La pressione fiscale sulle imprese italiane non è solo la più alta in Europa ma batte anche quella del Canada, degli Stati Uniti e del Giappone. È quanto emerge da un’elaborazione della Cgia di Mestre che ha svolto un’analisi sui dati della World Bank nel rapporto “Doing Business 2011”.
”Se, come giustamente dichiara il Presidente di Confindustria Squinzi, la pressione fiscale sulle imprese italiane è superiore al 68%,- rileva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – rispetto alla media Ue le nostre aziende registrano un carico di tasse e contributi pari a 24,4 punti in più. Comunque, niente a che vedere con i 39,4 punti che scontiamo in più rispetto alle aziende canadesi e i 31,3 nei confronti di quelle del Regno Unito. Rispetto alle aziende statunitensi, invece, il nostro maggior carico fiscale è di 21,8 punti, che scende a 20,4 quando ci confrontiamo con la media tedesca, per raggiungere i 20 punti quando il confronto è fatto con il dato medio che grava sulle aziende giapponesi”.
Per il 2012, mette in guardia Bertolussi, il rischio è di un ulteriore aggravio fiscale tra introduzione dell’Imu, ritocco verso l’alto delle addizionali regionali Irpef, incremento delle accise dei carburanti e aumento dell’Iva. Poco fa al confronto l’introduzione dell’Ace e l’alleggerimento dell’Irap.