Il 2012 è stato nuovamente un anno nero per le aziende italiane: stando a Cerved, infatti, nel corso dell’intero anno si sono registrati 12.000 fallimenti, 2.000 procedure non fallimentari e 90.000 liquidazioni. Sono oltre 104 mila, quindi, le imprese entrate in crisi o che hanno dovuto chiudere i battenti, un numero in crescita del 2,2% rispetto a quello fatto segnare nel 2011.
“Questi dati – si legge nella nota di Cerved, azienda specializzata nell’analisi di impresa – sono accompagnati da un boom delle nuove forme di concordato preventivo, introdotte dalla riforma entrata in vigore a settembre: si stima che nel solo quarto trimestre dell’anno siano state presentate circa 1.000 domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva”.
Rispetto all’ultimo anno pre-crisi, ovvero il 2008, i fallimenti sono cresciuti del 64%. In aumento il numero di imprese chiuse nei servizi (+3,1%) e nelle costruzioni (+2,7%), mentre nella manifattura i fallimenti, pur restando a livelli altissimi, hanno subito un calo del 6,3% rispetto al 2011.
Guardando ai settori, conclude la nota di Cerved, “l’incidenza dei default osservati durante la crisi risulta particolarmente alta in settori tipici del Made in Italy come il sistema casa (7,9%), il sistema moda (7,1%), la produzione di beni intermedi (5,5%), la meccanica (5,1%)”. Da un punto di vista territoriale, invece, “la crisi è stata avvertita maggiormente tra le imprese del Nord della Penisola (3,5% nel Nord Ovest e 3,2% nel Nord Est), rispetto al Centro-Sud (2,7%)“.