L’Atalanta entra nella storia, con la speranza di continuare a viverla. Già, perché il 4-3 con cui i nerazzurri di uno strepitoso Ilicic, diventato a 32 anni il giocatore più anziano a segnare un poker in Champions, hanno espugnato Valencia, ha il sapore del trionfo sportivo, ma anche dell’amarezza per quanto sta accadendo nella vita “reale”. Il rischio che questa Coppa, come l’Europa League del resto, si debba fermare come la Serie A è molto alto, perché il Coronavirus non è più un problema solo italiano e le esigenze Uefa, inevitabilmente, vanno a scontrarsi con i provvedimenti presi dai vari governi.
L’ultimo, in ordine di tempo, è il blocco aereo predisposto dalla Spagna da e per l’Italia, che complica non poco lo svolgimento di Inter-Getafe, Siviglia-Roma e Barcellona-Napoli. “Se le cose non cambieranno il Getafe non andrà a Milano – ha spiegato senza mezzi termini Angel Torres, presidente del club iberico – Ho chiesto alla Uefa di giocare da un’altra parte, non c’è nessuna necessità di andare proprio nel focolaio del Coronavirus: non ho intenzione di prendere rischi, se questo vorrà dire essere eliminati a tavolino allora così sia”.
Una bella gatta da pelare per il massimo organismo calcistico europeo, così come la partenza della Roma per Siviglia, al momento bloccata dal decreto: Ceferin e i suoi sono al lavoro per spuntare delle deroghe, ma è evidente che la macchina, di questo passo, sia destinata a fermarsi. Anche perché sono gli stessi giocatori di entrambi i Paesi a chiederlo, come dimostra il comunicato congiunto dei rispettivi sindacati: “Chiediamo che le partite che coinvolgono squadre italiane e spagnole siano sospese per poterle svolgere in condizioni di maggior sicurezza e con una minor emergenza nei due Paesi – si legge nel testo di AIC e AFE – Confidiamo che una profonda riflessione su tutta la calendarizzazione delle competizioni europee venga fatta, anche alla luce delle notizie che peggiorano di ora in ora”.
L’Uefa incassa dunque l’ennesimo colpo e cerca di restare in piedi, ma la sensazione è quella di un pugile in grande difficoltà, forse già alle corde. Il governo svizzero, per esempio, ha negato l’ok per giocare Basilea-Eintracht sul proprio suolo nazionale, col risultato grottesco di due squadre in cerca di un campo neutro per disputare l’incontro, a poche ore dal fischio d’inizio. Il problema delle porte chiuse, già di per sé poco gradito dalle parti di Nyon, è dunque superato, ovviamente in negativo: ora, infatti, la questione non riguarda gli spalti, bensì una città in cui giocare.
La Champions dal canto suo è sin qui riuscita a tenere botta, ma ai pienoni di Lipsia (3-0 sul Tottenham di Mourinho) e Liverpool (stasera contro l’Atletico Madrid), si contrappongono i vuoti di Valencia, Parigi (stasera contro il Borussia Dortmund) e, tra una settimana, di Torino, Barcellona e Monaco. Andare avanti solo per una mera questione di date rischia di avere poco senso, anche perché, di questo passo, sarà pressoché impossibile far convivere il calcio con l’emergenza sanitaria.
Basti pensare a quanto accaduto con Mbappé, sottoposto a tampone dopo una febbre con mal di gola che durava da un paio di giorni: l’esito, fortunatamente per lui, è risultato negativo, ma in caso contrario l’intero Psg sarebbe finito in quarantena, mettendo fine, di fatto, al multimilionario torneo.
L’Uefa ufficialmente tace, ma nei piani alti di Nyon si sta già ragionando sul da farsi: l’idea più diffusa è di portare a termine questo turno con le partite della settimana prossima, per poi interrompere tutto e aspettare l’evolversi della situazione.
Del resto, le singole federazioni stanno facendo la stessa cosa e dopo l’Italia, ferma fino al 3 aprile, anche Francia, Spagna e Germania valutano uno stop dei rispettivi campionati. E l’Inghilterra? Al momento prosegue senza intoppi, come confermato dal Ministro della Cultura con delega allo Sport Oliver Dowden, convinto che si tratti di uno scenario molto prematuro, ma è chiaro che anche la potentissima Premier sia molto meno salda di quanto voglia far credere.
Insomma, presto altri Paesi potrebbero trovarsi costretti a riunirsi per incastrare date e fare ipotesi, proprio come in Italia, dove si sta ragionando sulle inevitabili alternative (il piano A, ovviamente, resta finire il campionato come da copione), che vanno dallo stop al torneo senza assegnazione al congelamento della classifica alla 24esima giornata, fino a uno stravolgimento assoluto con playoff scudetto e playout retrocessione. Sullo sfondo, poi, c’è l’Europeo, a sua volta a rischio in caso di slittamento di più campionato. Su questo però ci concentreremo più avanti: al momento, infatti, non è possibile fare previsioni che superino la giornata, figuriamoci sull’estate…