Niente impresa ma tanta, tantissima, amarezza. La Roma soccombe al cospetto del Real Madrid sotto i colpi di Cristiano Ronaldo e Jesè e, a meno di miracoli, si prepara a dire addio al palcoscenico della Champions League.
Resta però la sensazione di un risultato bugiardo e non solo per le proporzioni: i giallorossi, infatti, avrebbero meritato quantomeno il pareggio e invece si ritrovano a fare i conti con una sconfitta pesantissima, una sorta di sentenza anticipata nonostante il ritorno ancora da giocare.
E poi bisogna parlare dell’arbitro Kralovec, autore di alcune decisioni sbagliate e totalmente sfavorevoli alla Roma: che dire di fronte ai due rigori solari negati a El Shaarawy (fallo di Navas sullo 0-0) e Florenzi (fallo di Carvajal sullo 0-1) se non che si tratta di due errori gravi e decisivi?
“Preferisco parlare degli applausi del pubblico e della prestazione dei ragazzi – ha glissato Spalletti. – Non siamo stati fortunati ma purtroppo loro hanno la capacità di concretizzare al massimo ciò che creano, noi invece non siamo riusciti a farlo. Abbiamo sbagliato qualcosa in fase difensiva e con il Real Madrid non puoi permetterlo, però siamo stati bravi e meritavamo qualcosa in più”.
Disamina perfetta quella del tecnico giallorosso, capace di imbrigliare gli spagnoli per buona parte del match in entrambe le fasi. Ma la tattica, per quanto importante, non può sopperire alle differenze tecniche e lì, inutile sottolinearlo, il Madrid è decisamente superiore. E così, dopo quasi un’ora senza rischiare praticamente nulla (a parte un tiro di Marcelo nel primo tempo), ecco la giocata individuale che ha cambiato la partita.
A farla, ça va sans dire, Cristiano Ronaldo che, ironia della sorte, era stato provocato alla vigilia dalla stampa spagnola per la sua astinenza da gol in trasferta: il portoghese, dopo aver risposto per le rime in conferenza (“trovatemi uno che ha segnato più di me”), lo ha fatto anche sul campo con una giocata mostruosa, per quanto aiutata dalla deviazione decisiva di Florenzi (57’).
Sotto di un gol la Roma ha alzato ulteriormente il baricentro e la partita, inevitabilmente, è decollata. Le occasioni sono fioccate da una parte e dall’altra: giallorossa (Salah, Vainqueur e Dzeko) e blanca (ancora Cristiano e James Rodriguez).
Poi, proprio quando i giallorossi sembravano prossimi al pareggio, ecco il tasso tecnico del Madrid fare nuovamente la differenza. Jesè, appena entrato al posto di James, ha preso il tempo a Digne e liberato un destro angolato e potente su cui Szczesny non ha potuto nulla (86’).
Al fischio finale di Kralovec (contestatissimo, a ragion veduta, a tutto l’Olimpico) grandi sorrisi per Zidane, alla prima vittoria da allenatore in Champions, e tanta amarezza per Spalletti, costretto, suo malgrado, a fare i conti con una sconfitta che sa tanto di eliminazione anticipata.
Almeno questo dice la logica, che rende quasi impensabile una rimonta così al Bernabeu. A meno che il dio del calcio, ieri avido e crudele, non decida di ricompensare la Roma con una notte che entrerebbe di diritto nella storia.