Quando un pareggio fa più male di una sconfitta. Il mercoledì di Champions delle italiane va in archivio con il ko dell’Inter sul campo del Barcellona e con il 2-2 del Napoli in quel di Parigi: messa così sembrerebbe ovvio rammaricarsi per Spalletti e celebrare il punto raccolto da Ancelotti, invece è (quasi) il contrario. Già, perché se la sconfitta del primo è resa indolore dal 2-2 tra Psv e Tottenham (Inter a+ 5 su olandesi e inglesi a tre giornate dal termine), il pari del secondo fa male perché subito in rimonta, per giunta a soli 2’ dalla fine.
Ad ogni modo la positività della serata resta evidente: a mente fredda, infatti, una volta smaltita l’adrenalina, è doveroso sottolineare come Inter e Napoli abbiano sfangato un turno difficilissimo, seppur in modo diverso.
Partiamo dai nerazzurri e dal 2-0 incassato al Camp Nou: una sconfitta che interrompe la serie positiva di vittorie (7), d’accordo, ma che tutto sommato può andare in archivio senza particolari controindicazioni. Certo, l’appetito vien mangiando e dopo il successo nel derby erano in molti a sperare in altro colpaccio, il Barça però non è il Milan e poco cambia che in campo non ci fosse Messi: a questi livelli basta poco per essere puniti e l’Inter può comunque consolarsi con la buona prestazione offerta su uno dei prati più proibitivi d’Europa.
“Mi aspettavo maggiori conferme ma non siamo stati abbastanza bravi – il commento di Spalletti. – Purtroppo siamo entrati in campo un po’ titubanti, loro hanno meritato di vincere, avremmo potuto gestire meglio ordine ed energie. Le nostre difficoltà però derivano dal fatto di aver avuto pochi uomini a disposizione soprattutto a centrocampo e qui c’entrano anche le limitazioni dell’Uefa”. Recriminazioni doverose, segno di una mentalità ritrovata e destinata (si spera) a raggiungere obiettivi importanti. Il 2-0 finale (32’ Rafinha, 83’ Jordi Alba) però è costato impegno e sudore agli uomini di Valverde, a testimonianza che i nerazzurri sono ormai una realtà solida e scomoda per tutti.
Esattamente come il Napoli, capace di uscire da Parigi con un punto che gli sta addirittura stretto. Impensabile per tanti alla vigilia ma non per Ancelotti: lui infatti aveva sottolineato come non esistessero squadre imbattibili, nemmeno all’ombra della Tour Eiffel. Evidentemente Carletto, vecchio lupo di mare della Champions League, aveva fiutato il colpaccio e gli va dato atto di averci visto piuttosto lungo: il suo Napoli è andato in vantaggio due volte e solo una prodezza di Di Maria nel recupero (93’) gli ha tolto il bottino pieno.
“C’è grande rammarico per non aver portato a casa i 3 punti ma anche la soddisfazione per aver quasi vinto – ha spiegato in conferenza stampa. – Ad ogni modo non posso rimproverare niente ai miei giocatori, non hanno sbagliato niente. Loro hanno talmente tanta qualità da potersi inventare un tiro all’incrocio all’ultimo minuto, questo però resta un bel test in vista della partita di ritorno. Sarà decisiva per la qualificazione e noi avremo il vantaggio di giocarla in casa”. Già, perché il “girone di ferro” è ormai una questione a tre con Liverpool e Psg ed è chiaro che vincere la prossima darebbe uno scossone fortissimo alla classifica, forse addirittura definitivo.
Il rammarico sta nell’aver mancato un successo che sembrava cosa fatta, figlio del gran gol di Insigne (29’) e di quello di rapina di Mertens (77’): in mezzo la sfortunata autorete di Mario Rui (61’, deviazione su cross di Meunier), prima che Di Maria, a soli 120 secondi dalla fine, trovasse l’incrocio con un gran sinistro a giro (93’). Ma tutto sommato può andar bene anche così: se esci dal Parco dei Principi arrabbiato per un pareggio significa che sei sulla strada giusta. E visto che il discorso vale anche per l’Inter (alzi la mano chi, il giorno del sorteggio, si sarebbe aspettato 5 punti tra lei e le inseguitrici a tre turni dal termine) si capisce come questa Champions continui a parlare sempre più la nostra lingua.