Un gigantesco flop e un’impresa straordinaria. Nel giorno della scomparsa di Diego Armando Maradona, che oggi Napoli celebrerà a dovere (il Comune ha proclamato il lutto cittadino e ha deciso di intitolargli lo stadio San Paolo), il calcio italiano ha offerto all’Europa due versioni decisamente diverse. Da una parte il disastro dell’Inter, battuta ancora una volta dal Real Madrid e ormai a un passo dall’eliminazione, dall’altra la grandissima prova dell’Atalanta, capace di espugnare Anfield e sconfiggere il Liverpool campione d’Inghilterra. Difficile trovare un trait d’union tra due partite così diverse, diametralmente opposte sia nello svolgimento che nel finale.
Le rispettive classifiche, del resto, parlano chiaro: i nerazzurri di Conte occupano l’ultimo posto e legano le loro speranze di qualificazione solo alla matematica, quelli di Gasperini hanno agguantato l’Ajax e, calendario alla mano, possono dirsi addirittura favoriti per il passaggio del turno. Sotto accusa, ancora una volta, il tecnico dell’Inter, incapace di dare un’anima alla sua squadra. Ma se in campionato, in un modo o nell’altro, il treno scudetto è ancora a portata di mano, così non è in Champions, dove gli ottavi sono un vero e proprio miraggio: vincere le prossime due, infatti, potrebbe non bastare, tanto più che a Real Madrid e Borussia Moenchengladbach, all’ultima giornata, sarebbe sufficiente un pareggio.
Insomma, il disastro è dietro l’angolo e non è solo figlio della partita di ieri, ma di un cammino europeo gravemente insufficiente, al di sotto di ogni più nefasta aspettativa. Alla vigilia era stato Conte stesso a definire il match contro i Blancos una finale, ma i suoi non devono aver recepito il messaggio. L’Inter ha approcciato la gara esattamente come domenica contro il Torino, ma se lì sono bastati 20 minuti per rimettere le cose a posto, così non è stato ieri, dove i valori erano molto differenti. Gli spagnoli, in vantaggio già al 7’ con un rigore di Hazard, hanno spadroneggiato senza problemi, sfiorando il raddoppio con Vazquez (palo ad Handanovic battuto) e, più in generale, non permettendo ai nerazzurri di fare nulla.
Al 33’ l’episodio chiave, ovvero l’espulsione di Vidal per proteste dopo un presunto rigore non concesso: ingenuità clamorosa, in primis perché il fatto non sussiste (Varane sembra prendere il pallone), ma soprattutto per l’aver lasciato in 10 i compagni nella gara decisiva. Cose così te le potresti aspettare da Barella e Sensi che vengono da Cagliari e Sassuolo (ogni riferimento alle frasi di Conte post Dortmund non è puramente casuale), non certo da un campione pluridecorato preso principalmente per la sua mentalità ed esperienza. Da lì in poi il match, già complesso di suo, è diventato quasi impossibile, tanto che il Real Madrid s’è limitato a chiuderlo (59’, autogol di Hakimi nel tentativo di fermare Rodrygo) e a gestirlo, proprio come se si trovasse di fronte a una provinciale.
“Di base è già difficile giocare contro squadre così importanti, se poi pronti via andiamo sotto di un gol e rimaniamo in dieci, allora diventa una montagna difficile da scalare – il commento di Conte – Si è vista la differenza tra noi e loro, ma questo non ci deve abbattere, ma far capire che c’è una strada da percorrere, un lavoro da fare. Non dobbiamo farci ammaliare dalle sirene, ma continuare a essere umili. L’unica strada che possiamo percorrere è quella del lavoro e della crescita, sotto tutti i punti di vista”.
Clima completamente diverso in casa Atalanta, dove si registra l’ennesima impresa della banda Gasperini. Vincere a Liverpool, per giunta senza subire gol, sarebbe eccezionale per chiunque, figuriamoci per una squadra come l’Atalanta, costruita, è bene ricordarlo, con un fatturato sei volte inferiore a quello dei campioni d’Inghilterra. Eppure sul campo tutta questa differenza economica non si è vista, anche perché Klopp, forse condizionato dal 5-0 dell’andata, ha pensato bene di fare turnover, lasciando fuori gente come Firmino, Jota, Fabinho, Minamino e Robertson.
I bergamaschi invece, nonostante il brutto pareggio contro lo Spezia, hanno ritrovato lo smalto dei giorni migliori, guarda caso proprio nella notte del ritorno al gol di Josip Ilicic. Lo sloveno, grande protagonista della cavalcata europea della scorsa stagione, ha firmato l’1-0 al 60’, rompendo l’equilibrio del match. A quel punto Klopp ha liberato i suoi cavalli dalla panchina ma è stata ancora l’Atalanta a segnare, questa volta con Gosens, ben servito da Hateboer (64’). Un grande successo, che permette alla Dea di pensare seriamente agli ottavi: se batterà il piccolo Midtjylland martedì prossimo, infatti, potrebbe andare ad Amsterdam addirittura con due risultati su tre a disposizione.
“Vincere qui contro una squadra di questo valore è una grandissima soddisfazione, oltre che fondamentale per il cammino in Champions – ha confermato Gasperini – Abbiamo fatto una grande partita riuscendo a esprimere i nostri concetti. Loro avevano qualche giocatore diverso rispetto all’andata, ma noi abbiamo giocato una partita migliore riuscendo a essere compatti e vicini, giocando tecnicamente bene. È un risultato meritato”.
Oltre che un bel modo di omaggiare il Pibe de Oro, che da lassù, da buon rivoluzionario che si rispetti, si sarà divertito a vedere la Dea prendere a schiaffi il gigante con la maglia rossa.