosa in italiano: ‘vai a quel paese! – ha scherzato, ma fino a un certo punto, il tecnico nerazzurro – Abbiamo giocato contro una big del calcio europeo, se avessimo vinto sarebbe stato bellissimo ma ci siamo andati molto vicino. Siamo felici all’80% e rammaricati al 20% per aver preso gol nel recupero, ci dispiace perché sarebbe stata un’impresa e ci avrebbe dato una spinta in ottica qualificazione: non è compromesso nulla, abbiamo ancora qualche opportunità. La matematica non si discute, con 6 punti ci qualifichiamo ma poi bisognerà vedere cosa faranno Manchester United e Villarreal: le prossime due partite saranno difficilissime”.
Effettivamente il rammarico resta, perché l’Atalanta era riuscita ad andare due volte in vantaggio (Ilicic al 12’ su papera di De Gea e Zapata al 56’ dopo check del Var), ma ha dovuto fare i conti con il ciclone Ronaldo, in rete prima per il momentaneo 1-1 (46’), poi per il definitivo 2-2 (91’). Guai però a perdere di vista la realtà: se i bergamaschi sono tristi dopo un pareggio con i Red Devils vuol dire che ne hanno fatta di strada (ed è proprio così), il che non può che indurre all’ottimismo in vista dei prossimi turni.