Una speranza di nome Chiesa. Il gol dell’esterno bianconero, infatti, permette alla Juventus di restare aggrappata alla Champions League, nonostante una brutta sconfitta e una prestazione, se possibile, ancora peggiore. Non ha funzionato nulla in casa bianconera, eccezion fatta per quella combinazione Rabiot-Chiesa al minuto 82, quando la qualificazione ai quarti, se non sfumata, sembrava quantomeno compromessa. Invece la zampata dell’ex Fiorentina permette alla Signora di crederci, perché il 9 marzo in quel di Torino sarà sufficiente un 1-0 per passare il turno: il gioco però dovrà essere decisamente migliore, magari sperando in qualche rientro eccellente, Dybala su tutti.
E dire che la Juve avrebbe potuto addirittura pareggiare se Del Cerro Grande, in pieno recupero, avesse fischiato il rigore per un contatto tra Zaidu e Ronaldo, ma l’arbitro spagnolo, sbagliando clamorosamente, ha lasciato proseguire, peraltro senza nessuna indicazione dal Var. Ma l’episodio, per quanto dubbio, non può cancellare la brutta prova bianconera, come ammesso senza mezzi termini da Pirlo in conferenza stampa.
“L’approccio è stato sbagliato dopo il primo minuto e subendo un gol così sono subentrare paura e mancanza di certezze – le parole del tecnico bianconero – L’avevamo preparata bene, questo non era l’atteggiamento che volevamo imporre alla gara, però quando prendi gol dopo un minuto diventa tutto più difficile. La stanchezza c’è dopo tante partite impegnative, non è facile mantenere lo stesso ritmo, lo stesso livello di attenzione, però quando giochi un ottavo di finale a eliminazione diretta questo non dovrebbe mai succedere. Fortunatamente siamo riusciti a rimettere in pista la qualificazione con il gol di Chiesa, adesso ci concentreremo sul ritorno”.
Resta la sensazione di una partita storta, sbagliata anzitutto nell’approccio: basti vedere che i due gol del Porto sono arrivati agli albori dei due tempi, sintomo di una concentrazione non all’altezza del palcoscenico. Il primo lo ha letteralmente regalato Bentancur, con un retropassaggio folle verso Szczesny su cui Taremi si è avventato come un falco, per il clamoroso 1-0 Porto dopo appena 61 secondi. Da lì è nata un’altra partita, con i portoghesi ancora più a loro agio nel chiudere ogni spazio e la Juve a cercare i varchi giusti, senza però trovarli.
Le cose, se possibile, sono addirittura peggiorate a inizio ripresa, quando Marega, dopo 17 secondi di gioco, ha trovato il raddoppio, questa volta non per un errore individuale bensì di reparto: guardare le immagini, con 7 giocatori bianconeri a guardare immobili il centravanti maliano segnare, per credere.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum: i latini, quando inventarono questa frase, non pensavano certo al match del Dragao, ma sicuramente la massima calza a pennello. La Juve, travolta dalla paura, ha addirittura rischiato di prendere il terzo gol (per fortuna Szczesny ha salvato su Oliveira), poi però, col passare dei minuti, ha ritrovato un po’ di coraggio, sufficiente per trovare il 2-1: inserimento di Rabiot sulla sinistra e pallone dall’altra parte, dove Chiesa si è avventato con la zampata che riapre tutto in vista del ritorno (82’).
Nulla è perduto insomma, anzi le possibilità di qualificazione sono ancora alte, ma certo non si può negare che la Juve abbia un problema nei match a eliminazione diritta. Questa, unita a quelle con Atletico Madrid e Lione, è la terza sconfitta consecutiva nell’andata degli ottavi: non il massimo per chi, un paio d’anni fa, aveva deciso di acquistare il numero uno al mondo per puntare all’Europa. E che invece, dopo tre stagioni, vede ancora le streghe appena il gioco si fa duro.