Si sta concludendo a Parigi rassegna “Le Western, en 25 films indispensables” organizzata dalla Cinémathèque Française. La decisione di una delle maggiori istituzioni culturali del mondo di dedicare una lunga e accurata retrospettiva al cinema western offre lo spunto per una riflessione più generale sull’andamento del mondo di oggi. Si può immaginare – forse come lo staff dell’istituzione francese – un filo sottile ma robusto tra il modo di pensare e di agire dell’America di oggi e lo spirito ruvido e sfrontato dei cappelloni del glorioso genere western.
“I” per Istinto
Nella civiltà della conoscenza, pensate di quante risorse disporrebbe il Presidente della maggiore potenza mondiale per prendere decisioni. Eppure apprendiamo che è l’istinto (gut) a guidare il leader dell’Occidente. Con una certa apprensione, gli è stato chiesto di spiegare il metodo delle sue decisioni. La risposta, lapidaria, è stata: “È l’istinto puro, più di ogni altra cosa. Non si traduce in parole, è un sentire, non un ragionare”. La teoria psicoanalitica ci spiega che l’istinto umano è diverso da quello animale, è un mosaico di pulsioni plasmate dall’esperienza e dalla socialità. Fortunatamente c’è sempre la scienza a darci di conforto.
“V” per Vendetta
Il governo americano ha preso di mira individui e organizzazioni avversi al movimento Maga, ricorrendo prevalentemente a strumenti extragiudiziali di immediata efficacia, quali gli ordini esecutivi presidenziali.
Il Presidente ha detto ai sostenitori: “Sarò il vostro guerriero, la vostra giustizia, e per chi ha subito torti, la vostra vendetta”. Recentemente, la ritorsione ha colpito importanti studi legali coinvolti in cause contro lui e il movimento. “Si stanno tutti sottomettendo e dicendo: ‘Signore, La ringrazio vivamente. Dove firmo? Dove firmo?’“, ha raccontato il comandante in capo. E si tratta dei maggiori studi legali del paese, come Paul Weiss di New York.
“R” per Rispetto
“In considerazione della mancanza di rispetto dimostrata dalla Cina nei confronti dei mercati mondiali, si dispone l’aumento dei dazi al 125%, con effetto immediato”, ha decretato il presidente mentre sospendeva gli altri. Nell’annunciare le numerose richieste di incontro pervenute da decine di paesi, il ministro del commercio ha affermato: “Le azioni intraprese dal Presidente ci stanno facendo ottenere adesso il rispetto che meritiamo”. Il vicepresidente, a sua volta, si è rivolto al Presidente dell’Ucraina, con queste parole: “Signor Presidente, con rispetto, penso che sia irrispettoso venire alla Casa Bianca e litigare davanti ai media americani”.
“S” per Sceriffo
Alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, alla presenza di numerosi capi di Stato e di tutti i leader europei, il vicepresidente degli Stati Uniti ha annunciato che a Washington le cose sono cambiate: “c’è un nuovo sceriffo in città”. La segretaria alla Sicurezza Interna, una ministra molto fotogenica e attiva sui social, ha pubblicato un breve video in cui appare a cavallo, con un cappello da cowboy, mentre pattuglia il confine con il Messico insieme ai ranger. Nel suo libro autobiografico No Going Back, per dare prova che la leadership richiede scelte difficili, ha scritto di aver sparato a Cricket, il suo pastore tedesco, perché indisciplinato. Lo stesso destino è toccato a una capretta.
“K” per Kiss my ass
Nella sala da ballo, scenario di un ultimo tango a Parigi, Marlon Brando, figura che pare emergere da un western crepuscolare, all’intimazione di andarsene abbassa i pantaloni e mostra il sedere, come a dire “Kiss my ass”. È questa l’espressione usata dal Presidente americano per descrivere il corteggiamento che ha ricevuto da 75 capi di Stato. Ma “Kiss my ass”, nel suo significato più autentico, richiama proprio il gesto di Brando. È un modo di dire oltraggioso, utilizzato per deridere e respingere con veemenza e volgarità e anche per manifestare dissenso radicale, rifiuto, disprezzo o sfida. Speriamo il “baciami” non sia a un “American Bad Ass”.
“W” come Western
Che si consideri il Far West selvaggio e violento, come fa Cormac McCarthy, o una grande esperienza libertaria, come Guglielmo Piombini, è innegabile che “I”, “V”, “R”. “S” e “K” siano i cardini del genere western. Prendiamo l’istinto: nel western, l’istinto guida le decisioni di cowboy, sceriffi, fuorilegge. Il West è un ambiente ostile, dove le regole condivise sono deboli, arbitrarie. Più di ogni altra cosa è l’istinto (gut) la bussola dell’azione. Il prepotente ritorno dell’immaginario western nel panorama contemporaneo invita a riscoprire questo genere, non solo per il suo valore intrinseco, ma come una chiave di lettura, tra le molte, per interpretare il presente.
10 Western per iniziare
A tal fine, proponiamo una selezione di dieci film, tra i 25 della rassegna della Cinémathèque, scelti per la loro popolarità, qualità e rilevanza, pur consapevoli della vastità del genere. Essi, però, sono un buon punto di partenza. In coda segnaliamo quattro titoli che offrono una visione alternativa del Far West. Tale punto di vista, tuttavia, non trova consenso presso coloro che attualmente cercano di controllare la narrazione globale. Le schede dei dieci film proposti sono state elaborate a partire dal materiale curato dallo staff della Cinémathèque. Le schede relative ai quattro film dell’“altro western”, invece, sono state realizzate ex novo.
I dieci western necessari:
DJANGO UNCHAINED
Stati Uniti/2012/165 min.
sceneggiatura e regia di Quentin Tarantino
con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington, Samuel L. Jackson
2 Oscar (Miglior attore non protagonista a Christoph Waltz e Miglior sceneggiatura originale), 2 Golden Globe, 2 BAFTA
Netflix, Prime Video, NOW
Il disperato tentativo di uno schiavo liberato di salvare la moglie dalle grinfie di un crudele proprietario terriero del Sud dell’America. Con energia contagiosa, Tarantino realizza il suo sogno di uno spaghetti western all’italiana, mescolando critica sociale e riscrittura della storia. Un viaggio catartico con scene d’azione spettacolari e attori in stato di grazia. DiCaprio si ferì durante le riprese, ma continuò a recitare.
C’ERA UNA VOLTA IL WEST (Once Upon a Time in the West)
Italia-Stati Uniti/1968/175 min.
regia di Sergio Leone
sceneggiatura di Sergio Leone, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Sergio Donati
con Henry Fonda, Charles Bronson, Claudia Cardinale, Jason Robards
Disney+, Prime Video, Apple TV
Al tramonto del West, Leone reinventa il western con un affresco visivo dalla struttura operistica, mostrando il crepuscolo dei miti americani. Con la memorabile musica di Morricone, racconta un mondo in profonda transizione, dove la natura deve arretrare per cedere il passo al progresso. Un capolavoro senza tempo, in cui Fonda, indossa lenti azzurro ghiaccio per scolpire uno sguardo di agghiacciante malvagità.
I MAGNIFICI SETTE (The Magnificent Seven)
Stati Uniti/1960/128 min.
regia di John Sturges
sceneggiatura di William Roberts, basato su “I sette samurai” di Akira Kurosawa
con Yul Brynner, Steve McQueen, Charles Bronson, Robert Vaughn, James Coburn, Eli Wallach
Prime Video, Rakuten TV, Apple TV
I contadini di un remoto villaggio messicano, piagato dalle scorrerie di una banda di fuorilegge, ingaggiano un manipolo di mercenari per difendersi. In un omaggio a Kurosawa, Sturges trasla l’epica dei “Sette Samurai” nel contesto del West americano. Tra sparatorie e momenti di intensa emozione, il film alterna azione spettacolare, tensione drammatica e introspezione, intrecciando l’avventura con i temi dell’onore e dello spirito di squadra.
RIO BRAVO
Stati Uniti/1959/141 min.
regia di Howard Hawks
sceneggiatura di Jules Furthman, Leigh Brackett
con John Wayne, Dean Martin, Ricky Nelson, Angie Dickinson, Walter Brennan
Prime Video, Apple TV, TimVision
“Rio Bravo”, lezione di stoicismo, ha influenzato il genere western successivo. Carpenter, con “Assalto alla stazione di polizia”, ne è un esempio. Tensione e umorismo si fondono nel film, vertice del genere. Hawks, consapevole dell’influenza televisiva sul pubblico, introduce cantanti nel cast. Un classico, dove il montaggio di “John T. Chance” ne rafforza la rilevanza. Il film nacque come risposta a “Mezzogiorno di fuoco”, che Hawks detestava.
GLI SPIETATI (Unforgiven)
Stati Uniti/1992/131 min.
regia di Clint Eastwood
sceneggiatura di David Webb Peoples
con Clint Eastwood, Gene Hackman, Morgan Freeman, Richard Harris
4 Oscar (Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista a Gene Hackman, Miglior montaggio), 2 Golden Globe, 4 BAFTA
Netflix, Prime Video, NOW
Eastwood, con un premiatissimo anti-western, scrive l’addio al mito dell’Ovest. Il film, violento e metafisico, ritrae eroi stanchi e divorati dai rimpianti. Lungi dall’idealizzare il genere, il regista tinge la scena di malinconia e feticismo. Un’opera che riflette sulla violenza e sul riscatto, condensando la decadenza di un’epoca in immagini crude e potenti. Eastwood, per avere l’età giusta per la parte, attese otto anni prima di proporre la sceneggiatura.
IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA (Shane)
Stati Uniti/1953/118 min.
regia di George Stevens
sceneggiatura di A.B. Guthrie Jr., Jack Sher, basato sul romanzo di Jack Schaefer
con Alan Ladd, Jean Arthur, Van Heflin, Brandon De Wilde, Jack Palance
1 Oscar (Miglior fotografia a colori), 5 nomination
Prime Video, Rakuten TV
Tra i maestosi paesaggi del Wyoming, Stevens affresca la difficile vita dei pionieri e i loro dilemmi morali. Ispirazione sia per Clint Eastwood che per Peter Weir, “Il cavaliere della valle solitaria” svela la duplicità dell’Ovest: splendido e letale al contempo. Ladd, disilluso e intenso, ne impersona l’essenza esaltata nella struggente scena finale. Dove sta andando Shane? Perché non si ferma? Perché deve andare, come il Sal Paradise di Kerouac.
QUEL TRENO PER YUMA (3:10 to Yuma)
Stati Uniti/1957/92 min.
regia di Delmer Daves
sceneggiatura di Halsted Welles, basato sul racconto di Elmore Leonard
con Glenn Ford, Van Heflin, Felicia Farr
Netflix, Prime Video
“Ultimo treno per Yuma” dipinge uno duello psicologico e fisico tra Wade, Glenn Ford, fuorilegge carismatico, e Evans, Van Heflin, perdente reietto che ha il compito di scortarlo in carcere a Yuma. Dalle pianure dell’Arizona fino alla clausura di una stanza, Daves costruisce un crescendo psicologico di grande intensità. Il bianco e nero esalta l’aspetto noir e porta il centro della narrazione sul duello di volontà tra due anime agli antipodi.
MEZZOGIORNO DI FUOCO (High Noon)
Stati Uniti/1952/85 min.
regia di Fred Zinnemann
sceneggiatura di Carl Foreman
con Gary Cooper, Grace Kelly, Lloyd Bridges, Katy Jurado
4 Oscar (Miglior attore a Gary Cooper, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora, Miglior canzone), 4 Golden Globe
Chili, Prime Video, Apple TV
Nel momento di lasciare l’incarico, uno sceriffo (Gary Cooper) scopre che un criminale lo sta cercando per vendicarsi. In tempo reale, Zinnemann filma l’isolamento dell’uomo, condannando la viltà della comunità che lo abbandona al proprio destino. Una parabola su Hollywood e il maccartismo, dove la ripresa in tempo reale amplifica l’angoscia di un uomo abbandonato. La critica al maccartismo costò la carriera a Carl Foreman.
OMBRE ROSSE (Stagecoach)
Stati Uniti/1939/96 min.
regia di John Ford
sceneggiatura di Dudley Nichols
con John Wayne, Claire Trevor, Andy Devine, John Carradine, Thomas Mitchell
2 Oscar (Miglior attore non protagonista a Thomas Mitchell, Miglior colonna sonora)
RaiPlay, Chili, Prime Video
Una diligenza si addentra nel cuore del territorio Apache. Trasporta un’umanità variegata: una prostituta, un medico alcolista, un banchiere corrotto, un fuggitivo assetato di vendetta e altri reietti della società. “Ombre rosse” è una pietra miliare del genere Western e lancia definitivamente John Wayne. Il grandioso paesaggio della Monument Valley attraversato dalla diligenza diviene una metafora: il pericolo disvela la natura umana, infrangendo le convenzioni.
VERA CRUZ
Stati Uniti/1954/94 min.
regia di Robert Aldrich
sceneggiatura di Roland Kibbee, James R. Webb
con Gary Cooper, Burt Lancaster, Denise Darcel, Cesar Romero, Ernest Borgnine
Prime Video, Infinity+, Apple TV
Con “Vera Cruz”, Aldrich anticipa l’oscurità e il cinismo del western all’italiana, proponendo un’avventura nichilista e anti-eroica, che sarà fonte d’ispirazione per Sergio Leone. La narrazione cruda e violenta offre una visione pessimistica dell’animo umano, delineando personaggi ambigui e spavaldi. Il ghigno beffardo di Lancaster, che interpreta il mercenario Joe Erin, ha lasciato un’impronta indelebile su generazioni di attori, inclusa quella di Nicholson.
Il duello finale di “Vera Cruz” con il sorriso beffardo e contagioso (per Jack Nicholson) di Burt Lancaster. Una scena che ha anche ispirato Jean-Luc Godard nel sigillare il suo “Fino all’ultimo respiro”.
L’altro western
UN UOMO CHIAMATO CAVALLO (A Man Called Horse)
USA, Messico/1970/114 min.
regia di Elliot Silverstein
sceneggiatura di Jack DeWitt (dal racconto di Dorothy M. Johnson)
con Richard Harris, Judith Anderson, Jean Gascon, Manu Tupou, Corinna Tsopei
Prime Video (a noleggio)
Un uomo chiamato Cavallo” narra la metamorfosi di un aristocratico inglese catturato dai Sioux. Attraverso sofferenza e rituali iniziatici, egli diventa figura centrale nella tribù. L’opera colpisce per l’approccio crudo e antropologico alla cultura nativa. Il regista abbandona gli stereotipi consolidati, proponendo uno sguardo più veritiero e rispettoso sulla vita Sioux. Gran parte dei dialoghi sono in lingua Lakota, testimonianza di rispetto e ricerca di autenticità.
PICCOLO GRANDE UOMO (Little Big Man)
USA/1970/147 minuti
regia di Arthur Penn
sceneggiatura di Calder Willingham (dal romanzo di Thomas Berger)
con Dustin Hoffman, Faye Dunaway, Chief Dan George, Martin Balsam, Richard Mulligan
Chief Dan George candidato all’Oscar come Miglior attore non protagonista
Prime Video
“Piccolo Grande Uomo” è un film che decostruisce le strutture ideologiche del western classico. La storia di Jack Crabb, rapito da bambino dai Cheyenne dopo un’incursione nel suo villaggio, è un viaggio attraverso la cultura Cheyenne e la violenza della frontiera. Arthur Penn tratta temi di identità e razzismo con un tono satirico e amaro. Il film fu girato in Montana, con comparse di veri nativi americani. Grande interpretazione di Dustin Hoffman.
SOLDATO BLU (Soldier Blue)
USA/1970/112 minuti
regia di Ralph Nelson
sceneggiatura di John Gay
con Candice Bergen, Peter Strauss, Donald Pleasence, John Anderson
Prime Video
“Soldato blu” è il film che più di tutti ribalta la narrazione dominante. Racconta il viaggio di un soldato ingenuo e di una donna ex-prigioniera dei Cheyenne. Nel tragitto verso Fort Reunion, il soldato prende coscienza della brutalità dell’esercito americano che culmina nell’atroce massacro dei Cheyenne a Sand Creek che non risparmia neppure i bambini. Il film introduce in modo diretto il controverso tema del genocidio dei nativi americani.
BALLA COI LUPI (Dances with Wolves)
USA/1990/181 minuti (versione estesa: 236 minuti)
regia di Kevin Costner
sceneggiatura di Michael Blake (dal suo stesso romanzo)
con Kevin Costner, Mary McDonnell, Graham Greene, Rodney A. Grant, Floyd Red Crow Westerman
7 Oscar (tra cui Miglior film e Miglior regia), 3 Golden Globe
Netflix, Prime Video, Apple TV
Un tenente dell’Unione, John Dunbar, è assegnato a un avamposto di frontiera abbandonato come il tenente Dongo nel romanzo di Buzzati. Gradualmente stringe un rapporto con i Sioux con i quali trova una nuova identità come “Balla coi lupi”. Il suo legame con i nativi lo porta a scegliere tra due mondi in conflitto. Indimenticabile la scena della prateria con centinaia di bisonti uccisi e scuoiati dai cacciatori bianchi per prendere le pelli.