Dal grande sogno al grande incubo. Doveva essere la notte della rivincita, quella in cui restituire al Liverpool la beffa rimediata nella finale di 34 anni fa, invece la Roma lascia Liverpool con le ossa rotte da 5 gol, per giunta con Salah super protagonista. È stato proprio lui, l’ex ceduto la scorsa estate per soli 40 milioni (oggi ne vale almeno il doppio), a devastare la difesa giallorossa con due reti, altrettanti assist e, in generale, una prestazione mostruosa.
Annichilito Juan Jesus e con lui Di Francesco che glielo ha affidato, quasi non sapesse chi si sarebbe trovato davanti: il 3-4-2-1 che tanto aveva funzionato col Barcellona è stato letteralmente spazzato via da Klopp, vincitore assoluto del confronto fra gli outsider di questa Champions.
Per fortuna però nel finale i Reds hanno mostrato al mondo perché non dominano il campionato inglese: dopo 81’ di spettacolo si sono addormentati, consentendo così alla Roma di segnare non uno ma due gol, mantenendo in vita una piccola, piccolissima, fiammella di speranza per il ritorno.
“Ben vengano queste due reti che danno un senso alla partita di settimana prossima – ha sospirato Di Francesco – Abbiamo perso troppi duelli, giocato male ma non voglio processi. In Champions può succedere di prendere sberle così, ora però dobbiamo crederci: nel calcio nulla è impossibile”.
“Contro il Barcellona abbiamo dimostrato che certe cose sono possibili – gli ha fatto eco De Rossi – Aggrappiamoci a questo e proviamoci, dobbiamo farlo per noi e per la nostra gente”.
Servirà un altro miracolo sportivo, proprio come quello dei quarti di finale. Dovesse riuscire allora sì che Di Francesco entrerebbe di diritto nel mito, anche se è giusto riconoscere come il cammino europeo della sua Roma sia già andato ben oltre le aspettative. Resta però il rammarico di aver giocato male la carta di ieri, anzi malissimo.
Affrontare una squadra fisica e maledettamente veloce come il Liverpool con quel sistema, senza compattezza, quasi “impreparati” è stato un grave errore, tanto più che il ricordo di Salah dovrebbe essere ancora piuttosto nitido. Invece l’egiziano, devastante in campo aperto, è stato lasciato libero di giocare come voleva, di calciare col sinistro per l’1-0 (35’), di freddare Alisson con un tocco sotto in contropiede (45’), di regalare a Mané (56’) e Firmino (61’) gli assist per il terzo e quarto gol, prima che lo stesso brasiliano trovasse anche il quinto con un colpo di testa sugli sviluppi di un corner (69’).
Uno strapotere assoluto che ha convinto Klopp a toglierlo dal campo per far sì che Anfield gli tributasse la meritata ovazione, mossa che però, col senno di poi, s’è rivelata azzardata. La Roma infatti, oltre a fermare la sua emorragia difensiva, ha rialzato la testa segnando con Dzeko (81’) e Perotti (85’ su rigore), due gol che non semplificano più di tanto la missione ma che, quantomeno, la rendono possibile.
Il 2 maggio servirà un altro miracolo sportivo, altrimenti la finale di Kiev resterà solo un sogno. Difficile, certo, ma il precedente dei quarti autorizza almeno a sognare.