In occasione della sesta edizione di ConCreta, che si terrà dal 29 giugno al 3 settembre, gli spazi espositivi di Casa Boccaccio a Certaldo ospiteranno l’opera scultorea di Enrico Stropparo “Prooemium”. Si tratta di una composizione di dieci “ciotole” che rappresentano sinteticamente i caratteri psicologici dei dieci personaggi narratori del Decamerone di Giovanni Boccaccio: Elissa l’adolescente, Panfilo l’amante fortunato, Filostrato l’infelice travagliato, Pampinea l’opulenta, Dioneo il lascivo, Fiammetta che gioisce d’amore, Neifile la gaia sensuale, Lauretta la gelosa, Filomena l’ardente ed Emilia intenta a se stessa. La tecnica è complessa ma raffinata, infatti ciascun contenitore è stato realizzato in terracotta policroma, ingobbi e ossidi.
La composizione è stata presentata per la prima volta durante la prima edizione di ConCreta, esposizione di scultura ceramica internazionale, a Palazzo Pretorio nel 2007. “La ciotola, si sa, è per l’artista della ceramica l’alfa e l’omega, il punto di ogni cominciamento e d’ogni approdo, la sagoma sorgiva e l’universo del possibile. È, accantonata convenzionalmente ogni implicazione pratica, una sorta di idea stessa della forma. Curva di corpo amato e di geometria, materia che sa d’organico e di sapere sorgivo della mano, la ciotola è intesa da Stropparo come il vrai lieu (giusto per evocare un altro poeta, Yves Bonnefoy) di tutti i suoi trascorrimenti visionari. Vi riflette della stessa sua configurazione formale primaria, la fa abitare dalle sue fantasticherie umorose in cui trovano luogo il gioco e l’esperimento fabrile, la volontà progettante e il puro estro dell’invenzione. E poi le dispone, in percorsi che a loro volta si fanno presenza modificante, articolazione di spazio”.
Enrico Stropparo
Nato a Tezze sul Brenta nel 1953, è stato allievo di Alessio Tasca a Nove e a Venezia di Alberto Viani.
Dopo le sperimentazioni sul “cotto” influenzate da Tasca inizia un originale lavoro su argille e refrattari impastati con ossidi e lavorati “ad intarsio”. Gli unici colori sono quelli delle stesse terre utilizzate. Quasi indagando i limiti della tecnica ceramica, Stropparo modula sulle lastre geometrie e citazioni, in chiave moderna, dei caratteri storici dell’architettura veneziana. L’apporto decorativo dei dettagli architettonici dell’antica tradizione veneziana – sensibile, per vocazione ambientale, al più tenue variare della luce – si traduce in opere che verranno sviluppate nella successiva serie, degli anni Novanta, dei pezzi unici dal forte carattere architettonico. Preziosismo tecnico e carica allusiva gli valgono il Premio Faenza nel 1989. Dopo un meditativo periodo di stasi creativa, Stropparo è tornato all’opera e le ciotole in mostra, dedicate a personaggi del Decamerone e, quindi, anche a Certaldo, sono tra i primi esempi dell’auspicata “rinascita” di un artista che ha saputo coniugare severe ricerche tecniche con dichiarate concessioni a tendenze artistiche di carattere dissacratorio e ludico.”