Una serata da dimenticare. Per l’Inter, sconfitta 3-2 dal Real e per l’Atalanta, umiliata con un netto 5-0 da un Liverpool in versione stellare. È chiaro però che, al di là delle dimensioni, la sconfitta che fa più male è quella di Madrid: ora la qualificazione agli ottavi, alla luce della vittoria schiacciante del Borussia Moenchengladbach sul campo dello Shakhtar, si è fatta davvero dura. La classifica vede i tedeschi al primo posto con 5 punti, spagnoli e ucraini subito dietro con 4, i nerazzurri ultimi con 2, ragion per cui la sfida di ritorno, in programma a San Siro il prossimo 25 novembre, diventa davvero un’ultima spiaggia.
Sotto accusa, ancora una volta, la fase difensiva e dunque Antonio Conte, responsabile dell’assetto tattico della squadra: passare dalla miglior difesa del campionato a prendere 15 gol in 9 partite stagionali non è ammissibile, specialmente per uno come lui. “Sicuramente il risultato finale lascia l’amaro in bocca, ma c’è un aspetto che non va sottovalutato: queste partite dimostrano che c’è una crescita, non so quante squadre vanno sotto due gol a Madrid e poi la recuperano – ha ribattuto il tecnico – Ci sono ancora tre partite e nove punti, faremo di tutto per passare il turno. Sapevamo sin dall’inizio che questo era il girone più difficile…”.
Il tentativo di guardare il lato pieno del bicchiere ci sta, ma la delusione è tanta perché con questo Real Madrid si poteva vincere, o quantomeno non perdere. Invece l’Inter, ancora una volta, ha mostrato tutti i limiti che ne stanno condizionando l’inizio di stagione, a cominciare dall’approccio molle, distratto, sbagliato. L’errore di Hakimi che ha aperto la strada al gol di Benzema è da vietare ai minori, un po’ meno grave, ma comunque letale, l’amnesia che ha permesso a Sergio Ramos di svettare da solo e trovare il 2-0. E così i nerazzurri, al minuto 33’, si sono trovati sotto di due gol, in una partita che avrebbero invece dovuto azzannare sin dall’inizio.
Questo Real però, tra l’inevitabile ricambio generazionale e alcune defezioni importanti, è tutt’altro che ermetico e l’Inter, dopo aver fatto tremare Courtois in un paio di occasioni, ha trovato la rete della speranza con Lautaro, bravo a sfruttare uno strepitoso assist di tacco di Barella e a bucare la porta blanca (35’). Da lì in poi la partita ha vissuto una fase di equilibrio, fino al minuto 68: colpo di testa di Martinez a smarcare Perisic, sinistro del croato e 2-2 Inter. Poco dopo la palla della vittoria, sbagliata per questioni di centimetri dallo stesso Lautaro, e quando Perisic ha nuovamente sfiorato il 3-2, in molti hanno pensato che il colpaccio fosse possibile. Niente di più sbagliato, perché all’80’ Rodrygo, lasciato colpevolmente solo dalla difesa nerazzurra, ha trovato il gol del sorpasso, certificando il successo del Madrid e l’ennesima delusione europea per Conte.
Serataccia anche per l’Atalanta, sconfitta senz’appello da un grande Liverpool, capace di segnare addirittura cinque reti senza subirne nessuna. Un vero e proprio show rosso, firmato anzitutto da uno strepitoso Diogo Jota (tripletta), ma anche dai soliti Salah e Mané. Alla Dea, sfortunata in alcune occasioni con Zapata, il ko fa male sia per le dimensioni che per le conseguenze: l’Ajax infatti, vincendo 2-1 in Danimarca, l’ha agguantata al secondo posto, rimettendo tutto in discussione.
“Il divario è stato davvero pesante, abbiamo affrontato il Liverpool con la fiducia di poter reggere ed essere pericolosi, invece erano troppo superiori e andavano troppo più forte di noi – l’analisi sconsolata di Gasperini – Non riusciamo più a essere una squadra intensa e dobbiamo studiare delle modifiche, lo abbiamo visto anche in campionato”.
La speranza è che Juventus e Lazio possano rialzare l’umore del calcio italiano già da questa sera, sui campi di Ferencvaros e Zenit San Pietroburgo (ore 21). I bianconeri devono assolutamente vincere, sia per questioni di classifica (il ko col Barcellona ha rimesso tutto in discussione) che d’immagine: la differenza tecnica ed economica con gli ungheresi, infatti, non consente passi falsi di nessun tipo. A Pirlo poi, dopo il successo sullo Spezia, ne servirebbe un altro per puntellare un po’ l’autostima, tanto più che domenica ci sarà l’insidiosa sfida con la Lazio.
“I punti sono fondamentali, ma vogliamo anzitutto portare avanti la nostra idea di gioco – il commento del tecnico bianconero – L’atteggiamento resterà lo stesso, ma cambieranno gli interpreti: Dybala per esempio, dopo aver giocato tre gare consecutive, ha bisogno di recuperare”. Continua dunque il momento no dell’argentino, che dopo la sostituzione di Cesena è pronto ad accomodarsi in panchina in virtù di quella che, probabilmente, sarà la coppia titolare della stagione. Le gerarchie del resto, assenti a parte, si stanno definendo e questa sera in Ungheria rivedremo il 3-5-2 con Szczesny in porta, Danilo, Bonucci e Chiellini in difesa, Cuadrado, Arthur, Rabiot, McKennie e Kulusevski a centrocampo, Morata e Ronaldo, al debutto stagionale in Champions, in attacco. Rebrov, dopo il pareggio con la Dinamo Kiev, proverà l’impresa con un 4-2-3-1 che vedrà Dibusz tra i pali, Lovrencsics, Blazic, Kovacevic e Heister nel reparto arretrato, Somalia e Kharatin in mediana, Zubkov, Siger e Nguen a supporto dell’unica punta Isael.
Trasferta più insidiosa, almeno sulla carta, per la Lazio, chiamata ad affrontare lo Zenit ultimo in classifica e dunque affamato di punti. Ma i problemi di Inzaghi, oltre che dai russi, arrivano soprattutto da Uefa e Figc: la prima ha nuovamente fermato Immobile, Lucas Leiva e Strakosha dopo i tamponi anti Covid, la seconda, di conseguenza, ha aperto ufficialmente un’inchiesta. Perché i tre in questione, già bloccati una settimana fa prima della trasferta di Bruges, erano invece rientrati regolarmente per il match di Torino, tanto che due di loro hanno perfino giocato (Immobile ha pure segnato un gol). Possibile che ci sia questa discrepanza tra i tamponi internazionali e quelli nostrani? Lo vedremo, intanto però Inzaghi dovrà nuovamente fare a meno di loro.
“Come a Bruges abbiamo degli indisponibili: Strakosha, Leiva e Immobile oggi non sono potuti partire, più una serie di assenze che già avevamo – ha spiegato il tecnico biancoceleste – Non ce lo aspettavamo, ma la squadra è pronta e farà un’ottima partita. Giochiamo contro lo Zenit che è forte: è a zero punti e vorrà fare bene”. Formazione pressoché obbligata insomma, dunque 3-5-2 con Reina in porta, Luiz Felipe, Hoedt e Acerbi in difesa, Patric, Milinkovic-Savic, Akpa Akpro, Parolo e Fares a centrocampo, Correa e Muriqi in attacco. Consueto 4-3-3 invece per Semak, che risponderà con Kerzhakov tra i pali, Karavaev, Lovren, Rakitsky e Santos nel reparto arretrato, Wendel, Barrios ed Erokhin in mediana, Kuzyayev, Dzyuba e Zhirkov nel tridente offensivo.