Un crollo del Pil del 2,4%, un milione e mezzo di disoccupati in più nel 2013, un’industria manifatturiera che risente della crisi come di una guerra. Questo il desolante quadro sull’Italia tracciato oggi dal Centro studi Confindustria. L’Italia “è dentro l’abisso” e la ripresa economica appare più lontana del previsto. “Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto”, ha dichiarato il CsC, “a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l’industria manifatturiera e le giovani generazioni. Quelle da cui dipende il futuro del Paese”.
PIL – Peggiorano le attese del CsC sulla crescita dell’economia italiana. Infatti il Centro studi stila una flessione del Pil del 2,4% nel 2012, contro il -1,6% atteso precedentemente. Nel 2013 la discesa si farà meno ripida ma sempre peggiore di quanto stimato in precedenza: – 0,3% contro il +0,6%.
DISOCCUPAZIONE – Il 2013 si chiuderà con quasi un milione e mezzo (1 milione e 482mila) occupati in meno rispetto a inizio 2008 (-5,9%).La disoccupazione “prosegue la corsa osservata negli ultimi mesi”. Quest’anno il tasso di disoccupazione arriverà al 10,4%, nel 2013 all’11,8%, toccando il massimo nel quarto trimestre del 2013 al 12,4% – senza contare i lavoratori in Cassa di integrazione.
INFLAZIONE E CONSUMI – L’inflazione continua a lievitare mentre i consumi crollano in caduta libera. Secondo gli economisti di Confindustria nel 2012 l’inflazione aumenterà al 3,1% per poi scendere al 2,6% nel 2013. Mentre le famiglie, alle prese con il “calo passato e atteso del reddito disponibile”, riducono drasticamente le loro spese: i consumi crollano del 2,8% quest’anno e dello 0,8% nel 2013 (molto più giù delle stime di dicembre: -1% e +0,4%).
PRESSIONE FISCALE E SPENDING REVIEW – Il CsC avverte che se dovesse scattare l’aumento dell’Iva a ottobre la pressione fiscale schizzerebbe alle stelle. Se si dovesse verificare nel 2013 “la pressione fiscale apparente salirà al 45,4% del Pil; quella effettiva, che tiene conto del sommerso, giungerà al 54,6%”. Gli effetti della sostituzione dell’aumento dell’Iva con i risparmi ottenuti dalla spending review avranno però effetti postivi: il CsC stima infatti che il Pil nel 2013 risulterebbe dello 0,24% più elevato, i consumi dello 0,67% e gli investimenti dello 0,51%, con 27mila occupati in più.
DEBITO PUBBLICO E DEFICIT – Il CsC conferma le parole del premier Mario Monti, dichiarando che i conti pubblici italiani “migliorano vistosamente”. Tuttavia la maggiore flessione del Pil “inevitabilmente allontana il pareggio”. Nel 2013 il CsC stima un rapporto indebitamento netto/Pil dell’1,6%. Il saldo primario comunque arriverà al 4,3% del Pil nel 2013, “valore con pochi eguali nell’Eurozona e nel mondo avanzato”. Tuttavia dal 2013 il debito pubblico si stabilizzerà in rapporto al Pil su livelli molto più alti di quelli previsti a dicembre dagli economisti di Confindustria: 125,8% rispetto a 121,3%.
SOLUZIONI DALL’ITALIA… – Per riportare il Paese su “un alto sentiero di sviluppo”, bisogna liberarlo dal “piombo della burocrazia” che è un “macigno” per le imprese italiane con costi amministrativi che “pesano per più di 26 miliardi l’anno”. Secondo le stime del CsC, una diminuzione dell’1% dell’inefficienza della pubblica amministrazione è associata a un incremento dello 0,9% del livello del Pil pro-capite e di 0,2 punti percentuali della quota dei dipendenti in imprese a partecipazione estera sul totale dell’occupazione privata non-agricola. L’inefficienza della Pubblica amministrazione “pervade ogni ambito sociale ed economico” e questo costituisce “un grave ostacolo al benessere dei cittadini e allo sviluppo delle imprese, scoraggia gli investimenti, italiani e dall’estero, pone l’Italia agli ultimi posti in quasi ogni graduatoria internazionale di competitività e allontana i talenti”. La burocrazia rappresenta
… E DAL CONSIGLIO UE – L’esito del Consiglio europeo di oggi e domani “è cruciale” per il destino dell’Unione europea. Il CsC invoca “misure per fermare e invertire la disunione creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo di correzione dei conti pubblici. Servono celeri azioni concrete per estirpare gli embrioni di disgregazione monetaria che si sono già materializzati attraverso la segmentazione dei sistemi bancari e l’enorme dislivello dei tassi di interesse”.
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Allegati: Scenari economici_CSC_0612.pdf